Si trova in un quartiere del centro storico, multiculturale e con aspetti di degrado sociale. Confinante con il più famoso quartiere di Ballarò dove sorge Moltivolti. Precedentemente questa Chiesa era sede di una comunità che tra le caratteristiche aveva quella dell’aver elaborato e concretizzato il concetto di Ekklesia permanente. Come sapete la parola Chiesa deriva dal termine greco Ekklesia che significa “Assemblea” e che si usa per definire l’Assemblea della celebrazione eucaristica e per estensione il luogo fisico. Quando mi hanno raccontato di questa esperienza mi sono incuriosito e ho voluto conoscere meglio.
Il concetto in poche parole mi viene spiegato dicendo che l’Assemblea non può limitarsi a quella liturgica domenicale ma a partire da quella, l’Ekklesia è “permanentemente” convocata per vivere ed edificare la Comunità. Riflettendo, ragionando, prendendo posizioni di pensiero e di giudizio e avendo una partecipazione attiva nella vita del quartiere.
Precisamente L’assemblea permanente nasce nel 2007, per rispondere ad una esigenza rappresentata da diversi fedeli di avere uno spazio libero di confronto su tematiche inerenti la vita ecclesiale e sociale.
Una persona della comunità mi dice che: “negli anni è diventata un luogo aperto al dialogo e alla ricerca, scuola per diventare cristiani adulti. Ha adottato il metodo di incontrarsi due volte al mese e di affrontare, di volta in volta, un tema scelto tra quelli più dibattuti. In assetto assembleare ci si è liberamente confrontati ed alla fine della trattazione viene elaborata una sintesi della riflessione in appositi documenti che sono stati proposti alla comunità di riferimento (assemblea liturgica domenicale). A questa si chiede, tramite un referendum interno, di pronunziarsi con un si o con un no sul testo del documento prodotto che successivamente viene pubblicato sul sito web della comunità”.
Il punto di partenza è stato la Costituzione Dogmatica “Lumen Gentium” del 1964 che afferma il diritto/dovere dei laici, popolo di Dio adulto e consapevole, di ascoltare ed essere ascoltati facendo conoscere il loro parere su ciò che riguarda il bene della Chiesa.
E mentre nel tempo i temi di discussione si sono susseguiti, la comunità è maturata tanto da acquisire la consapevolezza di essere una comunità cristiana che ascoltando il Vangelo, vive i tempi di oggi in modo pieno. Una comunità di cattolici-cittadini, che si confronta con temi religiosi e laici e che è pronta a prendere posizione su tutte le questioni che ritiene di interesse.
Trecentosessanta gradi è l’angolo di visuale che ci siamo imposti. Guardiamo dappertutto, nella nostra città non meno che nella nostra Chiesa. Siamo e vogliamo essere (ma la verità è che ci piace essere) una comunità di cristiani adulti e consapevoli, non più disposti a subire condizionamenti o imposizioni non ritenute evangeliche.
E’ solo nel messaggio chiaro e semplice del Vangelo, infatti, che trova forza la nostra fede. Vogliamo amare in nostro prossimo e in lui vedere lo sguardo di Cristo. Vogliamo poterci indignare quando questo non avviene, quando la mistificazione dei comportamenti e di un certo modo di utilizzare il potere, sia esso civile che religioso, tendono ad assopire la coscienza.
A questi documenti, si aggiungano poi comunicati pubblici su questioni contingenti cittadine e nazionali e attività concrete di promozione della dignità umana, della giustizia sociale, della riqualificazione urbana, della solidarietà e dell’inclusione, nel quartiere e nella città.
Personalmente ritengo questa esperienza significativa e sicuramente un arricchimento alle mie riflessioni circa un modo nuovo di essere Chiesa.