I russi dicono di aver ripreso Bakhmut. Gli ucraini dicono che la stanno ancora difendendo. La guerra è anche una guerra di informazione. E la cosa più importante nell’informazione di guerra non è servire la verità ma usare una verità – la propria – per aggredire gli altri. La guerra è un evento globale e inclusivo che fa diventare tutto guerresco: la religione, la cultura, lo sport… tutto.
L’informazione di popoli che sono in guerra tra loro, come la pace per il barone con Clausewitz, non è che la continuazione della guerra con altri mezzi.
La celebre frase di Martin Luther King, «I have a dream» («Ho un sogno») riscritta da Totò Cuffaro, protagonista di una gaffe imperdibile (e imperdonabile) durante una intervista ad una tv locale siciliana, Tv Europa. L’ex presidente della Regione Sicilia ha detto testualmente «I am a drink» (Io sono un drink).
Cuffaro ha cercato poi di giustificare la gaffe sostenendo che: «Altre 70 volte ho sempre pronunciato la frase giusta, ma ho avuto un lapsus pensando alla qualità del drink che avevo bevuto poco prima».
Nel nostro piccolo vorremmo cercare di capire il perché della gaffe. “La botte dà il vino che ha”, dice il proverbio. E Cuffaro se ne intende più di drink che di dream. I giornalisti di Tv Europa avrebbero dovuto saperlo.
Ancora il proverbio: “Nelle botti piccole sta il vino buono”. Non mi risultano le dimensioni di Totò Cuffaro, ma, così a occhio e croce, non è una botte piccola e quindi anche la qualità del vino ne risente.
Insomma, la gaffe era irrimediabilmente da prevedere e quindi, essendo capitata, è necessariamente da perdonare. Alla salute.
Il finanziere e trafficante di minorenni Jeffrey Epstein, ricattò il suo «amico» Bill Gates, il fondatore di Microsoft, con una email inviata nel 2017, due anni prima di morire impiccato in carcere, chiedendogli soldi e minacciando di rivelare la sua relazione con Mila Antonova, una ventenne russa trapiantata in California che Gates aveva incontrato a un torneo di bridge nel 2010.
Ci risparmiamo sviluppi e dettagli della vicenda. Che però ci rende singolarmente pensosi. Shakespeare aveva fatto scrivere sul frontone del suo Globe Theatre la frase celebre: Totus mundus agit histrionem: il mondo intero fa l’attore. E Balzac aveva scritto quattro romanzi radunati poi sotto il titolo cumulativo di “splendori e miserie delle cortigiane”. Per Shakespeare, dunque, il teatro rappresenta il mondo e il mondo è un immenso teatro. In modo analogo il mondo è una corte immensa, i cortigiani innumerevoli e gli splendori dei loro vestiti e delle loro ricchezze sono immensi come le loro miserie.
Semmai ci dobbiamo lamentare di non disporre di un Balzac moderno che ci racconti le miserie del XXI secolo, come Balzac sapeva raccontare quelle di due secoli fa.