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Palermo, quartiere Ballarò, Moltivolti:
la storia del ristorante internazionale e co-working sociale 

E’ passata quasi una settimana dall’incendio che ha gravemente danneggiato Moltivolti, il ristorante internazionale e spazio di co-working situato nel quartiere più multietnico di Palermo, Ballarò.

Seppur sia fine febbraio, la giornata a Palermo è soleggiata e già primaverile. Roberta, socia fondatrice del progetto Moltivolti, mi aspetta fuori dalla sede del circolo Arci del quartiere di Ballarò, dove ha appena finito il corso di informatica per ragazzi e ragazze migranti.

Tu sei tra le socie fondatrici di Moltivolti. Chi c’è dietro a questo progetto di una Palermo inteculturale?

Siamo in sei soci fondatori ed è già la compagine sociale ad essere multiculturale: tra noi fondatori c’è una ragazza dello Zambia. Siamo aperti da 8 anni ed oggi, dopo tutto questo tempo, siamo a 35 dipendenti che vengono davvero da ogni parte del mondo. Solo per farti qualche esempio, il nostro cuoco viene dall’Afghanistan; ci sono poi persone da Senegal, Gambia, Zambia, Marocco, Tunisia, Sri Lanka, Costa d’Avorio; ma anche da paesi europei, come la Spagna. Adesso abbiamo anche Hamir, un tirocinante dalla Svezia: siamo un ristorante internazionale a tutti gli effetti!

Oggi Moltivolti è un’impresa sociale, che fonde insieme un’anima profit e una no-profit, cioè un ristorante e un co-working. Come funziona?

Come impresa sociale, ci basiamo su due assi. Il primo è l’asse profit, quello del ristorante, con cui siamo diventati nel tempo un punto di riferimento a Palermo. Con il ristorante facciamo advocacy, anzitutto attraverso il cibo. Palermo ha tantissimi ristoranti etnici. Quello che mancava, secondo noi, era proprio un ristorante che mettesse insieme le varie pietanze, in grado di creare una sintesi nella diversità, iniziando proprio dal connettere i gusti, ovviamente anche includendo gli ingredienti e i gusti della nostra terra, la Sicilia.

C’è un altro asse, quello no-profit, che consiste nel nostro co-working, un progetto attraverso il quale offriamo delle postazioni ad affitti molto basse ad associazioni (come quelle di migranti che negli anni si sono formate nel quartiere) e ai professionisti. Abbiamo anche uno spazio per eventi e proiezioni che lasciamo gratuitamente a tutti.

La forma dell’impresa sociale fa sì che, proprio grazie al ristorante, cioè la parte profit, possiamo anche sostenere le spese che ci richiede la parte no-profit. Teniamo molto al co-working, perché esso è un’occasione per tessere reti e collaborazioni tra le realtà locali del terzo settore. E quando queste reti funzionano bene, ne beneficiano tutti: prendi l’esempio dei migranti. A Palermo, quando arrivano nuovi migranti, non sono mai soli, perché la rete associativa è così fitta che, da qualsiasi parte arrivino, noi riusciamo a collaborare affinché si possa sostenere ogni persona nei suoi molteplici bisogni.

Tornando ai momenti iniziali del vostro progetto, come è nata l’idea di Moltivolti? E perchè avete scelto proprio il quartiere di Ballarò?

L’idea è nata, dieci anni fa, da un viaggio che io e gli altri soci fondatori abbiamo fatto in Senegal, quando un amico ci ha portati a conoscere il suo paese. Tutti noi soci avevamo percorsi più o meno simili, uniti dal fatto che tutti quanti avevamo passato una parte significativa della nostra vita nel quartiere di Ballarò. Ed è stato proprio il quartiere a fare da collante: come puoi vedere, Ballarò è un luogo incredibile, assolutamente multiculturale, dove c’è una commistione e una stratificazione di livelli economici e sociali diversi. E’ anche un quartiere molto stigmatizzato, soprattutto dalla Palermo bene. Tuttavia, noi ci siamo accorti che qui, da tempo, si prova, per lo più in maniera spontanea, a fare intercultura: i mercatai locali e stranieri lavorano assieme. In questo abbiamo visto un grandissimo potenziale.

A Palermo il vostro progetto gode di molto riconoscimento e stima. La Sicilia, con la sua tradizionale commistione di culture e col suo passato (e presente) di terra di emigrazione, è secondo te un luogo particolarmente ricettivo ai temi legati all’intercultura?

Abbiamo effettivamente una risposta fortissima da parte della comunità locale. Di fondo, la Sicilia come terra ha una grande apertura al diverso. Poi ci sono però momenti storici particolari dove questo sembra vacillare. Questo è accaduto sicuramente negli anni dei decreti Salvini, ma anche più di recente con la pandemia. La pandemia in particolare ha portato a grande diffidenza nei confronti degli stranieri, additati talvolta come untori. Le condizioni di povertà e di disagio socio-economico che si sono create o acuite non hanno certamente aiutato.

A Ballarò, però, sembra che la povertà e il disagio socio-economico non generino un contesto meno inclusivo, anzi. Cosa ne pensi?

E’ proprio così, a Ballarò la povertà non ha impedito la creazione di una cultura inclusiva. Di questo, a mio parere, ha un grande merito l’impegno attivo di tutte le associazioni che, nel tempo, hanno agito nel quartiere. La loro capacità di mettersi in rete, la vera e propria macchina della solidarietà che esse hanno formato, ma soprattutto la disponibilità a mettersi davvero a disposizione di tutti, senza distinzione alcuna, ha consentito alle persone di sentirsi parte di un tutto.

Salutato Roberta, continuo il mio giro per le vie di Ballarò, che vedo già con occhi nuovi. Osservo i tanti murales e striscioni a tema antirazzista e i volti delle persone per le strade. Mi rendo conto che Ballarò è un luogo che non si arrende di fronte ai notevoli ostacoli che ha di fronte, ma, forse anche con un po’ di realismo, non aspetta nemmeno che essi vengano rimossi dall’esterno.

Il mio giro termina proprio di fronte al locale di Moltivolti, adesso vuoto, con le luci spente e le finestre spalancate da cui ancora si sente odore di fumo. Penso a come, ancora una volta, sarà proprio l’impegno coordinato e la generosità delle persone e delle reti associative che, da tutto il mondo, stanno mandando le loro donazioni a Moltivolti, a consentire a Ballarò di riavere presto il suo luogo tanto speciale.

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