A Rimini, A Rimini

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A Rimini, A Rimini

Al meeting di Rimini sono intervenuti 13 ministri del governo Meloni. Nessun rappresentante delle opposizioni.
Comunione e Liberazione (CL) ha sempre coltivato simpatie di destra. I grandi eroi del Meeting sono stati Andreotti e Berlusconi.
La sussidiarietà di CL è non è principio strutturante della politica ma attività di un postulante in cerca di “sussidi” (di soldi e favori) da parte dello Stato

Dopo un periodo di crisi, dovuto, da una parte, all’intervento correttivo del Papa sulle distorsioni del movimento di “Comunione e Liberazione”, dall’altra alle disavventure politiche di esponenti di spicco di esso (vedi il caso Formigoni), “Comunione e Liberazione” ha riproposto con grande enfasi il suo Meeting di Rimini. 

Le molte “anime” di CL

È sempre difficile parlare di CL, perché è un’idra multiteste: a volte parlano i suoi membri cosiddetti più “spirituali” (i Memores Domini), dentro i quali però c’era anche l’ineffabile celeste Formigoni; a volte parla la “Compagnia delle Opere” che ci tiene ad essere distinta; a volte parla il responsabile spirituale. Ma quell’idra sembra avere una tendenza politica unica a quanto pare: un debole per la politica di destra, come è emerso a Rimini. E non solo da oggi. 

Il card. Zuppi e i molti ministri del governo Meloni

Certo: a Rimini è andato, a nome della Chiesa italiana, il card. Zuppi, ma vi hanno partecipato, in varia modalità, 13 ministri del Governo Meloni (e nessun leader dell’opposizione). D’altra parte, ricordiamo bene che i leader politici più longevi, più amati e più applauditi al Meeting sono stati Andreotti e Berlusconi. Dal che ognun giudichi della tendenza spirituale e politica del Movimento; o almeno dei suoi responsabili, perché dentro di esso ci sono aderenti e simpatizzanti che hanno una diversa intensità spirituale, e tendenze politiche diverse; e soprattutto un approccio diverso alla politica, che va dal distacco sdegnoso al “vivere di politica”. 

La grande teologia insieme a scelte politiche di destra

Lungi da noi biasimare chi intende declinare la sua fede anche in un senso politico particolare. Né ci scandalizziamo perciò se CL prende un orientamento politico. Solo ci chiediamo se quello è l’orientamento più coerente con le sue premesse spirituali che, stando ad un entusiasta mons. Santoro (delegato del Papa per la revisione dello Statuto dei Memores Domini), oggi si configurerebbero come “una irruzione dello Spirito”, grazie alla quale “il cuore del carisma di don Giussani si è manifestato come un fatto che ci precede, ci raggiunge e  che crea unità fedele alla Chiesa” (Avvenire del 1 settembre). Ci chiediamo perciò se il Meeting di Rimini sia all’altezza di un tale epico e biblico ”evento”. 

Una passerella per i ministri, non una provocazione di credenti a uomini di potere

Diciamo subito che quei 13 ministri non sono stati stimolati a intervenire sul loro rapporto tra fede e politica, sia pure all’interno della tematica prevista, ma sembra che il Meeting abbia fornito a loro una passerella, un red carpet, per la sfilata del potere. Come ha sempre fatto, del resto: far parlare (e soprattutto esibire) i politici ma non incalzarli mai sulla giustezza delle loro scelte e della loro coerenza.  

Come conciliare la fedeltà a Meloni con immigrazione, cittadinanza, pace…

È lecito chiedersi come faccia un Movimento come CL, che è anche un organo sociale intermedio, a conciliarsi con una politica di destra che cerca (con la riforma costituzionale e il premierato) un rapporto diretto e verticistico tra Governo e popolo e l’indebolimento degli enti intermedi. È lecito chiedersi come si concilia con la netta posizione della Chiesa e del card. Zuppi, presente e parlante, l’autonomia differenziata e la posizione del Governo nei confronti dell’immigrazione e della cittadinanza. Come si concilia il messaggio di pace che si leva ogni giorno dalla Chiesa, oltre che dalla nostra Costituzione, con la ricerca della soluzione militare delle questioni internazionali che pratica il Governo di destra. 

Insomma: abbiamo visto a Rimini ecclesiastici e politici, ma non un vero dialogo tra fede e politica. Perché?

Al meeting si applaude molto ai potenti. Troppo

Perché – osiamo rispondere noi – a CL è sempre interessato gestire la sussidiarietà non come principio strutturale della politica e di uno Stato, ma come attività di un postulante di “sussidi” (di soldi e favori) da parte dello Stato. E allora non serve tanto valorizzare lo Stato (e prima di lui e con lui gli altri livelli) e la Politica, ma strumentalizzare la politica e tenersi buono lo Stato. Perché è non l’organismo politico più alto nella scala stessa della visione personalistica, ma perché dà i sussidi. 

Lo dovrebbero sapere ormai tutti quei politici minori e quei Sindaci che accorrono a Rimini, magari con delegazioni e capi di gabinetto, senza curarsi del significato simbolico e della strumentalizzazione politica che una istituzione corre rapportandosi con una storia così ingombrante. Certo, a Rimini sono sempre pronti applausi per loro. Applaudire il potente per averne vantaggi è stata una costante dell’applausometro politico di Rimini. Molto più che la profondità del ragionamento politico.

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