Il Giubileo, la società, l’economia

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Da laico nella città. Rubrica a cura di Daniele Rocchetti
Il Giubileo non è solo un evento di spiritualità e un insieme di riti.
Il Giubileo ebraico e gli impegni economici e sociali che lo segnavano.
Una importante lettera di Papa Francesco

Liberazione degli schiavi, condono dei debiti, restituzione delle terre

Nelle ultime settimane ho ricevuto numerose richieste per tenere incontri nelle parrocchie attorno al Giubileo in corso. La cosa che mi colpisce è che quasi mai viene messo a tema la dimensione sociale ed economica del Giubileo. Eppure, secondo Luigino Bruni,

il vero focus del giubileo biblico non erano funzioni o culti ma la liberazione degli schiavi, la remissione dei debiti e la restituzione delle terre…Tutte faccende essenzialmente economiche.

L’obiettivo del Giubileo ebraico (radice di quello cristiano) era di tornare a vivere come fratelli e questa è la condizione per “abitare la terra” (Levitico 25,18). Diversamente le ingiustizie, le divisioni e le lotte la rendono inabitale e la sorte dell’uomo è l’esilio. Un impegno a rendere la terra più vicina al sogno di Dio e che invita i credenti a non sottrarsi dal discernimento sul presente e dalle proprie responsabilità a costruire, laicamente, la città dell’uomo a misura d’uomo.  In realtà, non è difficile invece notare le omissioni e i silenzi che accompagnano molti cristiani e molte comunità. Forse preoccupate di “non dividere”, forse convinte che è meglio tacere per non disturbare chi sta al comando e che parla con molta enfasi di “Dio Patria e Famiglia”. 

Papa Francesco parla di immigrati e di USA

Preoccupazioni di questo genere non sembrano appartenere a papa Francesco. Ha fatto scalpore nei giorni scorsi la lettera dedicata alla crisi migratoria che ha inviato ai vescovi degli Stati Uniti. Lettera diffusa in inglese e in spagnolo, le due lingue più parlate del Paese (e lo spagnolo è la lingua di moltissimi immigrati dal sud). Lettera che, senza molti giri di parole, prende di petto la raffica di provvedimenti sull’immigrazione voluti dal presidente Donald Trump in queste prime settimane di mandato.

Deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie”. E per non lasciare spazio ad equivoci il papa aggiunge: “Ho seguito da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti”. Dunque, “la coscienza rettamente formata non può non esprimere un giudizio critico e il proprio disaccordo”. E “manifestare il proprio disaccordo con qualsiasi misura che identifichi la condizione illegale di alcuni migranti con la criminalità”. Per papa Francesco, infatti, “un autentico stato di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che tutti gli uomini meritano, specialmente i più poveri ed emarginati. Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti, come ho affermato in numerose occasioni, accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, indifesi e vulnerabili”.

Per questo – insiste –  “esorto tutti i fedeli della Chiesa cattolica e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati”. “La persona umana non è un mero individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto dotato di dignità che, attraverso la relazione costitutiva con tutti, specialmente con i più poveri, un po’ alla volta può maturare nella sua identità e vocazione”. Dunque “tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a considerare la legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, non viceversa”.

No al privilegio di alcuni e al sacrificio di altri

Certo, papa Bergoglio non nega che “allo stesso tempo, bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a proteggere le comunità da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre si trovavano nel Paese o prima dell’arrivo”. Ma accogliere, sottolinea, “non impedisce lo sviluppo di una politica che regolamenti una migrazione ordinata e legale”. Questo sviluppo, però, “non può avvenire attraverso il privilegio di alcuni e il sacrificio di altri. Ciò che si costruisce sulla base della forza, e non sulla verità sulla pari dignità di ogni essere umano, inizia male e finirà male”.

Rivolgendosi poi direttamente ai vescovi americani chiede, anzitutto, di “costruire ponti che ci avvicinino sempre di più” evitano “muri di ignominia”. E poi prosegue: “Riconosco i vostri preziosi sforzi, mentre lavorate a stretto contatto con migranti e rifugiati, proclamando Gesù Cristo e promuovendo i diritti umani fondamentali. Dio ricompenserà ampiamente tutto ciò che fate per la protezione e la difesa di coloro che sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani”.

Alla fine della lettera, papa Francesco invita a rivolgersi in preghiera alla Madonna di Guadalupe, chiedendole “di proteggere le persone e le famiglie che vivono nella paura o nel dolore a causa della migrazione e/o della deportazione. Che la Virgen morena, che ha saputo riconciliare i popoli quando erano in inimicizia ci conceda di incontrarci di nuovo come fratelli e sorelle, nel suo abbraccio, di fare così un passo avanti nella costruzione di una società più fraterna, inclusiva e rispettosa della dignità di tutti”.

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