Fare politica senza essere un politico. Il caso di papa Francesco

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Francesco ha pesato sulla sensibilità generale con gesti e parole, che attendono di germinare.
Il suo continuo impegno a superare le gravi fratture che segnano la società attuale.
Gaza, migranti, dialogo interreligioso: alcuni dei suoi temi dominanti

Molti quotidiani hanno definito Papa Francesco come uno dei grandi leader mondiali, equiparandolo, nel termine, ai politici che oggi governano il mondo. Tuttavia, nel riconoscere la sua grandezza, emerge una differenza significativa rispetto a coloro che esercitano il potere mondiale. Non si tratta di negare il suo ruolo nelle grandi questioni globali, anzi: Francesco ha avuto un impatto internazionale rilevante, cercando di influenzare le fratture del nostro tempo con un approccio unico. Tuttavia, il suo impatto non si misura con parametri immediati, come nel caso di un classico statista, bensì attraverso piccoli semi gettati nelle coscienze delle persone, il cui germoglio non è garantito.

Il potere del Papa: un’arma diversa

Fu Stalin a chiedere ironicamente: “Il Papa, quante divisioni?”, una domanda che ancora oggi si nasconde nei rapporti internazionali, spesso misurati in termini di armi, missili e droni. Tuttavia, Papa Francesco non ha posseduto arsenali o eserciti, se non una Guardia Svizzera dagli antichi costumi. Eppure, la sua influenza è stata grande, come dimostra il caso di Giovanni Paolo II, che giocò un ruolo chiave nella caduta del blocco comunista in Europa centrale. I papi non possiedono carri armati, ma il loro potere si misura in termini di ispirazione e guida spirituale.

Un papa del Sud contro le fratture del mondo

Francesco, primo papa proveniente da un paese del Sud, ha cercato di intervenire sulle grandi questioni che lacerano il mondo. Dai disastri ambientali alle catastrofi climatiche, dalle armi nucleari alla crisi ecologica, il rischio di estinzione della specie umana è più concreto che mai.

Nagasaki e Hiroshima non sono servite da monito, e le armi nucleari continuano a pendere come una spada di Damocle sul pianeta. Francesco ha affrontato questi temi con forza, lasciando indicazioni precise e formidabili, come nelle encicliche Laudato s’ e Fratelli tutti.

Papa Francesco non aveva armi o eserciti, ma ha usato la sua influenza per piantare semi di speranza e consapevolezza. Se il suo impatto non si può misurare subito, potrebbe germogliare nelle coscienze delle persone, offrendo una via alternativa alle logiche del potere e della distruzione.

Francesco: Tre immagini per un’eredità di speranza

In un mondo segnato da divisioni e sofferenze, papa Francesco ha lasciato un’impronta indelebile attraverso gesti e parole che continueranno a ispirare. Tre immagini, in particolare, sintetizzano la sua visione e il suo impegno per un mondo più umano e inclusivo.

  • La solidarietà con Gaza


Ogni sera, Francesco telefonava alla piccola comunità cattolica di Gaza, immergersi in un contesto di guerra. Questi colloqui, spesso discreti, non erano solo un gesto di vicinanza, ma anche una critica verso chi infligge sofferenza. Sebbene non abbiano cambiato la realtà del conflitto, la sua presenza empatica è stata un conforto per cattolici, musulmani ed ebrei. I pochi video diventati virali testimoniano il profondo impatto emotivo di queste conversazioni.

  • 2. L’attenzione ai migranti


Il tema dei migranti è stato centrale nel pontificato di Francesco. Il suo ultimo messaggio, scritto il giorno di Pasqua, prima della sua scomparsa, lo dedicò a loro: “Quanto disprezzo si nutre talvolta verso i più deboli, gli emarginati, i migranti! […] Ricordiamo che tutti siamo figli di Dio”. Questa posizione lo ha portato a scontrarsi con amministrazioni come quella Trump, e la sua ultima visita da parte di J.D. Vance, vicepresidente americano, ha acceso riflessioni su convergenze e divergenze. La sua foto del 2016 con dodici rifugiati siriani a Lesbo è un simbolo di questa vicinanza.

  • 3. L’incontro con l’ayatollah Alī al-Sistānī


Nel 2021, l’incontro a Baghdad tra Francesco e il Grande Ayatollah iracheno Alī al-Sistānī è stato un evento storico. I due leader, seduti in silenzio, hanno incarnato un dialogo interreligioso che ha portato l’ayatollah a promettere “che i cristiani in Iraq possano vivere in pace”. Francesco ha dimostrato che la presenza e il dialogo possono essere una forza trasformative. Come disse incontrando un altro dignitario musulmano: “Il messaggio è l’incontro”.

Un’eredità ancora in divenire

I dodici anni di Francesco sono stati segnati da gesti e parole che hanno ispirato speranza.

Tuttavia, emerge un dubbio: la sua eredità è stata realmente accolta? Mentre tutti lo ricordiamo, non abbiamo ancora superato le cornici del nostro cristianesimo tradizionale.

L’impegno a recepire il suo insegnamento appare ancora in sospeso, scivolando sopra la nostra quotidianità. Certamente alcuni gesti, immagini, momenti rimarranno impressi nella memoria per il loro grande impatto emotivo, ma l’eredità di Francesco deve ancora essere scritta. Tutti noi possiamo essere i suoi scribi.

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