Appello ai genitori e alla società: solo l’educazione ci può salvare!

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Omar ed Erica ammazzano madre e fratellino.
Paola, la poliziotta colpevole di voler riprendere i legami persi.
E poi Giulia…

Tanti, troppi ammazzamenti…

Non voglio fare qui l’elenco delle donne uccise da mariti o compagni dall’inizio dell’anno, né contare quelle degli ultimi anni, lo fanno già ogni volta i quotidiani.

Quello che voglio dire è che se non ci scuotiamo questa volta, non so se lo faremo più.

Questa volta le vicende sono così forti da farmi venire in mente quell’Erica e quell’Omar che ammazzarono la mamma catechista e il fratellino di lei che implorava di lasciarlo vivere.

Tutti fummo sconvolti allora e lo siamo ora.

La povera poliziotta, Paola, donna di potere e piacente, vicino ai sessanta, che scopertasi malata, lascia il collega di dieci anni più giovane e si riavvicina a marito e figlio. 

Tante volte le malattie ci fanno vedere le cose della vita da un’altra ottica, riconoscere ciò che conta veramente tra le relazioni.

E “l’abbandonato” cosa fa? Si deprime, si mette in malattia, poi l’aspetta sotto casa e l’ammazza, mentre lei andava in ospedale per le cure.

E come l’ammazza? In ginocchio, con un colpo alla nuca.

Una esecuzione, la pena di morte per il delitto di abbandono.

Giudice e boia. Anche di sé stesso.

Giulia immaginava la gioia di avere un piccolo da amare…

L’altra vittima, Giulia, felice della sua gravidanza, giunta già al settimo mese, immaginava insieme alla propria famiglia l’impareggiabile gioia di avere un piccolo da amare.

Per avere dei figli bisogna essere generosi, soffrire, rinunciare a tanto e tanto faticare, specie se si è donne.

Gli uomini non pagano nella carne, e possono rimanere dei narcisi tutta la vita, schiavi del principio di piacere e del loro egoismo.

Giulia si era incontrata con “l’altra” e a riprova della loro maturità, le due donne si erano accorte, insieme, della pochezza del loro uomo.

La seconda donna non gli ha più aperto la porta, ha parlato con la sorella di Giulia e poi con gli inquirenti e si è salvata la vita.

Quella povera creatura con il pancione è stata accoltellata, privata della vita, lei e il suo bambino, da uno avrebbe dovuto essere compagno e padre.

Che poi ha cercato, senza riuscirci, di darle fuoco, di tagliarla a pezzi, per comodità di trasporto, e poi se n’è disfatto come di un rifiuto ingombrante. 

Scusate il riepilogo e la crudezza, fatti perché il quadro fosse chiaro.

Nulla può veicolare una qualche idea di superiorità di genere

Dobbiamo educare gli uomini. 

Non possono più esserci neppure atteggiamenti, scherzi, parole, gesti, che veicolino l’idea di una superiorità di genere, di un potere della forza o del diritto familiare.

Deve cambiare la mentalità della società che tende ancora a sottovalutare e dimenticare.

Anche a favore degli uomini, che abituati a sovrastare solo in nome del proprio privilegio di genere, non sono poi capaci di affrontare le difficoltà della vita, se perdono in parte o del tutto i privilegi sociali.

Basta educare i maschi, anche indirettamente, ad essere violenti e prevaricatori, tanto più oggi che si sentono fragili e insicuri e non serve educare le femmine a essere arroganti e vendicative.

Dal mito di Platone dell’essere umano maschio e femmina, così felice da suscitare l’invidia degli dei che li separarono tagliandoli a metà, al Dio della Bibbia che “uomo e donna li creò”, due versioni della stessa creatura perché avessero la pienezza della vita, la via dell’educazione dei figli per gli adulti e la società è già stata tracciata.

Riprendiamo la giusta strada o tante lacrime e tanto dolore ancora ci attendono. 

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