Tra ‘400 e ‘500. Momenti di pittura religiosa tra Bergamo e Brescia

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Tra ‘400 e ‘500. Momenti di pittura religiosa tra Bergamo e Brescia

Un intenso esempio in Accademia Carrara

Cristo con la croce e un devoto
di Alessandro Bonvicino detto Il Moretto – 1518 
olio su tela – cm. 78×62

Natura e storia

La scena si svolge in paesaggio ondulato da lievi colline tra la luce e le ombre del crepuscolo minacciato da nuvole temporalesche. 

L’orizzonte sereno è oscurato da un fitto boschetto vibrante di riverberi dorati; un pastore con una pecorella caricata sulle spalle torna al gregge verso un albero tenero, solitario, in controluce.

Sul plinto di marmo sbocconcellato, rudere di un edificio classico, una scritta corrosa dal tempo riporta i versetti finali dalla Prima lettera di Paolo a Timoteo (2,1-6): ”…Unus enim Deus, unus et mediator Dei et hominum…”.

Ti raccomando dunque…che si facciano domande, suppliche, preghiere …per re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti.…Che io non resti confuso…

Vicino al rudere, in primo piano, un giovane uomo dalla calvizie incipiente è in ginocchio. La sua cappa nera rende la figura solenne e monumentale, contrappunto in crescendo tra gli scuri di cielo, bosco, ombre di nuvole. 

Concentrato nella meditazione, l’uomo sospende la lettura e il libro scivola a terra capovolgendosi; sulla pagina aperta si legge il versetto del Salmo 31: 

“…fa splender il tuo volto sul tuo servo, salvami per la tua misericordia. Signore che io non resti confuso…” (31, 16-18).

Incrocia al petto le braccia, alza la testa e nel paesaggio si materializza la visione del suo pensiero: Cristo risorto avanza; porta la croce che occupa e definisce lo spazio; stende la mano e alza lo sguardo vero l’alto dove il cielo tempestoso si apre in girali di luce contemplate da minute figure ectoplasmatiche.

La luce investe Cristo e si rifrange sull’uomo: le parole dell’apostolo Paolo sono diventate immagine.

Il tempo ha rovinato i monumenti edificati da “quelli che stanno al potere”; ha corroso anche le parole del messaggio dell’Apostolo. Da qualche tempo nuove idee “confondono” le menti in tema di salvezza, di autorità di grazia, di colpa; nuovi mondi si affacciano alla storia; nuove forme di potere minacciano la “vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità”; il libero arbitrio insidia secolari certezze.

La Parola si fa immagine

In questo dipinto – per lungo tempo riferito alla somma arte di Tiziano – Moretto penetra in quella che verrà chiamata psiche, dà forme alla preghiera, mette in scena i dubbi e il travaglio di chi cerca. La sua é una pittura potentemente nuova che va oltre il dato tangibile per rappresentare il sentimento dell’uomo nelle vicende del tempo.

Moretto nella pala di sant’Andrea – 1536 (particolare)

Tre generazioni di pittori tra Bergamo e Brescia. Alessandro Bonvicino, detto Il Moretto, nasce in una famiglia originaria di Ardesio; è allievo a Brescia di Vincenzo Foppa; incontra a Bergamo Lorenzo Lotto e ne interpreta in modi originali le novità espressive; sarà maestro di Giovan Battista Moroni.

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