ANISH KAPOOR
Dal dizionario Treccani – Etnia:Raggruppamento umano fondato sulla comunità o sulla forte affinità di caratteri fisico – somatici, culturali, linguistici e storico-sociali. |
Nella Basilica di San Giorgio a Venezia, Anish Kapoor, nel 2011 allestì un temporaneo marchingegno che all’incrocio tra transetto e navata sprigionava un “soffio” candido, tra vapore e fumo, che s’innalzava verso la cupola disperdendosi nella luce del tiburio.
Nella solenne Basilica una colonna immateriale serpeggiava con movimento ascendente e discendente, collegando, nel baricentro degli spazi rinascimentali orchestrati da Palladio, la terra, perimetrata a forma di croce, e la volta celeste evocata dalla cupola.
Kapor intitolò l’opera “Ascension”: ascendere, vincere la gravità, sublimare la materia, portare la coscienza a orizzonti “altri”.
Anish Kapoor si accosta al mistero dentro una Basilica cristiana, in luogo consacrato dove l’incontro tra materia e spirito, alto e basso, gravità e leggerezza, razionalità e fede, evoca la narrazione all’inizio degli Atti degli Apostoli
avrete forza dallo Spirito che scenderà… Detto questo fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sotrasse al loro sguardo…” (Atti 1, 8-9).
Con solenne laicità affida, non a banali immagini, ma agli sguardi di chi guarda il “…fu elevato in alto…”.
L’opera d’arte è lo sguardo di chi guarda. Le opere di Anish Kapoor sono una sintesi tra materia e spirito; sono sculture “aperte” che instaurano un dialogo con il contesto, tra pieno e vuoto, esterno e interno, concavo e convesso, tensione ed equilibrio, presenza e assenza; sono “immaterialità” che diventa oggetto nello sguardo.
Ascension è un’installazione detta “site-specific”, transitoria e specifica per quel luogo e che in quel luogo, nel caso la Basilica di San Giorgio, assume particolari significati. L’oggetto e il luogo si incontrano, o si scontano, in una visione inusuale, attivando una nuova esperienza, innestando concatenazione di significati, provocando lo sguardo dell’arte.
Anche a Bergamo è conservata un’opera di Anish Kapoor: è installata dal 2003 nel Chiostro di Santa Marta a cura della Banca Popolare.
Anche questa è un’installazione “site-specific”, specifica per il luogo.
Nel caso del chiostro dì Santa Marta un blocco di granito nero, cupo, mortifero, tipo stele funeraria che sembra occludere sguardi e spegnere la luce, restituisce invece, grazie ad una levigatura concava, la visione capovolta del chiostro.
La stupita sorpresa rimanda gli sguardi oltre l’immagine, deformata ad arte, verso lo spazio circostante, nella realtà.
La materia fredda, inerte, muta ha richiamato uno sguardo nuovo, più attento, sul presente; ha riportato alla vita, alle sue contraddizioni, alla sua bellezza.
P.S. – Con lenti di diverse “affinità di caratteri fisico – somatici, culturali, linguistici e storico-sociali” si può vedere di più.