Quando il Papa non riesce più a fare il Papa

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La vecchiaia di Papa Francesco ripropone un vecchio problema.
Negli ultimi pontificati, nelle emergenze, il vero Papa diventava il segretario del Papa.
La situazione con Bergoglio

Papa Francesco è tornato “a casa” (appropriato questo modo di dire, visto che dove il Papa vive si chiama “Casa santa Marta”). Lì Papa Francesco ha scelto di abitare e lì è tornato adesso dopo il ricovero al policlinico Gemelli. 

Gli osservatori laici si chiedono cosa sarà. Meglio chiedersi cosa c’è

Anche a causa dell’ultimo ricovero, è tornato in evidenza il tema della salute del pontefice, della sua fragilità e della sua vecchiaia. E molti si sono chiesti che cosa questo significa per la Chiesa. La stampa laica, cioè la quasi totalità della stampa, è concentrata sugli aspetti “politici” della malattia e della vecchiaia del Papa. Di conseguenza si parla soprattutto del “conclave ombra” che sarebbe già cominciato. E si fanno previsioni circa quello che si aspetta al vertice della Chiesa, “dopo”. Ecco, appunto: è del “dopo” che si parla. Dell’oggi si parla poco e se ne parla soprattutto come inevitabile premessa al “dopo”. 

Il futuro di Papa e papato ci interessa. Ma ci interessa di più il presente. Parlare di conclave ombra non serve molto

Uno sguardo meno “politico” alla figura di papa Francesco sembra, invece, utile, necessario, anzi. Ci interessa, ovviamente, quello che sarà, ma ci interessa molto di più quello che c’è. Tornano certe raccomandazioni che i padri spirituali di un tempo facevano: il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora. È solo nel presente che siamo chiamati a vivere e, possibilmente, a vivere in maniera decente. E mi vengono in mente molte, disparate considerazioni.

Una, soprattutto si impone quando ci si confronta con il passato recente della Chiesa, in situazioni simili a quella in cui è entrato il pontificato Bergoglio. E’ successo quasi sempre, anche se in modi diversi, che malattia e vecchiaia obbligavano il Papa regnante a non regnare più. E, non regnando più lui, regnavano al suo posto alcuni dei suoi più vicini collaboratori, soprattutto il suo segretario particolare. 

Il segretario del Papa diventa il vero Papa

E’ avvenuto con papa Ratzinger. Il suo segretario, mons. Georg Gaenswein, è stato molto più di un segretario. E ha continuato a essere molto più di un segretario anche dopo le dimissioni del pontefice e anche dopo la morte (e ha continuato recentemente con dichiarazioni di discutibile gusto, a una intervista di pochi giorni fa al Corriere della sera). 

Gaenswein, Dziwisz, Macchi, Capovilla… Sono diventati, in forme e tempi diversi, dei pontefici-ombra

Durante la grave malattia di papa Woytjla girava la battuta – ma che era molto più di una battuta – che il vero papa era il suo segretario, l’onnipotente Stanisław Jan Dziwisz, poi diventato, quando era ancora segretario, vescovo e, dopo la morte del Papa, cardinale di Cracovia. Ma lo stesso era avvenuto con mons. Pasquale Macchi, segretario di Paolo VI e, in maniera altrettanto evidente, con mons. Loris Capovilla, poi cardinale, segretario di Papa Giovanni. 

Con papa Francesco, anche alla luce di questi confronti, la situazione appare molto diversa. A parte qualche addetto ai lavori, nessuno sa chi sono i suoi segretari personali. Papa Francesco li cambia spesso. Sembra proprio che voglia evitare situazioni simili a quelle createsi con i suoi predecessori. Per cui a noi osservatori esterni sembra evidente che il Papa attuale voglia assumersi, senza mezzi termini, tutto ciò che il ruolo comporta. Il Papa è lui e non un suo segretario. 

Servizio e potere nella Chiesa

Può darsi, in un più o meno lontano futuro, che papa Bergoglio non ce la faccia più. Ma dovrà essere lui a decidere il da farsi. E se non ce la farà neppure a decidere il da farsi, il potere pastorale passerà agli organi previsti dalla struttura centrale della Chiesa. A quelli, e non al segretario personale del Papa. Questi deve soltanto aiutare il Pontefice e non sostituirlo.

E’ un piccolo problema, segno, però di una grande verità: il rispetto dei ruoli, anche e soprattutto nella Chiesa. Dentro il popolo di Dio, ognuno ha il suo piccolo o grande servizio da prestare. Quando si va oltre, il rischio è sempre lo stesso: che il potere diventi, a poco a poco, più importante del servizio.  

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