Lidia Maggi e padre Dall’Oglio. Riflessioni su guerre e conflitti

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Lidia Maggi e padre Dall’Oglio. Riflessioni su guerre e conflitti

La “Terza Guerra Mondiale a pezzi”, come la chiama papa Francesco, ogni mese aggiunge “pezzi” di conflitti e di dolori, specialmente per la popolazione civile, fino a che, come i mostri delle leggende, i vari frammenti si uniranno insieme e sarà catastrofe

Già alcuni “disegni e mappe” del mostro si stanno delineando, e il tempo per rimediare è sempre più corto.

La pace, quella giusta, quella di Dio, non c’è

Due libri recenti mi sembra portino qualche soluzione di speranza: quello di Riccardo Cristiano, Una mano da sola non applaude, e Pace, non violenza, Bibbia Chiese e società di Lidia Maggi.

Il primo testo, apparso in occasione del decimo anniversario del sequestro del gesuita Paolo Dall’Oglio, parla di questo religioso che si è fatto avamposto della riconciliazione non solo tra i figli di Abramo, ma anche tra Oriente e Occidente, tra uomo e uomo.

Lo scritto della Maggi è, insieme ad un intervento di Leo Lenzi, parte del libro di Molte fedi L’arco deposto.

La questione è filosofica e pratica insieme, ma anche biblica e di fede per i cristiani.

La pace, la guerra e le molte domande

Come impedire che le guerre scoppino? Come far cessare quelle in atto? Come applicare la giustizia tra le società e gli stati?

E ancora: chi è l’attaccante, chi l’invasore, chi ha creato il casus belli? Superior stabat lupus, longeque inferior agnus… 

Esiste “la guerra giusta”?  – Dio lo vuole. Dio è con noi. Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi-.

Tre millenni di riflessioni filosofiche e storiche, due millenni di cristianesimo, e la pace, quella giusta, quella di Dio, ancora non c’è.

Padre Dall’Oglio: il dialogo a tutti i costi

Anzi. Certe volte sembra che l’uomo non abbia imparato niente.

Non dagli errori, non dalle tragedie, non dalle guerre devastanti del suo passato.

Ma come sempre, ognuno vive nel suo tempo, e perciò occorre rimboccarsi le maniche anche in questo, così precario e inquietante.

Padre Paolo Dall’Oglio ha fondato in Siria, negli anni Ottanta, la comunità monastica di AL-Kalil nel Deir Mar Musa Al Abasshi, monastero di san Mosè l’Abissino, nel deserto a nord di Damasco, luogo di dialogo tra cristiani e il mondo islamico.

La scomparsa di padre Dell’Oglio. Forse, ma solo forse, rapito da estremisti islamici

Nel 2011 propone soluzioni di pace, convivenza e democrazia per la Siria attraversata da sommosse popolari; per questo viene espulso dal regime di Bashar al Assad. Ritornato nel paese per tentare ancora di aiutare il dialogo, in particolare tra Curdi e rappresentanti dell’ISIS a Raqqa, il 29 luglio 2013 scompare, forse rapito da estremisti islamici, anche se molte persone vicine a lui non credono a questa versione, dal momento che il gesuita era amato e stimato dai musulmani.

La sua soluzione, già praticata con gli estremisti islamici, era quella di “entrare nel cuore” dell’interlocutore, di provare, tentare il dialogo e la relazione a tutti i costi.

Anche la difesa

Ma questo purtroppo alcune volte deve essere integrato dalla difesa. Lo stesso papa Francesco nel 2022 ha detto, sul diritto alla difesa: -Difendere non è solo lecito, ma è anche una espressione d’amore alla patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama.

Padre Paolo aveva citato i risultati dei suoi incontri con i preti impegnati contro la Mafia: – la forma militare è necessaria, così come è necessaria quella non violenta […] le iniziative positive di non violenza devono sempre invitarci a cercare una soluzione alternativa, ma non ci autorizzano a rifiutare la solidarietà a un popolo che porta avanti la lotta per la libertà e la democrazia con i mezzi a disposizione.

Parlava della sua Siria, ma oggi possiamo applicare il suo pensiero alla Ucraina, alla Nigeria, alla Tunisia… 

La non violenza e il dialogo, ma anche la difesa degli indifesi e della libertà democratica

Ancora una volta l’essere cristiani ci porta al paradosso: tutto per la non violenza e il dialogo, ma anche la difesa degli indifesi e della libertà democratica.

Per abuna Paolo (il mio padre Paolo) la guerra è lo strumento della Palude, un insieme di mafie, mercanti e produttori di armi, corruzione, dittature, razzismo egoismo, dominio, poteri, crudeltà, che sono presenti in molti, troppi luoghi e in troppi stati. Possono essere combattuti in primis dalla conoscenza, poi dalla relazione e dalla fratellanza che deriva dall’essere tutti figli di Adamo.

La Bibbia e il suo interminabile questionare

Anche Lidia Maggi, da biblista, ha raccontato una storia simile.

Il male è così difficile da combattere che anche quando Dio, pentito e deluso dalla sua creazione, ha deciso di distruggerla, sull’arca di Noè non sono saliti solo la famiglia di quell’unico da salvare e le coppie delle specie animali, ma anche il male.

Dio ha spezzato l’arco da guerra perché ha capito che la “reazione simmetrica”, la reciprocità, tanto sponsorizzate dalle Chiese, non è altro che un lasciarsi dettare l’agenda dal male.

La Bibbia può essere letta anche come una continua discussione, interrogazione, dialogo intorno al male, di cui Gesù, come sempre, propone alla nostra limitata capacità, una via, un suggerimento, una chiave.

Il Vangelo: la zizzania va lasciata crescere, con il nemico bisogna fare non uno ma due miglia di strada

Del padrone che nel vangelo di Matteo (13, 24-43) intima ai servi di lasciar crescere la zizzania, seminata dal nemico, insieme al grano, S. Agostino dice che Dio, nel suo sconfinato amore, vuole lasciare il tempo alla zizzania per mutarsi in grano.

 E Lidia dice del brano di Matteo (5, 38-48), che Gesù vuole interrogare la malvagità e chiedendo al discepolo di fare due miglia a chi ne chiede una, suggerisce, divenendo compagni di strada per un tempo più lungo, di provare a estendere e cambiare la relazione.

Tutto molto difficile, ma tuto molto necessario.

Pensiamoci e parliamone.

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