
Quando cadde il Muro di Berlino, Gorbaciov divenne il presidente russo e Khol unificò la Germania, a noi boomers, ci sembrò di sognare.
Fine della Guerra Fredda, fine dei blocchi contrapposti, fine del pericolo atomico, fine delle dittature e delle ferite strascico della II Guerra Mondiale, democratizzazione dei paesi dell’ex URSS e avvio di un’era di pace.
Ricordo bene anche l’eccitazione per i documenti storici consultabili nell’ ex DDR e in Russia. Che pacchia per gli storici! Si sarebbe riscritta molta della storia del ‘900. E tralascio l’entusiasmo scatenato in Occidente per le cosiddette Primavere Arabe.
Il mondo virava verso la democrazia, l’uguaglianza, la libertà. “Nulla di più falso e mendace” avrebbe detto Nietzsche.
Da quel breve periodo di speranza ed euforia ad oggi, alla “Terza Guerra Mondiale a pezzi”, ai gravi problemi etici che travagliano le coscienze di chi non si accontenta dei campionati di calcio per essere felice, allo smarrimento dei pacifisti.
Certamente le ragioni e le colpe dell’Occidente sono molte, abbiamo offeso popoli per cui l’orgoglio nazionale è tutto, abbiamo cercato di approfittare economicamente di ogni più piccola occasione, siamo stati avidi, egoisti e superbi, come al solito. Non abbiamo sufficientemente promosso una cultura di convivenza, aiuto, partenariato; non abbiamo seminato speranza.
Però, perdonate la mia ingenuità: cosa servirà mai alla Russia qualche kilometro quadrato di Ucraina, se è il paese più grande del mondo? Se ha ricchezze strabilianti nel sottosuolo, se con le sue bellezze e la sua storia affascinante può attrarre turisti da tutto il globo?
Perché l’Iran, anzi la Persia, come la chiama il suo grande scrittore Kader Abdallah, deve affamare il suo popolo spendendo solo per gli armamenti, uccidere le sue donne che erano abituate a frequentare le università e partecipare alla vita civile e culturale, distruggere una generazione di giovani per far guerra all’Iraq, foraggiare i peggiori terroristi, tutto per tornare cosa? Alla Persia di Dario e di Serse?
Questa ossessione dei confini, delle etnie, del passato, della potenza. L’unico confine vero è quello della morte, l’unico limite vero è la nostra fragilità umana e affettiva, l’unica gioia è quella di trovarci in pace tra noi umani e la terra che abitiamo.
Quando nel Vangelo si dice di “porgere l’altra guancia”, io non credo che si volesse pronunciare una delle frasi che più è stata usata per ridicolizzare pacifisti e cristiani. Io credo voglia dire di portare alla comprensione chi ci sta mortificando o facendo del male, di non adeguarci alla violenza che contagia uomini e luoghi, che tira fuori il peggio dell’umanità. Non adeguarsi alla violenza del linguaggio, alla volgarità cattiva del disprezzo, del sarcasmo, del bullismo.
Sapete cosa sarebbe bello? Che tutti i religiosi, le religiose, preti, suore, imam, pope, muftì, bonzi, rabbini e cardinali, papi e reverendi si fossero messi davanti alle armi, con croci e simboli religiosi di ogni tipo, luogo e storia. Migliaia di persone da uccidere mentre pregano per la pace. Con gli elicotteri e le telecamere di Al Jazira, CNN etc. a filmare il tutto.
Forse avrebbero avuto ugualmente lo stomaco di passarci sopra con i cingolati.
O forse no.