“…Questo mondo che è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza…”
(papa Francesco)
Cosa fare per disinnescare l’odio?
…memoria, cultura, arte, possono servire
Paul Klee, precettato nell’esercito tedesco per la “grande guerra”, continua a dipingere anche nell’angosciante immobilità delle trincee; sono già morti, uccisi a Verdun Auguste Macke e Franz Mar – amici, artisti e compagni nel movimento del “Cavaliere azzurro”.
Nauseato dal pensiero stesso di ”realtà” scrive nel 1915:
… il mio cuore è colpito a morte … come se alle cose di quaggiù mi legassero soltanto ricordi. Quanto più è spaventoso questo mondo, come oggi, tanto più è astratta l’arte
“…l’arte non rappresenta il visibile, rende visibile …”
(sublime = ansia opprimente e senso di liberazione congiunti nel rimando ad un’immensità che va oltre la comprensione umana)
…l’arte deve affrontare problemi pressanti…
Per rendere visibile l’alternativa al cosmo immerso in nuove forme terribili di odio – milioni di morti nella guerra moderna e implacabili pulsioni dell’inconscio – Klee cerca il “non rappresentabile”, cioè il sublime.
In trincea su un semplice foglio di carta, con penna e inchiostri colorati, costruisce a mano libera una griglia geometrica scandita da quadri divisi per colore; in ogni spazio incastona le lettere della sua poesia traducendo il testo in pittura con toni, contrappunti, pause e movimenti di linee che evocano armonia.
Una striscia neutra divide due strofe, come una pausa sospesa tra due movimenti.
Dal caos delle nuove terribili vicende della storia emergono forme nuove, chiare, semplici, quasi povere; frammenti di bellezza sprigionano quell’ansia d’immensità, latente, mai sopita, nell’anima di ogni donna e di ogni uomo.
Paul Klee nasce nel 1879, in Svizzera ma con nazionalità tedesca. Studia pittura, ma si manterrà per tutta la vita suonando il violino. Nel 1920 viene chiamato alla Bauhaus, scuola di design che vuole portare l’arte nel quotidiano delle masse. Alla mostra su “Arte degenerata”, organizzata dai nazisti nel 1937, sono esposte 17 sue opere: altre 102 vengono sequestrate e distrutte. Muore nel 1940 in Svizzera dove si era rifugiato da tempo.Considera l’arte un discorso sulla realtà, non la sua riproduzione.Le sue opere sono un nuovo mondo fatto di linee, di campiture di colore, di graffiti e segni come nelle figure dei bambini e dei malati di mente.
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