Elezione del Presidente e situazione politica

Dotti/La speranza. Il valore della fragilità
Novembre 28, 2021
La forma attuale della catechesi non va
Novembre 30, 2021
Mattarella non vuole essere rieletto. Grandi discussioni su chi eleggere al suo posto.
I grossi partiti vorrebbero andare alle elezioni.
Sullo sfondo, la Costituzione più bella del mondo. Che si potrebbe anche modificare

Il 2 febbraio 2022 scade il mandato di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Da mesi si discute tra i partiti sulla questione. All’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica seguono infatti, automaticamente, le dimissioni del Presidente del Consiglio in carica. Se il nuovo Presidente non le respingesse, si riuscirebbe a formare un nuovo governo o si andrebbe a nuove elezioni?

PD, Lega, M5S, FI vorrebbero andare alle elezioni. Per motivi diversi

La tentazione dei partiti maggiori è di andare a nuove elezioni: Letta vuole levarsi di torno i parlamentari di Renzi; Conte vuole un gruppo parlamentare controllabile da lui medesimo; Salvini si immagina nuovo Presidente del Consiglio; la Meloni idem. Poiché, tuttavia, Draghi sta governando bene e perciò ha acquisito grande popolarità in Italia e notevole prestigio sul piano internazionale, una via elegante per licenziare Draghi, senza perderlo del tutto, è quella di eleggerlo Presidente della Repubblica.

Da quello scranno lui può scegliere il nuovo Presidente del Consiglio. Si configurerebbe così una sorta di semi-presidenzialismo de facto, sul modello francese, che la nostra Costituzione ha già consentito di praticare: Dini, Ciampi, Monti, Draghi sono stati nominati dai Presidenti della Repubblica, in accordo con una larga maggioranza dei partiti. E’ questa la proposta fatta dal Ministro della Lega Giorgetti. Avremmo così, anche noi, il nostro Draghi-De Gaulle.

Mattarella non vuole essere rieletto

Apriti cielo! Schiere di costituzionalisti e di opinionisti si sono schierati a falange, a difesa della “Costituzione più bella del mondo”. In realtà, l’unico modo per garantire la continuità dell’azione di governo di Draghi è che anche Mattarella resti al suo posto per un secondo mandato. E’ già accaduto con Napolitano. Sergio Mattarella ribadisce che non intende fare il Presidente una seconda volta. Non vuole candidarsi né, d’altronde, potrebbe farlo. Nessuno si candida a Presidente.

Potrebbe accettare solo in condizioni molto simili a quelle in cui fu eletto Giorgio Napolitano. Il PD, il PdL, la Lega Nord, Scelta Civica e l’UdC, dopo aver bruciato più di un candidato – il più illustre fu Prodi – implorarono Napolitano di accettare una seconda investitura, che fu eletto il 20 aprile del 2013. Mattarella potrebbe non sottrarsi ad una richiesta unanime per il bene del Paese. Che il bene del Paese, ancora immerso nell’emergenza Covid e nell’emergenza PNRR – quest’ultima richiede riforme rapide, rispetto delle scadenze e efficienza/efficacia delle decisioni – richieda una permanenza del tandem Mattarella-Draghi è fuori dubbio. Ma se i partiti, a due mesi dalla scadenza del mandato perseguono, ciascuno, calcoli egoistici e privati, Mattarella se ne sta giustamente alla larga.

Il semipresidenzialismo non è una dittatura

Resta una domanda: davvero il semipresidenzialismo, passando dal de facto al de jure  sarebbe il prodromo di una dittatura? L’esperienza francese non pare confermare tale deriva. A tal punto che la Commissione bicamerale del 1997-98, presieduta da Massimo D’Alema, era approdata proprio alla proposta di modello francese. Al cittadino che si reca alle urne sono consegnate due schede. Con una sceglie – con un sistema elettorale maggioritario a due turni, con soglia di sbarramento al 12,5% – il Presidente della Repubblica. Con la seconda, quindici giorni dopo l’elezione del Presidente, sceglie – sempre con lo stesso sistema elettorale – il proprio rappresentante all’Assemblea nazionale. A quel punto, il Presidente della Repubblica nomina un Capo del governo, che deve andare a cercarsi il consenso nell’Assemblea nazionale. Se lo perde, il Presidente ne nomina un altro.

I vantaggi sono almeno due: a) il cittadino sceglie direttamente il proprio candidato; b) il sistema di governo (Presidente+Capo del Governo) resta stabile per cinque anni, quali che siano i mutamenti o i terremoti del sistema politico-partitico.

La Costituzione italiana? Si può modificare, come si è tentato di fare più volte. Chi vi si oppone? I partiti. Perché temono di perdere potere a favore dei cittadini. E i cittadini? Se condividono gli orientamenti dei partiti, dovranno anche astenersi dalle lamentele qualunquistiche contro la politica. Evidentemente la vogliono così, loro per primi. Si meritano esattamente ciò che vogliono.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.