Un commiato fatto di sguardi

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Un’immagine alla settimana.
Giotto, cappella degli Scrovegni, “L’andata di Cristo al Calvario”
Lal narrazione sacra diventa dramma umano

Siamo nella cappella Scrovegni davanti ad una delle sequenze finali della vita di Cristo dipinta da Giotto nei primi mesi del trecento.

In cammino

Cristo esce da Gerusalemme e si avvia al Calvario uscendo dalla stessa porta che aveva accolto il suo trionfale ingresso.

l'andata di cristo al calvario

Giotto – Padova – Cappella degli Scrovegni,1304 
L‘andata di Cristo al Calvario (Dalle narrazioni apocrife)

E’ tra le immagini più intense della pittura italiana; spazio fisico, masse colorate, figure e posture concorrono alla manifestazione dei moti dell’anima, muovendo l’empatia di chi guarda, come solo è possibile nella grande pittura.

La salita al Calvario continua oltre lo spazio della sequenza: le figure che precedono Cristo sono in cammino, impegnate nel passo di salita e il primo personaggio ha il volto nascosto dalla cornice perché la scena deve continuare, dallo spazio virtuale a quello reale di chi guarda.

Lo stesso taglio (diremmo oggi cinematografico) si ripete all’estremo opposta: la folla che ha scelto Barabba si estende oltre il piano che si sfonda nell’assieparsi dei curiosi indifferenti al dramma in atto.

Il vuoto tra corteo e figura curva di Cristo enfatizza la brutalità del bastone e del gesto di chi spinge correlato al moto del personaggio di spalle, che intima di procedere.

La Madonna, mater dolorosa. La smorfia del dolore

Giotto cattura il movimento del corteo nell’attimo drammatico della sosta: Cristo, gravato dal peso della croce, ha visto tra la folla la Madre, si volta e la guarda.

Maria cerca di raggiungerlo, ma viene respinta da uno sgherro dagli occhi cattivi che la strattona; il suo volto – la Mater Dolorosa più umana e meno retorica dell’arte occidentale – si stravolge in smorfia di duplice dolore: fisico per lo strattone, struggente per la negazione del commiato.

Cristo guarda e procede: è il compiersi del “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lu 2.49) e “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora.” (Gv 2.4

Con l’incrociarsi dei due sguardi la narrazione sacra diventa dramma umano. 

Dagli intonaci degli Scrovegni Giotto artista, regista, esegeta e straordinario predicatore di coinvolgenti sermoni quaresimali.

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