Oggi è la festa degli angeli custodi. Festa che la Chiesa sente un po’ meno di un tempo e che i singoli fedeli sentono meno ancora della Chiesa. Forse la Chiesa avverte la difficoltà a dire chi sono gli angeli e cosa fanno. E i singoli fedeli, da parte loro, sentono gli angeli custodi legati al periodo dell’infanzia – quando l’”angioletto” era un compagno assiduo di giochi e di studio – e, avendo lasciato cadere molte delle cose di quel passato, così, insieme alle molte cose, hanno lasciato cadere anche gli angeli.
Vado a leggere la presentazione di questa festa su un messale on line (https://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20231002.shtml) e vi trovo varie e articolate considerazioni.
L’Angelo ci fa ascoltare la voce di Dio; secondo la Bibbia la sua presenza accanto a noi non ha altro scopo che di metterci in relazione con lui. E Dio dice: “Ascolta la sua voce, non ribellarti a lui; egli non ti perdonerebbe, perché il mio nome è in lui”.
(…)
Anche il Vangelo di oggi parla del rapporto con Dio: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.
Gesù stesso ci dice come dobbiamo rapportarci gli uni agli altri e che, per rispettare veramente le persone, per avere rapporti cristiani, dobbiamo anzitutto pensare al loro rapporto con Dio. Avvicinando qualsiasi persona dobbiamo pensare che Dio l’ama, che ha dei progetti su di lei, che l’aiuta a corrispondere a questi progetti. Se ci pensiamo seriamente, il nostro atteggiamento sarà molto più positivo: avremo più pazienza, più comprensione e soprattutto più amore.
Notiamo. Nelle considerazioni citate troviamo le relazioni fondanti del credente: quelle con Dio e quelle con il prossimo. Solo che “Dio solo è Dio”, dice una celebre tautologia, l’assoluto, il totalmente altro, e quindi “Dio solo è la vita”, “Dio solo è la luce”, “Dio solo è il Signore”… La lista non finisce mai e, più Dio è Dio più la lista si allunga. Proprio per attenuare quella “alterità”, la fede ha circondato Dio di queste “creature celesti” che lo tolgono, in qualche modo, dalla sua inarrivabile solitudine. Dio è un po’ meno “altro” grazie a queste creature mediatrici che, in qualche modo, ce lo avvicinano.
Poi c’è il prossimo. Il passaggio del Vangelo di oggi ci ammonisce, dunque: “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. I piccoli sono i bambini, certamente, ma anche quelli che, per diversi motivi, sono assimilabili ai bambini: poveri, vecchi, malati… Gesù ammonisce, dunque: state attenti perché i loro angeli guardano sempre in faccia Dio. Dunque, è soprattutto nei riguardi del prossimo e, in particolare, dei “piccoli” che gli angeli meritano la qualifica di “custodi”. Sono i garanti della dignità di coloro che non hanno dignità, i loro protettori, i loro difensori.
Magnifica intuizione, come è facile capire. Ma forse si possono capire anche le ragioni della relativa dimenticanza di cui soffrono gli angeli, oggi. Non si pensa molto alla “corte celeste” che circonda Dio, il Re. Non vi si pensa per il semplice motivo che si pensa poco al Re. È la fede in generale che ha fatto entrare in crisi la fede negli angeli.
Qualcosa di simile per gli angeli “custodi”. I piccoli non governano il mondo, non producono ricchezze, creano problemi, tanti e gravi (vedere alla voce “migranti” per avere un’idea). Perfino i bambini, così carucci come dicono a Roma, ci costano e ne facciamo sempre di meno. Così, come in cielo “non servono” gli angeli cortigiani dell’Altissimo, così, in terra, “non servono” gli angeli custodi dei piccoli. In cielo gli angeli non cantano e non ballano più e in terra gli angeli custodi vanno a ingrossare le schiere dei disoccupati e non hanno neppure uno straccio di sindacato che li difenda.