AAA sindaco cercasi

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e per le Amministrative in un migliaio di comuni. 
Spesso non si trovano candidati sindaci.
Perlita Serra è stata sindaca di Curno

La scadenza del 12 giugno ha confermato la difficoltà di trovare candidati sia alla carica di sindaco, sia a quella di consigliere comunale.

Questa difficoltà è particolarmente rilevante nei Comuni di dimensioni medio-piccole, meno per le città, in cui i partiti politici giocano un ruolo rilevante e la carica di sindaco offre visibilità, prestigio, notorietà.

Al termine della mia ventennale esperienze nell’amministrazione di un comune dell’hinterland, in cui ho ricoperto tutti i ruoli in Consiglio comunale (nell’ordine: assessore, consigliere di opposizione, sindaco e infine consigliere di maggioranza), provo a fare qualche riflessione sulle motivazioni che spingono cittadine e cittadini di ogni età a candidarsi, a mettersi in gioco, a sottoporsi al giudizio degli elettori e sulle condizioni che, invece, frenano e limitano questo slancio.

La propria casa più grande

Per decidere di candidarsi alla carica di sindaco, ma anche a quella di consigliere comunale, bisogna sentirsi parte di un luogo, ritenere che il paese in cui si vive è una “casa” un po’ più grande della propria.

Alcuni anni fa, in un incontro politico in cui avevo il compito di aiutare un gruppo di giovani che intendevano candidarsi, una giovane donna mi ha detto che la sua scelta era motivata proprio dal fatto che, essendo una neomamma che faceva di tutto per rendere sicura, accogliente, bella la casa per la propria famiglia, aveva pensato fosse importante e necessario impegnarsi perché il paese diventasse altrettanto sicuro, accogliente, bello.

Non è affatto raro che a candidarsi siano persone già impegnate nelle attività associative del paese, negli organismi di rappresentanza della scuola, nell’oratorio, perché sono coloro che, con il proprio impegno, già dimostrano l’attaccamento alla comunità. La scelta di candidarsi diventa perciò un passo ulteriore e diverso, nella scia dei precedenti impegni nella vita sociale.

Nella casa più grande bisogna viverci

Attualmente, però, sono davvero tante le persone che, pur essendo residenti in un paese, vivono altrove per lavoro, per gli studi, per le attività sportive, culturali e ricreative. In queste condizioni di vita, con orari di lavoro spesso molto diversi, risulta difficile il radicamento e la partecipazione attiva alla vita sociale del paese in cui si risiede. In effetti, anche l’associazionismo soffre di una crisi dovuta a questi stessi motivi, oltre che all’innalzamento dell’età di pensionamento e agli effetti della pandemia, che ha cambiato le nostre abitudini e ci ha resi tutti più casalinghi e più timorosi.

Il “mestiere” di sindaco: faticoso e mal pagato

Inoltre, aggiungere ai normali carichi professionali e familiari l’impegno amministrativo rischia di essere molto gravoso sotto molti punti di vista e poco remunerativo: l’indennità netta percepita dal sindaco di un paese di 8.000 abitanti è di 1.600 € al mese, per tredici mensilità (calcolando l’indennità di fine mandato); il vicesindaco ha un’indennità pari al 50% e gli assessori pari al 45 % di quella del sindaco, senza indennità di fine mandato. Per i lavoratori dipendenti, l’indennità si dimezza. I consiglieri comunali ricevono 10 € per ogni seduta del consiglio comunale, quindi poco più di 100 euro all’anno. È evidente che il fattore economico non è un motivo sufficiente per la candidatura.

Il sindaco oggetto di sospetti e di malcontento

Il sindaco ricopre una carica di grande valore essendo, da un lato, il rappresentante dello Stato nella sua articolazione più vicina ai cittadini e, dall’altro, il rappresentante dei cittadini, di ogni cittadino, presso gli altri Enti e gli altri paesi. Indossare la fascia tricolore è un onore ed un impegno ad agire con onestà e dignità, ma il giudizio molto diffuso riguardo a chi svolge attività politica e a chi amministra è negativo. Gli esempi di disonestà, di incapacità, di indegnità di sindaci e di amministratori sono stati così numerosi da gettare un’ombra spessa su tutta la categoria.

Questo malcontento è stato poi raccolto e amplificato da movimenti politici che hanno basato il proprio consenso sulla lotta alla “casta” e ai suoi privilegi; di conseguenza, anche le cariche di sindaco e di amministratori sono state coinvolte dal discredito, dalla diffidenza, dalla sfiducia generalizzata. Candidarsi a sindaco non è più interpretato come segno del senso di responsabilità e dell’amore per il proprio territorio, ma come occasione per entrare in un mondo opaco di potere, da cui gli onesti devono rifuggire.

Per fortuna, molti hanno accettato, ancora una volta, la sfida

È certo che per candidarsi occorre una certa dose di ambizione e di fiducia in sé stessi, nonché di fiducia nel gruppo di coloro che si mettono in gioco e nei collaboratori. Un’amministrazione può cambiare il volto di una comunità, non solo per le scelte urbanistiche e la cura del territorio e dell’ambiente, ma soprattutto per i valori che stanno alla base dell’azione amministrativa e per le scelte che si operano in campo sociale e culturale.

Un’amministrazione può scegliere la contrapposizione tra “noi” e “loro”, oppure la faticosa tessitura di un “noi” che include, si prende cura, cerca di integrare le esigenze degli uni e degli altri. Tradurre però la volontà amministrativa in azione risulta spesso un processo lento e difficile, perché le procedure amministrative possono essere un percorso ad ostacoli, perché i vincoli della finanza pubblica limitano l’autonomia dell’Ente, perché molto spesso manca personale o mancano le competenze professionali adeguate.

E infine ci sono le critiche, non sempre espresse in toni educati, gli attacchi anche sul piano personale, la responsabilità di tutto ciò che accade in paese, dall’erba alta nei parchi pubblici, ai marciapiedi sconnessi, alle scelte urbanistiche che segnano il territorio in modo irreversibile.

La consapevolezza che, da sindaco, si dovrà guidare il gruppo consiliare nella realizzazione del programma, mantenere il contatto con la cittadinanza, il mondo associativo, le realtà produttive del territorio, trovandosi sempre nell’occhio del ciclone, può scoraggiare anche i più volonterosi.

Ma per fortuna, anche in questa tornata elettorale, molti uomini e donne hanno deciso di candidarsi e tra questi anche tanti giovani, che sono la speranza per una politica bella, che guarda al 2030 e alle sfide del presente.

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