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Lettera aperta di un impegnato nel PD che sta per andarsene. Si è lavorato molto ma il partito non ha recepito nulla. La base è costantemente snobbata. Ci si preoccupa di vincere le elezioni: mancano prospettive a lungo respiro. L’interlocutore è il PD di Bergamo. Ma è così solo a Bergamo?

Caro PD, ti scrivo: forse le cose che ho da dirti non ti piaceranno, ma devo dirtele. Devo dirti pubblicamente ciò che mi sta separando da te. 

Lo faccio, perché ti ho voluto e ti voglio bene: fin dalla tua nascita nel 2014 ho scelto te come strumento per avere la possibilità di servire il mio Paese e la mia Città, per renderli migliori, più belli ed attraenti e più vivibili, mettendo a tua disposizione le mie competenze professionali e di vita.

Sì, ho lottato per un futuro migliore, di sviluppo e di crescita, per un ambiente più bello e pulito, e soprattutto contro le disuguaglianze, che ancora oggi conducono alla povertà fasce sempre più ampie della popolazione, sottraendo futuro alle giovani generazioni e nuove generazioni ad una popolazione sempre più anziana.

Ho avuto fiducia in te ed ho riposto in te grandi speranze: ma oggi no, sono triste ed amareggiato, deluso.

Manca l’ascolto della base

Al Tavolo Lavoro, prima cittadino poi provinciale, del quale sono stato orgogliosamente segretario per circa sei anni, avevano partecipato persone di rilievo del mondo del lavoro: i segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL, rappresentanti del “Tavolo per lo sviluppo e la competitività” basato sul Rapporto OCSE del 2015, dirigenti di azienda, di Agenzie per il lavoro e di CPI di rilievo nazionale, dirigenti scolastici, oltre a diversi iscritti al partito. Avevamo fatto un lavoro importante, culminato con l’emissione di un “Manifesto per il lavoro”, che ci aveva coinvolto per oltre due anni e che era stato poi approvato come documento ufficiale del Partito dalla segreteria provinciale. Si facevano proposte concrete, che anticipavano spesso le direttive del PNRR: non se ne fece più nulla.

Numerose assemblee cittadine e provinciali sono state luogo di discussione e di confronto, anche con la partecipazione di parlamentari e con la votazione di mozioni impegnative, ma tutto questo lavoro non ha mai avuto alcun seguito.

Le Agorà, organizzate da Letta, alle quali abbiamo partecipato numerosi e fiduciosi per far sentire la nostra voce, non hanno avuto alcun seguito.

Potrei continuare: ho raggiunto la consapevolezza che noi, alla base, possiamo dire tutto quello che si vuole, fare le proposte più belle, metterci a disposizione con passione ed energia, ma poi nulla cambia, si continua allo stesso modo di sempre,  con la “bassa politica”, fatta di accordi e decisioni prese sulla nostra testa e senza il nostro coinvolgimento.  

Prevalgono le ambizioni personali, la voglia di emergere, di entrare nel gruppo ristretto delle decisioni che contano, non lo spirito di servizio delle origini, non la passione di partecipare alla Politica per partecipare alla costruzione di un mondo migliore

Manca una visione

Sembra che la preoccupazione più importante, nelle strutture di partito, sia quella di vincere le elezioni, per “impedire alla destra di governare”, senza rendersi conto che senza una “visione” sul futuro del nostro Paese, di ciò che si vuole e si deve fare per migliorare la “qualità della vita” dei nostri concittadini, non ci sono elezioni che tengano.

Bisogna affrontare di petto le tre questioni più importanti:

Il lavoro

E’ urgente e necessario mettere fine ai 900 “contratti pirata”, fatti unicamente per tenere bassi i salari e per togliere dignità al lavoro. Il lavoro deve essere riqualificato come valore umano, per il sostentamento e la dignità della persona. Si parla molto della “responsabilità sociale di impresa”, che deve diventare strumento di crescita umana e professionale per chi vi partecipa: è questa la strada maestra per rendere l’impresa più competitiva, sfruttando le sinergie di inventiva ed innovazione derivanti dalla messa in comune delle abilità e competenze professionali di ciascuno.

Trasparenza, rispetto reciproco, disponibilità e competenza debbono essere i valori alla base di qualsiasi organizzazione. Occorre quindi dare finalmente attuazione agli articoli 39 e 46 della Costituzione, per dare nuovo slancio all’economia del nostro Paese.

Le tasse

L’evasione fiscale deve diventare un reato che genera “vergogna sociale”, come una “rapina”, come di fatto è. L’evasione fiscale ostacola la redistribuzione del reddito, per il sostentamento ed il coinvolgimento dei più deboli, provoca mancanza di risorse, impoverisce il Paese. Basta uso del contante, che, diciamocelo chiaro, è utilizzato unicamente per i pagamenti in “nero”. Basta con il “dumping” fiscale a livello europeo e venga avviata finalmente una “armonizzazione fiscale” tra tutti i Paesi della UE. Si dia infine attuazione alla coordinazione di tutte le banche dati digitali, per portare alla luce gli evasori. Norme semplici, non costose, ma estremamente efficaci per il raggiungimento della vera “giustizia fiscale”.

L’ambiente

Le regioni, soprattutto quelle più piccole (Vedi  Marche, Umbria, Molise, Abruzzo, Basilicata, Calabria, ecc. che hanno una popolazione  più o meno pari a quella di una media città del Nord)  non hanno strutture e mezzi necessari per affrontare un tema così importante come quello della difesa del suolo dai cambiamenti climatici. Occorre centralizzare la gestione del dissesto idrogeologico, affidandolo ad una sorta di “protezione civile ambientale”. Allo stesso modo non può essere demandata l’urbanistica a piccoli comuni di alcune centinaia di abitanti: la programmazione dell’uso del suolo ovvero i PGT devono essere affidati a organismi sovracomunali, dotati di strumenti e di regole centralizzate rigide per la protezione del suolo, che è il bene primario ambientale. Non basta azzerare il consumo di suolo, occorre rimettere a verde anche suolo già occupato, per creare nelle città aree verdi, per temperare le “isole di calore”.

E’ necessario modificare abitudini di vita consolidate, per indurre i cittadini a rinunciare all’automobile come mezzo prevalente di trasporto: occorre una campagna di formazione civica che dovrebbe trovare nel PD il maggiore sostenitore.

In definitiva, mi chiedo: dove sei PD? Quando, se non ora, farai sentire alta la tua voce per costruire un futuro socialmente ed ambientalmente più sostenibile?

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