A proposito di lavoro e di politica di impresa

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A proposito di lavoro e di politica di impresa

L’impresa dovrebbe diventare luogo di collaborazione e di creatività condivisa. Alla fine si scopre che etica e business possono andare d’accordo. Alberto Bellini è stato imprenditore per molti anni

A proposito di lavoro e di politica di impresa. Se ne è parlato qualche settimana fa, a 8 ½  su LA7. In quell’occasione Gad Lerner pose questa domanda al ministro Orlando: “Perché il PD non dice chiaramente di essere dalla parte dei lavoratori?”. Orlando rispose dicendo che non siamo più negli anni ’70, che la società è oggi molto più complessa e che la lotta di classe è finita da parecchio tempo. Gad Lerner ebbe a ribattere  che comunque tra imprenditori e lavoratori c’è comunque sempre un insanabile conflitto di interessi.

Sono stato imprenditore per 50 anni

Sono stato imprenditore per quasi 50 anni e solo da un paio ho ceduto ai figli ogni impegno gestionale. Dico subito che, tranne alcune esperienze sessantottine negli anni della giovinezza, non avevo mai fatto politica né me ne ero mai interessato gran che. Ma, nel 2007, ho deciso di iscrivermi al neonato Partito Democratico, con la volontà di mettere a servizio del bene comune la mia esperienza di vita e professionale.

Già da molto tempo prima montava, infatti, nella società un diffuso sentimento di repulsione nei confronti della politica. Il pensiero prevalente era che “la politica è una cosa sporca” dalla quale “era meglio stare alla larga”. Tuttavia, se tutti noi cittadini “normali” stiamo lontani dalla politica, pensavo, questa finirà per essere sempre più “sporca”. No, mi dicevo, è necessario che tutti noi facciamo sentire il nostro peso, se vogliamo che la politica svolga bene il suo compito a servizio del bene comune.

Ho così incominciato ad interessarmi, nel Partito Democratico, prima di Ambiente e poi di Lavoro, portando avanti una visione non conflittuale dei rapporti tra imprenditori e lavoratori.

A proposito di lavoro, impresa e lavoratori

Sono da sempre convinto, infatti, che l’impresa abbia assolutamente bisogno della collaborazione attiva e partecipata dei suoi lavoratori, se vuol essere, come è necessario, efficiente e competitiva sul mercato.

In particolare, qualità e innovazione richiedono, da una parte, attenzione e cura e dall’altra la creatività e la partecipazione di tutti i lavoratori. In difetto, la qualità diventa una pedanteria burocratica mentre  l’innovazione si spegne nella ripetitività dei comportamenti del vivere quotidiano.

A confronto con la Germania, l’Italia ha perduto negli ultimi vent’anni più di 20 punti percentuali di competitività. A mio giudizio, questo è avvenuto anche a causa, appunto, della presenza in azienda, di un persistente conflitto di interessi, che rende apatico il lavoratore.

Non è così che si fa impresa. Bisogna creare in azienda le condizioni perché si sviluppi tra tutto il personale, a tutti i livelli, compreso l’imprenditore, un clima di affiatamento, di fiducia e di stima reciproche, che favorisca lo spirito di squadra e la voglia di fare bene e di raggiungere gli obiettivi previsti. Non è una favola questa, ma è fare business.

Etica e business

E’ necessario che l’imprenditore sia esempio e portatore di valori come la competenza-professionalità, la trasparenza, il rispetto, la disponibilità e su di essi fondare l’impresa. Su questi valori deve saper coinvolgere tutti.

In altre parole, si potrebbe dire che l’etica è il presupposto perché l’imprenditore raccolga la fiducia da lavoratori e collaboratori, da clienti e fornitori, da banche e istituzioni sia pubbliche sia private, da amministratori interni ed esterni, cioè da tutti quelli che oggi vengono definiti gli “stakeholders”.

Dunque l’etica come strumento per fare business.

In questa ottica, i conflitti aziendali si stemperano, anzi, una volta terminata e definita la trattativa sul costo del lavoro,  essi cessano del tutto, perché si è e si opera  insieme per raggiungere il bene comune aziendale.

E’ così che si creano i presupposti per abbattere l’assenteismo e per creare efficienza e competitività.

 

1 Comment

  1. sergio cisani ha detto:

    Caro Alberto, condivido l’impostazione sull’etica del lavoro e l’esigenza di combinarne la sostanza con quella del lavoro dei produttori tutti : imprenditori e dipendenti . IL Pd , alle ricerca di un anima , dovrebbe essere impegnato molto di più alla costruzione di questa alleanza virtuosa. Ormai, essendo sparite le grandi imprese o mangaiate dai fondi di investimento o dalle multinazionali, il motore dell’Italia sono le PMI , e , almeno nel settore dsei beni comuni sono le multi uility, che però sono in via di privatizzazione spinta , e non si sa in che direzione. Ma le PMI , specie le bergamasche, faticano a mettersi insieme , senza un soggetto che li convinca in un progetto. Partendo dalle esperienze locali come la tue , e di altri imprenditori che conosco per il lavoro che ancora faccio, credio ottimisticamente che si possa essere utili ancora specie mnnella formazione delle figure che serviranno , e non solo come quadri aziendali , ma anche nella politica locale.

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