Dal giornale francese “La Croix” del 6 luglio:
Se, in facciata, il potere russo vanta i meriti della società cristiana tradizionale e ortodossa, una parte dei membri della Wagner si dichiara, da parte sua, seguace della Rodnoveria, una forma di neopaganesimo slavo strutturata “attorno a credenze nelle forze della natura, nell’arte della divinazione o della stregoneria”, spiega lo storico Antoine Nivière, professore di civiltà russa all’università della Lorraine. Questa appartenenza religiosa può essere visibile sui corpi di alcuni combattenti, che esibiscono tatuaggi che rappresentano una svastica o un Kolovrat (equivalente della svastica, dedicato al dio slavo del fuoco e composto di otto raggi), oppure dei medaglioni raffiguranti il martello di Thor – dio del tuono nella mitologia nordica – o uniformi con galloni stampigliati con simboli runici (la runa “era un simbolo ideografico o pittografico di qualche principio o potere cosmologico, e scrivere una runa significava invocare e dirigere la forza che rappresentava).
In una parte dell’Europa – soprattutto nei mondi slavi e scandinavi – la Rodnoveria è abbinata a una ideologia di estrema destra.
Dunque, le forze politiche e militari di destra si rifanno a forme religiose pagane. Aggiungo: o a una interpretazione paganeggiante del cristianesimo. Mio personalissimo parere e senza allusioni, per l’amor del Dio Thor.
“Palloncini azzurri in cielo, fumogeni e un lungo applauso sulle note de “La vie en rose” di Edith Piaf sul sagrato di Luzzana, a conclusione del funerale… La Val Cavallina si è fermata ieri pomeriggio per l’ultimo saluto a Davide Mutti, il meccanico di 24 anni di Borgo di Terzo morto in un incidente domenica sera a Vigano San Martino”. Così l’Eco del 6 luglio.
Commovente, per certi versi: i giovani hanno voluto ricordare a modo loro l’amico scomparso. A modo loro, appunto. Ma il modo “giovanile” di celebrare la morte è di fatto quello di esaltare la vita, come è naturale che sia per dei giovani. Ma la vita che si esalta è la nostra che siamo ancora qui e non quella del defunto che se ne è andato. Oppure è la vita di prima del defunto che, però, è definitivamente conclusa.
I giovani, cioè, fanno esplodere l’assurdo della morte che può essere ricordata solo da quello che non è la morte. Perché aveva ragione Epicuro: “Quando ci siamo noi la morte non c’è e, viceversa, quando c’è la morte non ci siamo noi”. Ma ci sarà un giorno in cui noi ci saremo e la morte non ci sarà. Ma non ci sarà più e non morirà più nessuno. E’ l’annuncio cristiano. Il quale non parla di ciò che è stato prima ma di quello che è incominciato dopo. Ma bisogna crederci. E questo non va di moda. Né a Luzzana né altrove.