Fine anno. In bilico fra caos e speranza

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Il grande caos del mondo attorno a noi.
L’aspirazione vero l’ordine e la speranza.
L’uomo artefice del proprio destino

Basta cliccare sul tasto ON di un qualsiasi telecomando TV per essere inondati, in ogni casa, da un fiume di cattive notizie. Non occorre l’assistenza di un geo-politologo alla Kissinger per stilare il catalogo dei mali del mondo: guerra, guerre e guerriglie endemiche, globalizzazione, inverno demografico, Covid, movimenti migratori massicci, mutamento climatico…

Il mondo, oceano di caos

Il mondo appare come l’oceano del Caos con qualche isola di Cosmos. Viene voglia di gridare: “A peste, fame et bello, libera nos Domine!”.  I cristiani hanno qualche dolore in più, almeno qui in Europa: stanno scomparendo. In altre parti del mondo, dal Medioriente, all’Asia, all’Africa sono perseguitati e uccisi a causa della loro fede. A questi “mali” si devono aggiungere “i malanni” di ordinaria amministrazione, quelli che toccano a ciascuno nel corso dei giorni. Sarà per ciò che il Censis ha individuato nel suo Rapporto 2022 una nuova malattia degli Italiani: “la malinconia sociale”.

La sensazione più diffusa è quella di “camminare in una valle oscura”. E ogni volta che bussiamo alla porta del futuro, chiedendo alla sentinella di Isaia, che vigila a Seir in Edom: “A che punto è la notte?”, quella risponde beffarda: “ Se volete interrogare, interrogate pure; tornate un’altra volta…”.

La speranza nonostante

Ma noi non possiamo vivere senza sperare. La speranza è come l’aria. 

Per non perderla, dobbiamo circoscriverne rigorosamente  l’orizzonte. In che cosa possiamo sperare? 

E’ necessario tracciare un confine tra la speranza e l’illusione, partendo dalla Realtà, nella quale siamo stati gettati, senza nostra scelta, dalla nascita.

Da quando ciascuno di noi ha aperto gli occhi sul mondo, tentiamo di costruire un ordine attorno a noi, un “Cosmo”, regolato da leggi, perciò prevedibile nei suoi comportamenti e nella sua evoluzione. Il “Cosmo” è una costruzione, perché la condizione ontologica dell’Universo, della natura fisica e animale e perciò anche della specie “Homo sapiens” è tutt’altro, è il Caos, è l’entropia. In ciò consiste la finitudine dell’uomo e perciò della Storia. E’ una condizione difficile da accettare, perché ogni cellula del nostro essere è protesa verso l’Essere, verso la Vita, verso un giardino delle rose. La speranza ha una base biologica.

Da quando ciascuno di noi ha aperto gli occhi sul mondo, tentiamo di costruire un ordine attorno a noi, un “Cosmo”

Il pensiero cristiano, quello dei Vangeli, di San Paolo e dei Padri della Chiesa, ha fornito una giustificazione teologica della speranza, che è appunto la seconda delle tre virtù teologali. Si tratta di “un’invenzione” nata dalla rielaborazione dello zoroastrismo e dell’ebraismo. Per Zoroastro, la Storia è il teatro storico-cosmologico di una lotta tra il Bene e il Male. La venuta di un Messia farà pendere la bilancia dalla parte del Bene, la Storia e il Cosmo saranno redenti, avvolti in eterno dalla Luce. Il singolo deve solo collocarsi dalla parte giusta della Storia.

Gli Ebrei, influenzati al tempo della cattività babilonese dallo zoroastrismo, vi attinsero un più rigoroso monoteismo – rispetto all’enoteismo e al politeismo che pure affiorano nella Genesi –  e un’idea secolare del Messia, inteso come liberatore politico del popolo ebraico dai suoi oppressori, prima persiani, poi romani. Il pensiero cristiano ha eliminato la versione secolarizzante del Messia e ha tenuto aperta la Storia, che nel pensiero classico-ellenistico finiva per girare su ste stessa, in un eterno ritorno ciclico. Aperta, cioè affidata alla libertà degli uomini, sottratta al Fato e al Destino. Dopo l’Incarnazione, la Storia si apre. In che senso? “Storia aperta” vuol dire “solo” che essa dipende dall’esercizio della libertà e della responsabilità di ciascun degli 8 miliardi di individui, che respirano oggi sul pianeta. 

L’uomo, “sentinella che veglia nella notte”

Nel pensiero corrente di molti cristiani si è imposta un’idea mitologica della Provvidenza che conduce la Storia per mano verso un approdo sicuro. Purtroppo, Dio non conduce per mano nessuno, non toglie le castagne dal fuoco né ai singoli né alla specie. La specie umana come tale non è destinata ad un fine lieto o triste. Non ha nessun destino. Solo quello che è capace di darsi. Essa è  il prodotto dell’interazione prima di migliaia, poi di milioni, oggi di 8 miliardi di persone.

Il cristiano non deve recarsi nella notte ad interrogare la sentinella. E’ lui “la sentinella che veglia nella notte”, impegnata a leggere i segni del tempo.

Di questa virtù c’è oggi bisogno. Perché l’incapacità di leggere i segni porta o a stordirsi sul solo presente o a vagare come profeti di sventura.   

Detto con Etty Hillesum:

Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza avere prima fatto la nostra parte dentro di noi”.

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