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Il futuro del pianeta. Non se ne parla più

"L'attuale crisi energetica collegata alla guerra in Ucraina potrebbe accelerare la transizione all’uso di fonti rinnovabili ma potrebbe anche spingere in direzione opposta"

Rust never sleeps. La ruggine non dorme mai…
e nemmeno la CO2 nell’atmosfera.

Mi veniva in mente il titolo di questo album di un cantautore canadese di molti anni fa mentre leggevo della recentissima pubblicazione del terzo capitolo del Sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Era il più atteso perché si concentra sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, ovvero sulle azioni da intraprendere per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra ed  arrivare alle zero emissioni nette.

Siamo a un bivio”, ha detto il presidente dell’IPCC Hoesung Lee durante la conferenza stampa di presentazione del terzo capitolo.

Le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento.

La finestra per agire si sta chiudendo

Un messaggio di speranza che però ha dei limiti perché, dice il rapporto, “la finestra per agire si sta chiudendo rapidamente”. Ciò che risulta dagli scenari delineati dall’IPCC è che senza un rafforzamento delle politiche climatiche le emissioni di gas serra continueranno ad aumentare anche dopo il 2025. In quel caso si riaverebbe a un riscaldamento globale ben superiore  ai 1,5 °C previsti dall’accordo di Parigi del 2015.

Per restare entro il limite di 1,5 °C rimangono infatti solo tre anni per raggiungere il picco delle emissioni, per poi ridurle progressivamente fino ad avere zero emissioni nette entro il 2050. Un traguardo fondamentale perché comporterebbe che la temperatura media globale si stabilizzi dopo tale data.

Ridurre i combustibili fossili

Tra le azioni da intraprendere per arrivare alle zero emissioni  nette l’aspetto energetico è certamente quello che ha il peso maggiore nel documento. Ciò che gli autori sottolineano è che per limitare il riscaldamento globale è necessaria in primis una sostanziale riduzione dell’uso dei combustibili fossili.

“Ciò che manca è la volontà politica di compiere un deciso passo in questa direzione”, ha commentato la direttrice esecutiva del programma ambientale dell’Onu, Inger Andersen.

Anche le paorole del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres nel presentare l’ultimo rapporto IPCC, sono state durissime. Ha parlato senza mezzi termini di “una litania di promesse climatiche non mantenute”.

L’attuale crisi energetica collegata alla guerra in Ucraina potrebbe accelerare la transizione all’uso di fonti rinnovabili ma potrebbe anche spingere in direzione opposta. Ad esempio potrebbe essere rilanciato l’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica. In proposito Gutierrez ha detto: “Investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è moralmente ed economicamente una follia”.

Giornali e telegiornali tacciono

Intanto osservo che la notizia della pubblicazione del rapporto dell’IPCC non è apparsa  in prima pagina sui quotidiani nazionali, ma nemmeno nelle pagine interne. Le diverse crisi umanitarie, energetica, alimentare, finanziaria connesse con la guerra e lo strascico della pandemia che tarda ad esaurirsi occupano tutta la nostra attenzione. La lotta al cambiamento climatico rischia così di tornare a non essere una priorità.  Nel frattempo però… rust never sleeps.

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