
L’anno finisce e muore Papa Benedetto. Strana, inquietante coincidenza. Si ha la sensazione della fine, di un non-ritorno di qualcosa.
Di che cosa non è facile sapere. Si dice da molte parti che sta morendo un mondo, che una “certa Chiesa” sta finendo.
Forse la Chiesa del potere che Papa Benedetto ha contribuito a far finire con le sue coraggiose dimissioni le quali, per un’idea superiore di servizio, hanno segnato, appunto, la fine di un esercizio di potere.
Dopo i fracassi di fine anno, è iniziato il 2023.
Ma la festa è per quello che finisce o per quello che inizia?
Se è per quello che finisce non si dovrebbe far festa: è passato un altro anno, è passato e non torna più. Per qualcosa che muore non si dovrebbe cantare ma fare lamenti.
Se è per quello che inizia, la festa è un azzardo. Si fa festa solo perché è incominciato. Ma non si sa come sarà, cosa capiterà dopo questo inizio.
La festa di fine anno è strana, dunque. O è una festa su ciò che non c’è più o è un azzardo su ciò che non c’è ancora.
Si usa augurarci buon anno. Anche noi ci accodiamo. Buon anno a tutti.
Ma a tutti chi?
I destinatari più in vista, quelli di cui mi si parla continuamente sono Putin, Zelensky, Biden, Xi Jin Ping, e poi Meloni, Salvini, Tajani… e compagnia. Ma loro sono là e io sono qui. Tra me e loro è scavato un abisso, largo quasi come quello tra l’inferno del ricco epulone il “grembo di Abramo” dove vive felice il povero Lazzaro. E quindi, niente da fare. Se facessi gli auguri a tutta questa brava gente sarebbe come se li facessi a me stesso. Sarebbe del tutto inutile. E allora non li faccio.
Mentre invece sul mio Whatsapp sono fioriti molti auguri: parenti, amici, persone note, variamente conosciute e benvolute, anche al di fuori del cerchio delle parentele strette e delle conoscenze note.
Ecco la stranezza di questi auguri di inizio anno. Gli auguri importanti sono impossibili. Gli auguri possibili sono soltanto quelli che scaldano, che “mi stanno a cuore”: alla lettera: che nascono da dentro. Sono gli auguri che si fanno soltanto perché, appunto, nascono da lì, dal cuore. E “il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”, diceva Pascal.
Buon 2023, dunque, a tutti quelli che ci stanno a cuore, con la speranza che il cuore sia sufficientemente caldo da scaldare oltre i nostri piccoli confini.
Auguri!