Analfabetismo “funzi”

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Che cosa è l'”analfabeta funzionale”. L’espressione per pochi dice una realtà che è di molti.
La scuola fatica, la società non “sente” l’urgenza educativa.
Il rischio di una società sempre più manipolabile

Alberto Carrara, commentando i recenti risultati dell’indagine (Survey of Adult Skills) OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti che vede l’Italia collocarsi agli ultimi posti fra i paesi industrializzati, scrive: Quasi un terzo degli Italiani ha mancato l’aggancio con una semplice cultura di base. Questi italiani che strumenti hanno per gestire bene i loro interessi personali, le loro famiglie e che criteri hanno per scegliere bene quando vanno a votare?

Il fenomeno e le sue pesanti conseguenze sociali

Secondo la definizione Unesco (1984) l’analfabeta funzionale è “una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità.” Il concetto è poi stato ampliato e le statistiche OCSE includono anche l’esecuzione di calcoli matematici semplici, l’utilizzo delle tecnologie digitali di base, la conoscenza non superficiale degli eventi storici, sociali e politici e il senso critico, fattore sempre più rilevante considerato il crescente problema della diffusione delle fake news.

La gravità del problema venne ben evidenziata anni or sono da Tullio De Mauro (1932-2017), linguista ed ex ministro dell’Istruzione, che definì l’analfabetismo funzionale “uno dei più gravi intoppi che blocca l’ascensore sociale e lo sviluppo socioeconomico, sia individuale che collettivo.” Basti pensare alla drammatica correlazione statistica tra analfabetismo funzionale e criminalità.

Le sue radici immediate. La scuola

Quali le cause? Il fenomeno risente fortemente delle condizioni economiche e del livello culturale delle famiglie di provenienza; delle aree geografiche (vedi il divario fra Nord e Sud); elemento fondamentale è tuttavia la difficoltà del sistema scolastico nel raggiungere gli obiettivi formativi. La scuola, nella generale crisi di credibilità delle istituzioni, è forse quella che più ne ha sofferto: molti gli insegnati demotivati, frustrati, costretti a fare i conti con genitori trasformati in “sindacalisti dei figli”, se non addirittura delegittimati come attesta il crescente numero di aggressioni fisiche che si registrano nei loro confronti.

A ciò si aggiunga il fatto che, se un tempo il “pezzo di carta” poteva se non garantire ma almeno favorire concretamente l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, oggi in molti casi il percorso scolastico non è in grado di fornire gli strumenti per rispondere alla domanda di professionalità richiesta dal mercato.

Le radici profonde: una società che ha rinunciato ad educare

Ma la scuola è a sua volta lo specchio della società, una società che non fa figli, che non guarda e non investe sul futuro, che pare aver rinunciato alla fatica di educare, ad insegnare ai giovani ad affrontare l’impegno, la dedizione, lo sforzo così nello studio come in altri ambiti di attività: non è un caso che la percentuale di persone con basso titolo di studio che non pratica sport è oltre il doppio di quella con un titolo di studio più elevato. Secondo l’Osservatorio Valore Sport Edizione 2024, l’Italia si posiziona all’ultimo posto tra i Paesi OCSE per bambini sedentari, con una quota del 94,5% di giovani tra 11-15 anni che non praticano un adeguato livello di attività fisica, con gravi ricadute sulla salute (es. obesità). 

Tutto questo mi pare coerente con il modello consumistico proposto dalla nostra società, quello del tutto facile, del tutto semplificato, del “tutti promossi”, del disimpegno anzi della irresponsabilità, del tutto subito: basta un click e in meno di 24 ore ti trovi il prodotto desiderato (superscontato!) consegnato in un bel pacco a casa tua. 

Silvio Garattini, il noto oncologo e farmacologo, sostiene che l’abuso di farmaci tipico della nostra società deriva proprio dal fatto che sempre più spesso si preferisce prendere una pastiglia al giorno piuttosto che impegnarsi con una dieta equilibrata e dell’esercizio fisico!

Il “messaggio” di don Milani ancora attuale

Don Lorenzo Milani, che aveva fatto della formazione il fondamento dell’azione pastorale nella ferma convinzione che solo un uomo provvisto di adeguati strumenti culturali potesse essere un cristiano adulto e un cittadino emancipato, consapevole, libero, pronto ad affrontare le sfide della vita, non risparmiò alcuno sforzo nella scuola di Barbiana, aperta sette giorni su sette domenica compresa, senza neppure lesinare sonori scappellotti ai ragazzi che non rispettassero le consegne. 

Ma c’è anche un altro campo dove l’analfabetismo funzionale è preoccupante, anzi doloroso, ossia in materia religiosa: di questo parleremo nel prossimo articolo.

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