
Quando i nazisti presero i comunisti, non aprii bocca: io certo non ero un comunista. Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio: non ero un socialdemocratico. Quando arrestarono i cattolici, neanche allora ho protestato: non ero cattolico. Quando hanno preso me, non c’era più nessuno che potesse dire qualco.
Così il pastore protestante Martin Niemöller rievocava, con efficacia, la tragedia della resistenza tedesca nei dodici tragici anni della dittatura hitleriana. Durante quegli anni, tanti tedeschi scelsero di essere, più o meno consapevolmente “volenterosi carnefici”; molti preferirono tacere, in attesa di tempi migliori; altri, e tra questi parecchi cristiani, furono sedotti da quello che il grande teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, con lucidità durante una trasmissione radiofonica del 1 marzo del 1933, chiamò non il Führer, il “capo”, ma, piuttosto, il Verführer, il “seduttore”.
Non fu così, invece, per Hans e Sophie Scholl e un gruppo di studenti, membri della “Rosa Bianca” messi a morte esattamente 80 anni fa. Un cenacolo di amici di confessioni cristiane diverse che ebbero il coraggio di accendere una luce nella notte che il regime nazista aveva fatto calare sulla Germania. Ragazzi comuni, normali, quasi a dire anche a noi che per attraversare da uomini il nostro tempo non servono supereroi, uomini eletti. Ragazzi che scelsero di scrivere sui muri «Viva la libertà» e distribuire volantini nelle cassette postali delle case, nell’Università di Monaco che frequentavano. Nel quinto di questi, con straordinaria lungimiranza, scrivevano della necessità degli “Stati Uniti d’Europa”. La gran parte di loro pagò con la vita l’obbedienza alla loro coscienza. Ghigliottinati appena poco più che ventenni il 22 febbraio del 1943.
Sono stato per molti anni amico di Franz Müller, l’ultimo esponente della Rosa Bianca sopravvissuto per molti anni. Passavo sempre a trovarlo quando ero a Monaco. Prima di incontrarlo mi fermavo a guardare, davanti all’Università che frequentava insieme a Hans e Sophie, i volantini in ceramica incastonati nel pavimento. Müller stette due anni in prigione, diciotto mesi in cella d’isolamento.
“Ai ragazzi di oggi vorrei dare questo consiglio: non tacete, quando vedete un’ingiustizia. E poi cercatevi degli amici che pure non vogliano tacere. Questa è stata la storia della “Rosa Bianca”. Così mi diceva ogni volta.
Durante il nazismo, Franz era un diciottenne maturando quando – con l’accusa di far parte del gruppo di resistenti – venne arrestato e condannato dal tribunale militare di Monaco a 5 anni di reclusione. Dopo la guerra Müller, insieme alla moglie Britta fu tra i fondatori della Fondazione “Rosa Bianca“. Nelle nostre lunghe chiacchierate mi raccontava che il papà era più accomodante ma la mamma non voleva divise in casa, era fortemente antinazista. “Io ero cattolico e grazie a questo gruppo maturai una feroce opposizione ad un sistema che ci voleva “massificare”. Sono stato fermato tre volte per strada, intimidito e picchiato. Ma ho imparato a resistere. Non si nasce con il marchio del resistente: si impara! I nostri incontri diventarono via viva sempre più politici e sempre meno religiosi. Cominciammo a scrivere insieme i testi dei volantini. Se li legge oggi, li trova ancora straordinariamente attuali. Non protestavamo soltanto, facevamo proposte, guardavamo il futuro: sognavamo la fine della guerra e del totalitarismo, l’Europa unita e gli stati europei alla pari, la pace. Avevamo la pretesa di voler risvegliare le coscienze; scrivevamo che era un dovere morale opporsi perchè “non c’è nulla di più vergognoso che lasciarsi governare”.
Quando gli chiedevo quanto avesse inciso la fede nella loro scelta mi rispondeva cosi: “Qualcuno di noi era cattolico, i più erano riformati, Schmorell ortodosso. Insomma, i nazisti sono riusciti a riavvicinare mondi lontani da quattrocento anni! I nostri volantini erano ricchi di citazioni dei classici greci, dei poeti romantici tedeschi. Ma è dalla Bibbia che veniva il sostegno più forte:
Mi voltai e vidi tutto il male che è stato commesso sotto il sole; ed ecco, vi erano le lacrime di quelli che soffrivano ingiustizia e non avevano alcun consolatore; coloro che gli arrecavano ingiustizia erano così potenti che essi non potevano avere alcun consolatore… (Ecclesiaste 4, 1)” (dal IV volantino).
E di fronte al male che avvelenava le anime si doveva scegliere: la negazione del diritto non è vita. E’ non vita, è il sonno delle coscienze:
Ognuno vorrebbe liberarsi da questa complicità, ciascuno cerca di farlo ma poi ricade nel sonno con la più grande tranquillità di coscienza. Ma egli non può scagionarsi: ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole!” (dal II volantino).
Ed ancora:
Bisogna avere un cuore tenero e uno spirito forte. Noi non taceremo, noi siamo la voce della vostra cattiva coscienza.”.
Su ogni volantino la stessa firma: “Die Weisse Rose”, la Rosa Bianca.”