Gesù attraversa il lago di Tiberiade, dopo essere sfuggito all’ambiguo entusiasmo della folla. La folla lo raggiunge e intavola un confronto con lui. Gesù risponde: lui è il pane disceso dal cielo, la fede è l’unica “opera” da fare per raggiungere il Padre.
L’anoressima e la bulimia sono entrare nel novero delle malattie “moderne”. E, proprio per questo, sono citate come situazioni vitali esemplari che non riguardano soltanto il rapporto squilibrato con il cibo – il troppo o il troppo poco – ma diventano segno di malattie più profonde.
Per questo si può parlare anche di una qualche forma di anoressia interiore, di anoressia dell’anima. Davanti alla possibilità di mangiare tutto quello che vogliamo, qualcuno decide di non mangiare nulla. Noi, di fronte a Gesù, siamo spesso degli anoressici spirituali. Succede, infatti, che noi coltiviamo delle semplici curiosità su Gesù. Oppure “ci serviamo” di Gesù per avere qualche immediato vantaggio: come un cibo che si possa immediatamente mangiare. Per cui viene spontaneo notare che Le molte curiosità su Gesù sembrano essere direttamente proporzionali con la poca fede su di lui. Gli chiediamo molto, gli crediamo poco.
Abbiamo davanti a noi il cibo che scende dal cielo e chiediamo di farci guarire i nostri raffreddori.
E la fede può portare la risposta che ci aspettiamo se siamo davvero convinti che lui è il pane “disceso dal cielo”. Ancora una volta: è una questione di fede. Per questo, forse, il nome del cibo simbolo, citato dagli stessi interlocutori di Gesù, il pane del deserto, è “manna”. La parola “manna” è la trascrizione dell’espressione ebraica “man hu” che vuol dire: “che cosa è questo?”: è la domanda che gli ebrei si pongono di fronte al “cibo leggero” disceso dal cielo, in pieno deserto.
Dunque, il nome del cibo che ha nutrito gli ebrei durante la loro traversata del deserto, anticipazione pallida del cibo che dura per la vita eterna, è una domanda su qualcosa che stupisce e supera le attese degli uomini.
Se questo vale per il cibo che perisce, tanto più dovrebbe valere per il cibo che dura per la vita eterna. Per questo l’unica “opera di Dio” è “che crediate in colui che egli ha mandato”.