L’entrata in Gerusalemme. La pace che non c’è

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L’entrata in Gerusalemme. La pace che non c’è

"Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: 'Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!’” (Lc 19, 37-38)

Spunti per rimuginare la Parola a cura di Gian Gabriele Vertova
Domenica delle Palme

Dal vangelo di Luca (19, 28-40)

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

Il monte degli ulivi

Luca inizia il racconto dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme nei pressi del monte degli Ulivi facendo riferimento in modo significativo alla località chiamata Betania. Proprio lì, alla fine del suo Vangelo, Luca ambienterà la scena dell’Ascensione, evento da lui situato nello stesso giorno della Resurrezione (Lc 24, 50-51).

Quindi si può dire, seguendo Luca, che l’intero Cammino  della Salvezza di Gesù inizi e termini a Betania. Ma il riferimento più significativo è al  monte degli Ulivi. Noi non riusciamo ad emozionarci  di fronte al successo di folla di Gesù di Nazareth (non a caso, secondo alcuni studi, sarebbe accaduto qualche mese prima…) perché associamo quel Monte degli Ulivi all’immagine di Gesù, qualche giorno dopo, angosciato per l’avvicinarsi della Passione e Morte.

Le acclamazioni che accolgono Gesù sono tratte dal Salmo 118 (25-26):  Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Rispetto al salmo però Luca  colloca, in luogo del grido fiducioso “Deh salva”( «Osanna») il termine «pace»: «Pace in cielo e gloria nel più alto del cielo» (Lc 19,38).

L’invocazione alla pace

Ci rendiamo conto che la folla dei discepoli nella discesa del monte degli Ulivi (Lc 19,37) riprende l’annuncio esultante proclamato a Betlemme da una moltitudine di voci angeliche: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Alla nascita di Gesù la via della pace (cfr. Lc 1,79; Is 52,7) appariva allora spianata e percorribile.

Nei pressi del monte degli Ulivi la voce dei discepoli «pieni di gioia» (Lc 19,37) proclama la stessa fede esultante.  Eppure le loro parole sembrano quasi suggerire che la pace dei cieli non riesce più a scendere sulla terra. «Cielo» e «terra» appaiono ancora disgiunti…

Anche in questo periodo difficile i Cristiani esprimono la richiesta con ancora più determinata insistenza, consapevoli  di  quanto ancora sulla terra la pace non vi sia.

Il partito dei Farisei

E siccome l’annuncio evangelico ribadisce che il Padre vuole la Pace, ci chiediamo se davvero anche noi lo vogliamo, ci domandiamo cosa possiamo fare, che strade dobbiamo intraprendere. Oppure ci siamo iscritti al partito dei Farisei  e ci siamo convinti che è meglio evitare l’annuncio della responsabilità della pace?

Davvero possiamo crederci cristiani se pensiamo le guerre inevitabili?

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Ada Doni

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