A poco più di una settimana dall'elezione è possibile cercare di capire chi è il nuovo Papa.
Ma non bastano le cronache della storia familiare e delle esperienze pastorali.
La Chiesa, la sua storia e la situazione attuale che ci tocca intensamente
La natura effimera del blog permetta a un filologo, che è abituato a calibrare le parole, di dare sfogo a qualche impressione immediata, che porta comunque lo stigma della precarietĂ . E consenta di sbilanciarsi di fronte al nuovo Papa verso il quale, a maggior ragione, si deve conservare e professare rispetto e devozione e custodire la serietĂ dell’attesa. Ma attesto – a debole giustificazione - di avere in questi giorni letto molto di quanto la cronaca corrente offriva sul conto del nuovo Papa e di fondarmi su notizie che mi sembravano non avventate.Â
La faccia pallida, la postura da prete. E la mitezza fiera
Non sono un esperto di fisiognomica, né credo che da questa si possano ricavare conclusioni definitive alla Lombroso. Ma appena ho visto la figura del cardinal Prevost, vestito da Papa, affacciarsi alla Loggia di S. Pietro mi hanno colpito la faccia pallida e la postura da prete come ce le consegna la tradizione vulgata. Ma nello stesso tempo notavo una mitezza fiera, che mi è parsa lontana tanto da una disinvolta sicurezza quanto da una umiltà indecisa.
Del resto, la sua biografia ce lo presenta come un Generale d’un ordine antico e geodiffuso, quello degli Agostiniani, e poi come un Prefetto della Congregazione dei vescovi, che è il dicastero preposto alla istruttoria per la nomina dei vescovi. Se ne poteva dedurre perciò che fosse persona abituata a decidere sia tra confratelli (dell’ordine) sia con alti prelati e consessi episcopali, consci e gelosi della propria autoritĂ . Del resto, tutti quelli che l’hanno conosciuto lo hanno presentato come uomo di ascolto silenzioso, ma capace di prendere decisioni senza delegarle.Â
I "Leone" del passato. L'"odore delle pecore" (o dei lama)
GiĂ la scelta del nome assunto e il suo primo discorso ai fedeli e i molti profili che si leggono di lui danno la sensazione di un cuore sociale. Il nome scelto è quello del Papa della prima enciclica sociale (Rerum novarum, del 1891), ma anche del papa Leone I, detto Magno, che nel sec.V seppe rinvigorire un Impero romano decadente, imponendosi anche alla societĂ civile e politica, e perfino al potere militare piĂą rozzo (gli Unni di Attila).   Â
Poi, per vocazione alla perfezione monastica, trapassata poi nella scelta di vita missionaria, padre Prevost si è abituato a convivere con le situazioni sociali critiche, come nel PerĂą, e proprio per il suo “odore delle pecore” (o, diremmo meglio, dei lama) è stato prelevato di peso, povero vescovo di un posto emarginato, da papa Francesco e portato inaspettatamente a Roma, per collaborare alla scelta di tanti vescovi “di strada”, secondo lo stile di papa Francesco.Â
La miracolosa convergenza dei Cardinali
La sua provenienza statunitense, da una città iperindustriale come Chicago, lo ha reso sicuramente attento ai problemi della nuova socio-economia; la sua laurea in matematica  lo ha abituato all’analisi razionale precisa e non approssimativa e a comprendere le tecniche della cibernetica e della intelligenza artificiale; la lunga e voluta permanenza in Perù lo ha messo a contatto con le risultanze degli scarti della società globale e il servizio finale in Vaticano gli ha fatto infine toccare con mano le difficoltà dell’incontro tra resistenze auliche della tradizione ecclesiastica (anche curiale) e le richieste pragmatiche della postmodernità , senza cedimenti prassistici, da agostiniano verace.
Questa ricchezza di apporti, che esigono capacitĂ di conciliazione tra opposti, spiegano probabilmente la rapida, quasi miracolosa, convergenza dei tanti e multiformi Cardinali sul suo nome. Cose che la stampa per lo piĂą non sa antevedere.
I molti influssi che hanno forgiato la personalitĂ di papa Prevost
L’origine statunitense lascia trasparire anche qualche traccia di una religiositĂ che vuole permeare la societĂ civile e confondersi con essa (religione civile), ma la scelta agostiniana gli ha conservato intatto un radicalismo pauperistico (scelta dei poveri) che contrasta con il suo presunto conservatorismo socio-economico (è stato notato che negli USA votava per i Repubblicani). Probabilmente a quella tradizione conservativa si era orientato per intransigenza nei confronti di richieste individualistiche libertarie della mentalitĂ posmoderna (come le questioni di lgbtq), anche se sicuramente quell’atteggiamento era stato poi addolcito dalle scelte di dialogo e di misericordia di papa Francesco.Â
La stampa nostrana, per lo più liberal-liberista (anche quella cattolica, spesso), comincia subito a costruire addirittura un contraltare di papa Francesco e trasuda soddisfazione per un presunto mutamento (lo si veda nell’onnipresente Mieli). Ma, secondo noi, resterà delusa, perché l’intransigenza di papa Leone non sfalderà la simpatia bergogliana per il moderno né la scelta degli ultimi.
Non sarĂ un Papa "occidentale"
Io penso che chi si attende un Papa “occidentale” nel senso di qualche cedimento capitalistico e liberistico, sarĂ deluso, perchĂ© in papa Leone XIV ci sono le premesse perchĂ© si dia un Papa, sì, di forte intransigenza sulle questioni individualistiche della cultura postmoderna, ma altrettanto intransigente sui problemi sociali. Sotto certi aspetti mi pare vicino allo spirito dell’intransigentismo cattolico italiano degli inizi del secolo XIX (alla Leone XIII), che rivendicava la capacitĂ storica del cristianesimo di risolvere in se stesso tutti i problemi sociali. Con la differenza che non potrĂ dimenticare l’apertura bergogliana al dialogo con tutta l’umanitĂ nella quale vanno colti i segni nascosti della veritĂ e le strade della missione.Â
Sicuramente la sua spiritualitĂ agostiniana lo rende piĂą sensibile alla formazione spirituale e al dialogo culturale che al confronto con le strutture e con le ideologie politiche, che era piĂą nelle corde del gesuita papa Francesco. Se è lecito usare categorie storico-politiche (pur con l’avvertenza d’una prudente verifica), potremmo dire che Leone XIV sembra piĂą un cattolico-sociale che un cattolico-democratico. E ad una mentalitĂ non solo post-ideologica ma addirittura post-democratica meglio sembra rispondere oggi una posizione sociale ben polarizzata di resistenza e di identitĂ . Ma il futuro ce lo dirĂ meglio.Â
Non è italiano. Il cattolicesimo italiano è povero di testimonianza
Un’ultima, brevissima, considerazione sull’Italia. L’opinione pubblica comune italiana, vellicata dalla grande stampa nostrana (che spesso fa del proprio desiderio un criterio di lettura della realtĂ ) si attendeva un Papa italiano. E non si sa per quale ragione se non per una specie di secolare usucapione, però ormai intaccata da tre Papi “stranieri”. Certo: Cardinali italiani degni del Papato ce n’erano:  e qualcuno, eccellente, anche bergamasco. Ma il cuore del cattolicesimo nel post-ideologico sembra pulsare fuori dell’Italia e perfino fuori della vecchia Europa. Probabilmente il Papa tornerĂ italiano quando il cattolicesimo italiano sarĂ leader nella testimonianza, non solo nella tradizione. Fermo restando comunque che - per parafrasare Pascal - lo Spirito ha sue ragioni che la ragione non conosce. Â