Premetto di non essere una biblista anche se spesso mi faccio un po’ di lectio leggendo vari commenti alle pagine bibliche del giorno. Non ho neanche letto tutto il ponderosissimo volume, ma credo che non sia un libro da “leggere”: penso possa aiutarmi nel mio piccolo lavoro di studio delle letture, insieme ad altri commenti che sono solita consultare.
Ho letto invece, con molto piacere, il testo di Michela Murgia God save the Queer, dove, da donna intelligente e colta quale è stata, dedica alcuni bellissimi capitoli alla icona della Trinità di Rublev .
Cosa vuol dire QUEER? Cito direttamente dal libro: “Gesù è un Messia queer nel vero senso della parola, cioè eccentrico, insolito, anche di traverso, diagonale rispetto alle linee rette tracciate dalla società teocratica in cui vive”. Come darle torto?
Guardando la celebre icona di Rublev viene da pensare a un circolo d’amore cui siamo tutti invitati
E anche il Dio della Bibbia è queer, rispetto a Baal, Zeus o Enlil: ama totalmente gli esseri umani, è un Dio trinitario, padre ma anche madre, opera attraverso un terzo, cioè lo Spirito Santo, trascende tutte le categorie, e spiazza fedeli e interlocutori.
Se guardo l’icona di Rublev, con quei tre personaggi vestiti ciascuno di splendidi colori diversi, con complicate e raffinate acconciature, con bellissime mani lunghe e affusolate, oltre ai loro sguardi che mi fanno pensare ad un circolo d’amore a cui sono invitata anch’io… sono uomini o donne potrei chiedermi?
E’ chiaro che la Murgia e la Bibbia Queer, che è scritta da protestanti, almeno 50 anni avanti a noi nell’esegesi biblica, portano avanti una interpretazione femminile o femminista della Bibbia.
Non solo è abbondantemente ora che la Chiesa Cattolica si svegli, che non cerchi di tacitare le donne inventandosi “il genio femminile”, che accetti di collaborare ad una visione completa dell’essere umano che è tanto maschio quanto femmina; aiuterebbe anche ad educare i maschi a sentire le donne pari a loro e certamente contribuirebbe a fermare i femminicidi.
E per tornare alla Trinità: un vecchio barbuto stile filosofo greco, un giovane biondo con gli occhi azzurri e il fisico prestante, una colomba grassoccia da cui escono raggi laser dovrebbero ispirare i fedeli di più di quella meravigliosa icona? Meravigliosa e queer.
Nonostante forzature o esagerazioni, si offre un invito a dialogare
Poi in tanti punti del tomo edito dai Dehoniani ci sono, a mio avviso, forzature o esagerazioni, commenti che denunciano idee e caratteri diversi nell’approccio e nel pensiero degli autori, ma io penso che sia un invito a confrontarsi, a dialogare, a pensare. Si è fatta tanta strada dai tempi del benemerito cardinale Bellarmino! E con buona pace di S. Tommaso, Dio non assomiglia più per nulla al dio di Aristotele.
Allora perché dire che la casa editrice dehoniana ha pubblicato la Bibbia Queer perché stava fallendo e che si è venduta alle oscenità sessuali di moda?
A parte che gli omosessuali o i trans o le lesbiche hanno tutti/e il diritto di essere cristiani, amati da Dio e forse nel Regno dei Cieli passeranno avanti a certi vescovi, ma comunque non si tratta di offendersi a vicenda chiamando “satana” il povero Gianluca Montaldi, perché mi sembra che il salmo 61 sia abbastanza chiaro: “Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: la forza appartiene a Dio, a te, Signore, l’amore”.