Berlusconi. Riflessioni a funerale concluso

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Anche la vicenda di Berlusconi ha confermato alcune difficili verità. Una soprattutto: la paura della morte. E’ stata rigorosamente occultata la salma di Berlusconi. E perfino la bara: non c’è stata camera ardente.

La paura della morte

La morte fa paura e quindi non se ne parla. E’ un luogo comune notissimo ma che si ripresenta sempre, puntualmente. Soprattutto si ripresenta in maniera ancora più chiara in occasione della morte di personaggi conosciuti. Nel caso di Berlusconi l’occultamento della morte è stato quasi totale.

Subito dopo la notizia del decesso, è stato intervistato Renato Schifani, uno dei collaboratori storici di Silvio Berlusconi. Berlusconi non è morto, ha detto Schifani, la sua anima, le sue idee vivono tra noi. Non si è vista nessuna foto della salma dell’ex premier. Ma non si è visto neppure la bara. La camera ardente non è stata allestita, come era stato annunciato in un primo momento, in una sede aperta al pubblico, ma nella villa di Arcore ed è stata ripetutamente definita come “privata”. Sono stati ammessi soltanto familiari e stretti amici e conoscenti. La bara è apparsa in pubblico solo per il rito funebre.

Quando muore un Papa la salma è al centro di tutti i riti. Ad Arcore perfino la bara è stata accuratamente nascosta

Sul sito del Corriere è apparsa, poco dopo la notizia della morte, una notizia: “Il feretro di Berlusconi arriva ad Arcore: gli applausi della folla”. Ma la foto e il filmato mostrano una macchina che varca il cancello della villa di Arcore. Non si vede che cosa ci sia nella macchina. Dal sito di Repubblica una notizia della prima ora: “La grande macchina dei funerali: capi di Stato, bara esposta per pochi minuti…”. L’esposizione della salma sarà di pochi minuti, di fronte alla “grande macchina” dei funerali. Poi anche l’esposizione di pochi minuti non ha avuto luogo. L’uomo che è stato pubblico, che ha ricercato per tutta la vita il palcoscenico, ripiomba nel privato quando muore.

Mi sono venute in mente, per contrasto, le scenografie liturgiche quando muore un papa. La salma del papa è al centro di tutto e le cerimonie funebri ruotano attorno al suo corpo, ben visibile. Il morto – il Papa morto – è esposto. Ad Arcore il morto è nascosto. 

Difficile vivere i grandi vuoti

Mentre piovevano le notizie sulla morte di Berlusconi e i suoi funerale, stavo leggendo “La scelta di Enea” di Maria Luigi Epicoco. Il libro – molto interessante – parla, tra le altre cose, dello stato di crisi che tutti, prima o poi, dobbiamo attraversare. Gli elementi che segnano la crisi, dice l’Autore, sono molti e tra di loro c’è la mancanza di desiderio. Mancanza che può portare, paradossalmente, alla scoperta del valore del desiderio stesso: ci si accorge dell”importanza di qualcosa, infatti, proprio quando viene a mancare.

Insegnare a vivere significa insegnare ad attraversare sofferenza e morte

Ma non è sempre così. Se la mancanza di desiderio non è ben indirizzata, o da noi o da “maestri” che ci aiutano, si arriva a un risultato paradossale che “non è rafforzare il desiderio ma è pianificare la morte”. Per cui, nella cultura moderna, “il darsi la morte e il darsela nella maniera più dolce possibile sembra l’unica soluzione all’assenza di un desiderio per cui valga la pena non soltanto vivere ma anche soffrire” (p. 150). Una conclusione è possibile sulla vicenda – sulla fine della vicenda – Berlusconi. La paura della morte ha confermato la difficoltà a vivere i grandi vuoti di desiderio. 

In effetti, se voglio sapere come fare l’imprenditore, il politico, come fare soldi e fortuna, posso scegliere Berlusconi come mio santo protettore. Se voglio capire come vivere la sofferenza e la morte Berlusconi mi dà assai poco, né da vivo né, tanto meno, da morto. 

P.S. immagino la facile risposta. Non devo fare la domanda a Berlusconi sul come soffrire e morire.  Ma Berlusconi ha preteso darmi la risposta. Quando si è presentato come uomo riuscito negli affari, nella politica, con il potere e con le donne. Avendo legato insieme tutto questo, ha voluto insegnarmi come si vive. Ma non mi ha insegnato come si muore (anche perché la sua sofferenza e la sua morte sono stati eventi accuratamente sottratti ai nostri sguardi).

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