Una presenza sorprendente “tra le righe”

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Una presenza sorprendente “tra le righe”

Da laico nella città – Rubrica a cura di Daniele Rocchetti
“Dio tra le righe”. Un libro da leggere.
Autore: Lorenzo Fazzini.
Giornalista, editore, uomo di cultura

Lorenzo Fazzini. Chi è

Veneto, classe 1978, Lorenzo Fazzini oltre ad essere un caro amico ha un curriculum di tutto rispetto. Giornalista, traduttore e scrittore, da qualche tempo è stato chiamato a dirigere la Libreria editrice vaticana, la LEV.

Un’esperienza non nuova per  Lorenzo, che per quasi dieci anni ha diretto, con sapienza e successo, l’Editrice missionaria italiana, casa editrice degli istituti missionari italiani (EMI). Sotto la sua direzione la EMI ha rappresentato il profilo di un progetto capace veramente di essere “cattolico” a trecentosessanta gradi.

Ha pubblicato Thimothy Radcliffe e Gael Giraud, Vandana Shiva. Ha curato la collana di 20 volumi Le parole di Papa Francesco pubblicata dal Corriere della Sera e l’antologia di Papa Francesco “La via di Gesù” (Solferino).

Sposato e padre di quattro figli, Fazzini da diversi anni collabora con il quotidiano Avvenire e L’Osservatore Romano. Fa parte del Comitato editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino come consulente per il settore religioso. Autore e consulente anche di trasmissioni televisive, tra gli altri, in collaborazione con il regista Pupi Avati.

Ora per le Edizioni Il Pellegrino ha da poco pubblicato un testo intrigante, che merita di essere letto: “Dio tra le righe”. 

Un libro dove Lorenzo guida il lettore in una vera e propria incursione nella contemporaneità, tesa a individuare come la domanda religiosa sia presente in tanta letteratura insospettabile. In scrittori come Cormac McCarthy, Colum McCann, Chaim Potok, Wendell Berry, Eric-Emmanuel Schmitt e molti altri, il lettore ritrova riflessioni, a volte spiazzanti, sulla fede e la grazia, l’incarnazione e l’amore, la resurrezione e il perdono.

Come a dire che, nonostante i molteplici piagnistei dentro le nostre mura, la questione spirituale è tutt’altro che lontana dal tempo di oggi. Anche se, a volte, si presenta in forme inedite e inaspettate.

Spazio di scoperta “tra le righe”, la letteratura. Intervista

Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Da tempo mi appassionano due temi: la narrativa, soprattutto straniera, e la ricerca teologica. In questi due campi ho fatto i miei studi, sia giovanili, sia un po’ più da adulto. E ho voluto incrociare queste due attenzioni culturali prima nella rubrica Dio fra le righe che ho pubblicato nell’estate del 2021 suAvvenire (e che sto tenendo una seconda volta in questi mesi primaverili sul quotidiano cattolico), e poi in una raccolta ragionata, che è diventato questo libro. 

La ricerca di senso è propria di ogni tempo, anche del nostro che pure pare continuamente rimuoverla o negarla. In che modo riemerge potente dentro la letteratura contemporanea?

«L’autore in quanto tale è sotto l’influsso della chiamata della grazia di Cristo e deve quindi essere un cristiano; l’essere autore per un uomo è un fatto cristianamente rilevante». Sono parole di Karl Rahner, che oltre ad essere un grandissimo teologo è stato un attento studioso di letteratura, in particolare della poesia. Questa affermazione di Rahner ci dice che quando uno scrittore o una scrittrice prendono sul serio l’umano, la creaturalità, le sfide dell’essere persona autentica, necessariamente toccano in qualche modo la sfera della vita spirituale. Questo emerge in quegli autori che, credenti o non credenti, si interrogano sulle profondità della questione umana, sul male e sulla redenzione possibile, sul dolore e sulla libertà, sulla gioia autentica e sul senso di comunità – giusto per fare degli esempi.  Esempi come Colum McCann, come Marilynne Robinson, oppure come Chaim Potok lo dimostrano bene. 

Una vecchia questione che riemerge ciclicamente è se abbia senso o meno parlare di letteratura cristiana. Qualcuno lo nega altri invece trovano nelle pieghe del tempo pertugi di vita e speranza che hanno a che fare in profondità con la vicenda cristiana. Tu come la vedi?

Anche io mi sono domandato, più volte, anche in dialogo con esperti ben più ferrati di me sull’argomento, perché non sia più riconoscibile una letteratura cristianamente ispirata come lo era un tempo, quando Bernanos, Péguy, Chesterton, Merton, Mauriac, e diversi altri erano in grado di scrivere romanzi in cui l’elemento cristiano era visibile e faceva riflettere. La risposta che mi sono dato, sulla scorta di questi dialoghi, è che nella nostra società post-secolare manca quell’humus immediatamente cristiano da cui possono germogliare romanzi che esplicitamente parlano di grazia e di sacramenti, di vita religiosa o di sacerdozio, di Regno di Dio e di perdono dei peccati. Oggi tutto questo avviene in maniera più rapsodica, più “nascosta”, direi addirittura più all’insegna dei semina Verbi, cioè di quei semi del Verbo di cui parlava già il Concilio. Perché la ricerca (e la risposta) di Dio non si esaurisce a seconda della fecondità dei tempi che viviamo, ma rimane presente, magari più sottotraccia.

Scrivi che “questa piccola antologia mi pare dimostri che Dio ha ancora posto tra chi costruisce storie e dà forma all’immaginazione.” Credo non sia un caso che il narrare sia il modo di procedere tipico delle pagine bibliche. Nei testi biblici raramente si trovano argomentazioni, dimostrazioni, asserzioni dogmatiche. Si trovano invece poesie, simboli, miti, racconti.  Non significa forse che come Chiesa dobbiamo cambiare registro? Perché è così difficile farlo?

Perché al fondo si pensa che sia più “facile” dire le cose, ordinare precetti, dare istruzioni: in questo modo tutto sarebbe verificabile. Ma è proprio il racconto che apre alla libertà. Di fronte a un ordine ci sono due strade: sì o no. Di fronte a un racconto la mia libertà di interprete viene sollecitata, la mia coscienza è chiamata in causa, il mio io viene pungolato ad una scelta. E questo è molto più difficile, non significa per nulla che è un cristianesimo più “debole” o più facile da vivere, anzi: proprio perché interpella la mia libertà, non è mai finito. Come dice Adrien Candiard, il Vangelo indica una direzione, non un prontuario di cose da fare. E questo è molto più difficile perché con il Vangelo non siamo mai “a posto”. Capita che la letteratura sappia illuminare le vicende della nostra esistenza con sapienza, leggerezza e talvolta maggior efficacia di dotte lezioni teologiche o sermoni consolatori. Bisogna però che sia una letteratura che ha a che fare con l’umano, con una Chiesa capace di raccontare la condizione dell’esistenza umana con le sue gioie e le sue sofferenze. 

E’ questa forse la ragione per la quale non sappiamo più – come Chiesa – offrire una risposta culturale adeguata all’uomo contemporaneo?

Sono convinto che un po’ più di letteratura nella Chiesa faccia bene al messaggio cristiano. Questo non vuol dire un po’ meno di teologia, dico solo un po’ più di narrativa, di pensiero poetico, di immaginazione: il romanzo costringe a dire le cose non in maniera scontata, perché un dialogo scontato è brutto e noioso. Pensiamo a quante parole ecclesiastiche sono ormai scontate, ormai non dicono più niente, non sono più sintonizzate su un sentire che è “altro”…. La letteratura tiene svegli, desti e consci che il linguaggio deve essere all’altezza dell’interlocutore, non per abbassarne i contenuti ma per trovare il canale di comunicazione. Su questo la letteratura può dare molto alla fede. 

Qual è l’autore che ami di più? Per quale ragione?

Beh, sono diversi… Direi Cormac McCarthy, per la sua capacità di creare ambientazioni anche scontrose, difficili, abrasive, ma nelle quali – proprio quando il lettore sembra sprofondare in una rappresentazione “nera” della realtà – brilla sempre un briciolo di speranza. Un po’ è così anche la nostra storia e la nostra vita, spesso. E poi Colum McCann, in alcuni suoi romanzi dà proprio il tono di cosa sia la poesia, l’epica e la narrazione in grande stile. Infine, Eric-Emmanel Schmitt, per averci donato romanzi come Il Vangelo secondo Pilato che allargano la nostra comprensione del fatto-Gesù.

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