
Amare è come generare. Perdonare è come risuscitare uno che perso la vita. Dio che perdona, cancella il peccato, elimina la morte che c’è nel cuore dell’uomo e lo fa rivivere. Quando un uomo perdona, quindi, fa qualcosa di simile a quello che fa Dio: elimina la divisione, ricuce i rapporti infranti. Ciò che era morto fra di noi, rinasce. Per questo si può dire che perdonare è dare la vita. E la vita donata la avvertiamo quando si prova la gioia di avere perdonato e quella, non meno intensa, di sentirsi perdonati. Il cuore fa festa, perché il cuore avverte un dono immeritato, inatteso, che gli è stato dato.
Il cristiano e il mondo. Il cristiano deve annunciare una novità, una profezia. La profezia, infatti, non è una qualche stravagante preveggenza di un futuro che nessuno conosce. Ma, semplicemente, la meravigliosa novità della “bella notizia”: Dio è in mezzo a noi, il Regno di Dio è incominciato. Il cristiano non si limita a ripetere quello che tutti dicono, a confermare le certezze conosciute, ma ha l’ambizione di annunciare una novità inattesa. Il vangelo di Giovanni farà dire a Gesù la frase nota: il discepolo è nel mondo ma non è del mondo. E’ necessaria, quindi, una “distinzione” cristiana di fronte al paganesimo del mondo.
Quando tutti richiedono vendetta, il cristiano perdona, quando tutti chiedono, il cristiano dà. Se siamo cristiani non possiamo dire: tutti rubano, quindi rubo anch’io; tutti si vendicano, quindi mi vendico anch’io… Dobbiamo decidere se vogliamo essere discepoli del Signore o pagani… Tutti rubano? Tu, invece, “A chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica”. Tutti si vendicano? Voi siete discepoli del Signore che muore innocente e per amore: fate come lui: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano…”. Il cristiano è il messaggero di un mondo “diverso”, “altro” rispetto a “questo mondo”, un’utopia bella e consolante. E’ stato detto, in maniera sanamente provocatoria: Se tutti porgessero l’altro guancia nessuno colpirebbe, se tutti amassero i nemici, non ci sarebbe nessun nemico.
La vera misura dell’amore è la sproporzione. Se l’amore non esagera non è amore vero.
Un uomo si è recato al mercato. Ha comperato del grano. Il venditore glielo misura in una misura di legno. Vi preme sopra con la mano perché non rimangano vuoti, lo scuote perché tutto si assesti bene, poi vuota nella veste del compratore tutta quella misura piena e sovrabbondante.
I tempi ultimi, quelli inaugurati da Gesù, sono i tempi dell’abbondanza, della festa, dello spreco. L’amore di Dio è fatto così e l’amore dell’uomo deve imitare l’amore di Dio.