Forse si avvia alla conclusione la sfibrante telenovela che vede protagonisti, da una parte il giocatore olandese che vuole andare alla Juve e, dall’altra, l’Atalanta che non ha fretto anche per non dare l’impressione di arrendersi alle pressioni del suo giocatore. Koopmeiners ha presentato diversi certificati medici per giustificare le sue assenze agli allenamenti a causa della situazione di stress nella quale si è venuto a trovare.
Il tutto ha contribuito a creare un’immagine negativa nei tifosi e non solo. Quello che manca a Koopmeiners è un minimo di eleganza e, componente essenziale dell’eleganza, una dignità più forte del calcio e degli interessi più sacrosanti.
Quando manca quella si fatica a vedere l’uomo dietro il giocatore e il giocatore resta solo giocatore. Cioè è uno che si limita a tirare calci al pallone e a intascare soldi.
Il calcio, in effetti, dovrebbe essere una componente della persona. Nel caso di Koopmeiners l’osservatore esterno ha la sensazione che la persona è diventata una componente trascurabile del calcio.
Mi viene sempre in mente, in casi come questo, l’aforisma famoso: “Lo stile è l’uomo”. Come noto è di Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707 – 1788), naturalista, biologo, zoologo, matematico e cosmologo francese.
Ecco: in Teun Koopmeniers c’è poco stile. Per cui, insieme con la frase, mi viene sempre in mente anche la facile conseguenza che, dove c’è poco stile è probabile che ci sia anche poco uomo. Peccato perché in un personaggio così esposto come lui, un pizzico di sana umanità, veicolata dalla fama del mestiere che fa, sarebbe stata molto utile. A lui e a noi.
Infatti, vedere uomini che restano uomini anche mentre tirano calci al pallone, mentre corrono a piedi, mentre corrono in bicicletta, mentre fanno piroette su una trave, mentre menano pugni per gioco… è particolarmente gratificante.
In questo senso mi ha sempre scocciato il fatto che Koopmeiners, dopo tre anni di residenza in Italia, non sappia ancora spiccicare un minimo di italiano decente. Come a dire a tutti noi che lo ammiriamo per i suoi calci al pallone: il mio mestiere è tirare calci. Non sono obbligato a parlarvi e neppure ad ascoltarvi. E delle relazioni e dei rapporti chissenefrega.
Poi Koopmeiners passerà alla Juve. Ma di tutta la vicenda ci resterà comunque il retrogusto acidognolo di una cosa che proprio non siamo riusciti a farci piacere.
P.S. Devo precisare che sono tifoso “sfegatato” dell’Atalanta, da sempre e lo sarò di certo fino alla fine dei miei giorni. E Koopmeiners è un giocatore di grande qualità. Ma, proprio perché sono tifoso, non mi basta che sia soltanto un abile giocatore.