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Medici, insegnanti, preti alla ricerca dei ruoli perduti

Insegnanti e medici oggetto di aggressioni violente.
La società non riconosce più il ruolo di professioni di riferimento.
La cosa riguarda, a maggior ragione ma in modo diverso, i preti

Ruoli sbiaditi e che non dicono più nulla

Qualche giorno fa abbiamo letto nei giornali questo titolo: “Si è persa la riconoscibilità sociale delle professioni”. Titolo, giornalisticamente, piuttosto contorto. Ma è un virgolettato e dice chiaramente il problema.

Si commentano le molte aggressioni di cui sono oggetto i medici e il personale degli ospedali e si mettono in rapporto queste violenze con quelle che avvengono verso altre categorie sociali, gli insegnati della scuola, ad esempio.

La ragione, una delle ragioni, è, appunto la perdita della “riconoscibilità sociale delle professioni”. Le professioni hanno perso il loro peso sociale, i loro ruoli sono sbiaditi: trionfa una grande, generalizzata omologazione e tutti si sentono in dovere di giudicare tutti. Quello che uno ha letto su internet vale più di quello che dice il proprio medico e i genitori si sentono autorizzati a contestare i giudizi degli insegnanti dei loro figli e i voti che gli stessi insegnanti hanno dato in occasione dell’ultima verifica.

Il ruolo del prete è perduto. Ma nessuno lo aggredisce

Mi sono chiesto, per via della mia solita e inevitabile deformazione professionale, se anche la “professione” (ovviamente tra virgolette) del prete cade sotto questa deriva. Ci si può – forse ci si deve – chiedere se anche il rilievo sociale del prete e la sua riconoscibilità sociale sono in discussione. E mi pare inevitabile la risposta: certo che sì. La scristianizzazione ha fatto sgretolare il piedestallo sul quale il prete era stato collocato e lo ha riportato a terra. 

Ma c’è un particolare decisivo: non risulta che i preti vengano aggrediti. La gente non punisce i preti inadempienti o colpevoli. Qualcuno, forse, potrebbe essere portato a pensare che, nei riguardi dei preti, resiste una certa forma di deferenza, per cui ci si sente autorizzati a dare dell’ignorante a un insegnante che ha sanzionato il proprio figlio, non ci si sente autorizzati a dare dell’ignorante a un prete che fa fatto un’omelia da strapazzo e tanto meno di prenderlo a cazzotti. Ma non mi pare sia questa la direzione giusta.

Il motivo, almeno il motivo principale, è molto diverso. Un qualsiasi cittadino italiano deve fare i conti con i medici, per il semplice motivo che si ammala e deve fare i conti con gli insegnanti per il semplice motivo che deve mandare i propri figli a scuola.

Verso il prete, invece, non esiste nessun tipo di obbligo. Il normale membro di questa società fa i conti con il prete solo se lo decide. Se non lo decide non intesse con lui nessun tipo di rapporto. In altre parole: non è necessario aggredire il prete che non sa fare il proprio dovere. Esiste una strada molto più facile e più facilmente percorribile: ignorarlo. Ed è quello che la stragrande maggioranza fa.

Quindi, se si deve riassumere la situazione con una battuta, si deve dire che le mancate aggressioni verso il prete non sono segno di una maggiore deferenza verso di lui, ma di una maggiore dimenticanza.

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