Si sono svolti, in piazza s. Pietro, i funerali “solenni e semplici”, di Papa Benedetto XVI. Un evento di grande importanza e, di conseguenza, esemplare.
Papa Francesco arriva in carrozzina. Il papa “regnante” che non riesce a camminare celebra i funerali del Papa defunto. Bella e drammatica idea delle debolezze della Chiesa: queste nobili, altre meno nobili, fino a quelle ignobili e vergognose. Ma la Chiesa è questa. Non è possibile fuggire verso una Chiesa ideale. La Chiesa è sempre in carrozzina.
Al centro dell’immensa assemblea, la bara spoglia, il libro del vangelo sopra. Mi viene in mente il ridicolo sfarzo di tanti nostri funerali, dove tutto sembra sforzarsi di dimenticare la morte e la sua rude, drammatica evidenza.
Ci sono molte autorità. Anche loro marginali, in questa circostanza. Non solo perché il celebrante è il Papa e, con lui, la Chiesa, ma anche perché anche i potenti di fronte alla morte sono deboli.
Mentre si svolge il rito, spesso, sullo schermo appare, oltre l’obelisco di piazza s. Pietro, il presepio. Fa riflettere questo legame tra la morte che si impone e si celebra in primo piano e la nascita, il Natale che si ricorda sullo sfondo. Sappiamo sempre, ma ricordiamo raramente questo legame. In fondo, nascere è iniziare a morire. Ma è anche profondamente vero il contrario: il morire è iniziare a nascere.
Il salmo è il numero 23: “Anche se vado per valle oscura non temo alcun male perché tu sei con me”. La vera sicurezza per il discepolo è la compagnia del suo Signore, anche in una valle oscura, anche nella valle oscurissima della morte.
L’omelia. Il Papa parla del senso della morte e della figura del pastore. Non fa un panegirico del Papa defunto. Lo affida alle mani del Padre e gli ha augurato di essere definitivamente felice nell’ascoltare la voce del Signore. Magnificamente essenziale. Ecco l’ordine giusto dei valori nella celebrazione cristiana della morte: non usare il Vangelo per esaltarci, ma partire dalla nostra povertà per godere delle ricchezze evangeliche. Il nostro Signore si è fatto povero per arricchirci della sua povertà.
Alla fine: “In paradisum”: “gli angeli ti conducano in paradiso”. Anche al Papa, anche al grande teologo, si augura un glorioso volo verso il cielo e la gioia di “vedere il Signore”.
Alla fine, l’applauso della gente. Qualche prete, geloso custode della purezza della liturgia, se la prende con questa ritualità laica. Ma è l’unica di cui dispone “la gente”. E’ l’applauso che ha detto: “Io ci sono”. Ci eravamo anche noi, in qualche modo.
Poi il grande panno rosso si chiude alle spalle del piccolo drappello che accompagna Papa Benedetto verso la sepoltura. All’inizio, tanti anni fa, il panno rosso della loggia della basilica si era aperto per la prima benedizione del nuovo Papa. Alla fine il panno rosso della porta che si chiude. Inizio e fine, ancora, nascita e morte…