I Magi a Betlemme. Epifania

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I Magi partono. Ma perché partono?
Modello affascinante di tutti i grandi cercatori di senso.
Una reinterpretazione moderna dell’Epifania

Una stella, un lungo viaggio

I Magi sono i protagonisti dell’Epifania. Tanto protagonisti che quasi ci si dimentica che i tre (per la verità il Vangelo di Matteo non parla di tre ma di “alcuni magi” e soprattutto non dice che sono dei re. Ma è così bella quell’immagine, che la tradizione si è incaricata di precisarla e di abbellirla), ci si dimentica dunque che non sono loro i protagonisti, ma il Bambino che loro vanno ad omaggiare. Ma sono personaggi così inattesi, strani, in un certo modo, che diventa necessario parlare soprattutto di loro.

I Magi, dunque, partono, fanno un lungo viaggio, alla ricerca di un bambino, spinti da un segnale, luminoso e indefinito: una stella. Ma perché partono? Che cosa li spinge ad andari dietro alla stella? 

Proprio perché non si sa il perché, i dotti che vengono dall’Oriente sono diventati il simbolo di tutti i ricercatori di significati importanti per la vita. Il desiderio di partire è molto più importante del motivo che fa partire e della strada da seguire per arrivare alla metà. Ricercare anche se non si è sicuri di trovare. 

Qualche narratore moderno ha cercato di riempire quel vuoto e di cercare, a sua volta, qualche motivo che spieghi quella strana partenza verso un paese sconosciuto e un misterioso bambino appena nato. 

Fausto I, re di Pergamo, il figlio morto e il Bambino

Michel Tournier, nel suo romanzo “Mezzanotte d’amore”, immagina che il re di Pergamo, Fausto I, disperato per la morte del figlio, si sia messo in viaggio, alla ricerca di un senso della sua vita che sembra non averne più. Alla fine, arriva a Betlemme. È una reinterpretazione moderna dell’Epifania. Anche il dono che Fausto I offre al Bambino è diverso da quelli descritti dal Vangelo di Matteo, ma affascinante.

Fausto I re di Pergamo s’inginocchiò di fronte alla greppia. Depose la propria offerta: uno di quei rotoli di cartapecora che facevano la fierezza degli artigiani di Pergamo. «Un libro vergine», spiegò, «pagine bianche, ecco il simbolo derisorio della mia vita. Essa è stata interamente votata alla ricerca della verità. E, giunto al termine di questa ricerca, davanti al corpo del mio figliolo ho dovuto riconoscere che sapevo una cosa soltanto: di non sapere. Allora, ho seguito la strana stella nella quale ho voluto vedere l’anima di mio figlio. E ora ti chiedo, Signore: dov’è la verità?» Ovviamente, il bambino non rispose con parole a quell’incommensurabile domanda. Un neonato non fa discorsi. Ma diede a re Fausto un’altra specie di risposta, assai più convincente. Il suo tenero viso si volse verso di lui, i suoi occhi azzurri si schiusero completamente, un lieve sorriso illuminò la sua bocca. E c’era tanta ingenua fiducia in quella faccia infantile, quello sguardo rispecchiava una così pura innocenza, che Fausto sentì di colpo tutte le tenebre del dubbio e dell’angoscia svanire dal suo cuore. Gli parve di precipitare nello sguardo terso del bambino come in un abisso di luce. 

Buona festa dell’Epifania a tutti e in particolare ai Fausti moderni che non si stancano di cercare. 

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