La Marcia della pace Perugia-Assisi. Memoria e impegno

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La Marcia della Pace Perugia-Assisi di quest’anno ha celebrato il suo sessantesimo anniversario. Gli anniversari hanno senso se sanno coniugare il ricordo con un rinnovato da farsi: memoria e impegno. Francesco Breviario, referente provinciale di LiBERA per Bergamo. vi ha preso parte

La Marcia della pace Perugia-Assisi. Memoria e impegno: questo ha voluto essere, in sintesi il fatto di cui si è ampiamente parlato nei giorni scorsi. Se questi eventi evocatori sono soltanto memoria, diventano nostalgia di una cosa accaduta. Il rischio che ne segue è di riporli poi nello scaffale dei sentimenti, anche positivi, ma che non sanno generare azioni per il futuro.

Non soltanto memoria

La Marcia della Pace, Assisi 10 ottobre 2021

Le premesse, l’impegno, le riflessioni e anche le provocazioni, e infine il camminare della Marcia PerugiaAssisi, sessant’anni dopo quella voluta da Aldo Capitini nel 1961, mi è sembrato che non abbiano voluto andare nella direzione del solo sentimento.

Sono state chiare la volontà di iniziare a gettare le basi per un autentico rilancio dell’impegno per la pace. Insieme le tante realtà presenti hanno manifestato l’intenzione di non fermarsi più all’indignazione, ma di pretendere  scelte concrete per favorire la fine dei numerosi conflitti. La scommessa, infatti, è salvare vite umane in pericolo, diminuire le diseguaglianze. E insieme, continuare a diffondere una cultura di rispetto dei diritti, soprattutto nelle scuole e nelle università.

Il racconto delle guerre ancora in atto

E’ stato molto interessante il convegno di venerdì 8 ottobre, in preparazione alla Marcia. Il titolo era: “Maratona contro le guerre”. Abbiamo ascoltato un delicato e appassionato racconto di esperienze vive di conflitti in atto ora, nel 2021. Abbiamo toccato con mano come sia facile dimenticare e persino tollerare tante guerre. I nostri mezzi di comunicazione ne parlano spesso soltanto per pochi giorni.

Sono intervenuti, tra gli altri: Barbara Schiavulli, giornalista in collegamento da Kabul; Elisa Signori, mamma di Andy Rocchelli, fotoreporter ucciso in Ucraina; Andrea De Domenico, in collegamento da Gaza. Ha parlato anche p. Renato Kizito Sesana fondatore della comunità di Koinonia a Nairobi… Difficile non auspicare per tutti, ma in particolare per chi vuole agire per la pace, uno sguardo più vigile, cosciente e consapevole.

Il seminario di sabato 9 ottobre, dal titolo: “Cura è il nuovo nome della pace”, ha messo a tema la vera scommessa futura: questa pratica della cura è tale solo se riusciamo ad imparare a metterla in atto.

Da ricordare anche, tra gli altri, gli interventi di Aluisi Tosolini, dirigente scolastico coordinatore della Rete nazionale delle scuole di pace e di Elena Rubatto medico di medicina generale reparto Covid19. Abbiamo ascoltato le testimonianze di Andrea Ferrari presidente del Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace ed i diritti uman. Ha parlato anche Cecilia Strada, che ha partecipato ad una missione di salvataggio di migranti in mare e responsabile comunicazione ResQ…

L’etica della cura

La Marcia della pace, arrivo ad Assisi

Da loro abbiamo appreso, come scrive Manicardi (priore di Bose), che “un’etica della cura è l’antidoto al disvalore dell’indifferenza e la messa in pratica del principio responsabilità”.

Domenica 10 ottobre, la fatica del cammino ha rafforzato l’idea che essere ed avere compagni di viaggio è sicuramente più proficuo che muoversi da soli. Ci siamo convinto che anche i soggetti sociali, con le proprie specificità, devono con fantasia scovare ogni occasione e proposta che crei mentalità, cultura e azioni di cura.

Ha ancora senso, quindi, dopo tanti anni, manifestare per la pace? Sicuramente sì. Siamo convinti che, come ha detto don Ciotti, fondatore di Libera, è indispensabile mantenere vivo il “conflitto del cuore”, che ci deve scuotere dal torpore del menefreghismo, per navigare nel mare aperto del “mi interessa”. I CARE.

 

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