La (carente) formazione dei preti e dei laici

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La parrocchia sta attraversando molte difficoltà. La “nuova” parrocchia viene definita “missionaria”. Ma che cosa significa? Mancano programmi coerenti. La comunità diocesana non è coinvolta

Nella collana dei Quaderni di Studi e Memorie della Scuola di Teologia del Seminario è stato pubblicato il volumetto, La Missione ecclesiale nello spazio urbano (Milano, 2022), in cui sono state raccolti i sette interventi svoltisi al Consiglio presbiterale nel corso del 2021. Essi hanno come tema la problematica della missione e dell’annuncio cristiano nell’epoca odierna.

Le trasformazioni della società e quelle della comunità cristiana

Vengono presentati le principali trasformazioni della società ed i conseguenti problemi imposti all’evangelizzazione, a cominciare dal tipo di missione da adottare e dai contenuti dell’annuncio.

Troviamo riflessioni nei saggi di Canobbio, Epis, Avogadro e Carrara su argomenti solo apparentemente remoti dalla concretezza, ma in realtà celano scelte determinanti per la missione odierna. Altri contributi sono di livello più immediatamente applicativo ed individuano alcuni dei nodi della pratica pastorale odierna.

Una tradizione che ancora pesa sia nel positivo che nel negativo

Oltre alla breve sintesi storico del sottoscritto dedicata alla storia della parrocchia bergamasca, che ricostruisce una tradizione che ancora pesa sia nel positivo che  nel negativo, i saggi di Magoni e di Carrara forniscono preziose indicazioni sugli obiettivi odierni, che si riassumono nell’espressione di “parrocchia missionaria”. L’espressione è ben presente nei documenti magisteriali a partire dall’ Evangelii Gaudium”  (2013) di papa Francesco. Sarebbe stato opportuno che queste riflessioni presentate al Consiglio Presbiterale fossero state utilizzate per l’elaborazione di un programma di formazione del clero e degli stessi laici per l’elaborazione di una risposta alla domanda che sta al fondo di tutta la pastorale: “Che cosa dobbiamo fare?”. 

Non solo ragazzi e adolescenti. Clero e laici, i grandi dimenticati

L’urgenza di una revisione delle pratiche pastorali tradizionali, dell’eventuale abolizione o di un radicale rinnovamento e l’introduzione di nuove, non può essere messa in discussione. Da questa revisione dipende la capacità di formazione cristiana delle parrocchie, oggi chiaramente in crisi e bisognosa di un ripensamento. Attualmente essa conosce uno sbilanciamento sull’età della fanciullezza e della prima adolescenza, mentre è vistosamente carente per le altre età. L’esigenza era stata richiamata espressamente dall’ultimo Sinodo Diocesano (2004-2007), ma purtroppo è stata affrontata solo in modo episodico. 

Si rivela spesso in noi preti l’insufficienza e l’approssimazione dei nostri giudizi, cui si unisce alle volte la presunzione

L’episodicità e la frammentarietà riguardano anche il presupposto indispensabile per procedere a questo auspicato e complesso riesame: la formazione del clero e del laicato. Non penso di esagerare se giudico allarmante la situazione, che rivela spesso in noi preti l’insufficienza e l’approssimazione dei nostri giudizi, cui si unisce alle volte la presunzione, sull’evoluzione in atto e sulle iniziative da prendere. Possiamo rendercene conto esaminando i programmi degli ultimi piani pastorali dedicati alla questione giovanile, alla famiglia e a quello ancora in corso sulla sinodalità. Le carenze sono tanto più serie, se si pensa che questi piani potevano giovarsi del lavoro del sinodo dei vescovi e dei documenti papali, prodighi di indicazioni e di suggerimenti. 

Per la famiglia manca un piano organico

Per quanto riguarda il tema della famiglia, gli incontri di formazione promossi sono risultati interessanti, ma non sono stati pensati organicamente ed hanno interessato un numero troppo ristretto di clero e di laici, grave lacuna se si pensa all’enormità del problema ed ai molteplici riflessi sulla vita parrocchiale. Un piano pastorale organico sulla famiglia avrebbe offerto la possibilità dell’auspicata revisione di molte pratiche pastorali.

E’ mancato un coinvolgimento corale della diocesi

E’ mancato un coinvolgimento corale della diocesi, cui non sono seguite linee pastorali pensate e condivise. Per la famiglia l’Ufficio competente sta promovendo qualche iniziativa interessante, ma si ha l’impressione che sia abbandonato a se stesso e che si tratti di qualcosa di privato, in mancanza dell’impegno globale della comunità diocesana. Lo stesso si può dire di altre lodevoli iniziative promosse dagli uffici di Curia. Infine l’elaborazione di organici piani pastorali, la loro discussione e attuazione, offrirebbe inoltre ampi spazi per un’effettiva pratica sinodale sia nella preparazione, programmazione ed attuazione.

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