Si sta meglio e si nasce di meno. Problemi gravi e prospettive incerte

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La denatalità, grave problema per le società occidentali, sull’onda lunga della modernità. La ragione più paradossale: il benessere.
Mons. Goffredo Zanchi, autore dell’articolo, ha insegnato Storia della Chiesa e Patrologia presso il Seminario di Bergamo

Riguardo al tema della denatalità connesso a quello più generale della famiglia, mi sembrano utili e meritevoli di attenzione le riflessioni proposte da uno storico italiano, Andrea Graziosi, distintosi per gli studi sull’Unione Sovietica, ma pure attento a rilevare le grandi trasformazioni della società moderna, specialmente negli ultimi tre secoli. Del suo lavoro, Occidenti e Modernità [Il Mulino, 2023] mi limito a considerare sostanzialmente il primo capitolo.

Tre diverse modernità

Vi si distinguono tre Modernità: 

1. La Prima Modernità. Inizia nel sec. XVI e si afferma nel XIX e nella prima metà del XX. E’ caratterizzata dal progresso scientifico ed economico, dall’estensione della cultura, dall’elevazione delle classi popolari, dalla crescita incontrastata, ma complessivamente rapida, dei diritti degli individui ed in particolare di quelli delle donne. Si afferma sempre più la secolarizzazione. Questo modello affermatosi nell’Europa Occidentale ha permesso la formazione dei domini coloniali.

2. Una Modernità MinoreInizia in Russia con la Rivoluzione d’Ottobre del 1917. Dà dato origine ad un modello dalle medesime caratteristiche della Prima Modernità, ma economicamente più debole e meno libero. Si è dissolto più velocemente, eccetto dove ha sostituito un sistema economico inefficiente con uno più razionale, come è avvenuto in Cina.

3. La Modernità maggiore. Si affermata a partire dal 1945. Ha avuto come protagonisti gli Stati Uniti e l’Europa Occidentale. Ad essa è legato lo straordinario sviluppo del secondo dopoguerra, quei decenni dei miracoli economici e di miglioramenti continui che hanno caratterizzato i primi Trenta anni. La crescita economica e le maggiori disponibilità finanziarie hanno consentito ai governi di migliorare le condizioni di vita e di ottenere il consenso delle masse. I traguardi raggiunti sono stati interpretati come “diritti acquisiti”, cui è difficile rinunciare in situazione mutata come l’attuale.

Il tasso di natalità si abbassa. La causa: il maggior benessere

Una delle prime trasformazioni ha riguardato il tasso di natalità, sceso sotto la quota di 2,2 figli per donna, che è richiesta per colmare i vuoti per la morte. Ora, in Italia ed in molti paese europei, siamo molto al di sotto, attestati mediamente attorno a quota 1.3.  Per motivi ideologici, il richiamo alla politica di natalità promossa dai regimi dittatoriali di Germania e Italia, e per l’illusione del baby boom degli anni Cinquanta, si è tardato a comprendere questa trasformazione, che impedisce al ciclo economico di perpetuarsi. Con il forte ridimensionamento della classe contadina, in cui era occupata più della metà della popolazione, è stato prosciugato il serbatoio che forniva i soggetti che, trasferendosi in città, fornivano la mano d’opera necessaria. 

Il livello di vita migliore induce a una maggiore ricerca del proprio benessere

L’andamento generale demografico degli ultimi decenni prova che il minor numero di figli non è dovuto alla povertà, ma al maggior benessere. La possibilità di una vita nettamente migliore rispetto al passato induce ad una maggiore ricerca per il proprio benessere. 

A questo elemento si aggiunge l’attesa d vita, salito dal dopoguerra dai circa 55 ai più di 80 anni in soli quattro decenni. Questo prolungamento allontana la prospettiva della morte, creando l’illusione dell’eterna giovinezza, incrementa pratiche salutiste e diminuisce il desiderio di genitorialità. I figli sono considerati una zavorra che impedisce la piena realizzazione di sé attraverso la carriera e il tempo dello svago. 

Il faticoso mestiere di padri e madri

La denatalità si deve in primo luogo a cause psicologiche ed individuali da scelte e comportamenti individuali, cui soggiace il rifiuto della morte in una società in cui l’idea della propria finitezza diventa insopportabile. In questi simboli maternità e paternità cominciano ad apparire come forme di autodistruzione.

In questa analisi si segnala l’opera di Cristopher Lasch [La cultura del narcisismoNeri Pozza, 2020] sulla preoccupazione narcisistica per il sè che portava nel vicolo cieco del venir meno per la prosperità. Questa tendenza ha largamente dominato nella cosiddetta rivoluzione sessuale degli anni ‘60, nella promozione della libertà della donna dalla subordinazione del passato, nelle pratiche della contraccezione e più in generale nel modo di pensare la famiglia slegata dal matrimonio e basata sul più fragile legame affettivo. 

Penso che queste considerazioni sulle scelte e la psicologia dell’uomo contemporaneo non siano secondarie per la testimonianza cristiana e l’impegno pastorale. 

Una società di vecchi meno inventiva e dinamica

Per finire richiamo brevemente alcune conseguenze innescate dalla denatalità e che costituiscono seri problemi: l’invecchiamento della popolazione con il crescente peso degli anziani, volti a difendere i loro diritti a danno delle giovani generazioni [vedi il problema delle pensioni in Francia e delle rivolte anti Macron]. Si crea una società di vecchi meno inventiva e dinamica. La mancanza di forza lavoro esige necessariamente il ricorso agli immigrati, creando i problemi sulla regolarizzazione dell’immigrazione, l’integrazione e la creazione di società plurali. 

Le crisi economiche e la fine dell’illusione di un progresso ininterrotto hanno creato reazioni negative di ribellione e rivalsa contro un declino di cui non si vuol prendere atto e generato fenomeni di populismo, segnalato in Italia dalla ricerca di un leader in grado di risolvere problemi presentati demagogicamente come semplici.

Sono soltanto accenni a grossi problemi che pesano sulle nostre società occidentali. Molto utili le due letture segnalate.

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