La grande fragilità e la diffusa esigenza di cura: un binomio con cui siamo chiamati a fare i conti ogni giorno. La potenza tecnologico/scientifica si esplica in tutti i campi creando reti gigantesche. Si pensi alla rete informatica mondiale, su cui corre tutta l’informazione (oggi la merce più preziosa e ambita) necessaria ad ogni tipo di attività. Un serio attacco di pirateria informatica crea danni enormi che si propagano a cascata su una molteplicità di ambiti diversi.
Il sistema della medicina moderna socialmente organizzata tiene in vita (ed è un bene!) milioni di persone con patologie più o meno gravi. La sua potenza (si pensi agli antibiotici, ai vaccini, ai mezzi diagnostici più moderni) è di fatto la sua fragilità.
La medicina è antiselettiva, crea una società sempre più bisognosa, in quanto combatte la malattia e sogna di spostare sempre più in là l’orizzonte della morte.
Anche i sistemi naturali hanno le loro fragilità ma hanno il vantaggio di un apprendistato di millenni o di milioni di anni; il severo vaglio della selezione ha eliminato tutto ciò che non aveva abbastanza resilienza, cioè la capacità di assorbire le oscillazioni imposte da forze esterne.
I sistemi umani, per diventare più resistenti, cioè per difendersi sempre meglio dagli eventi che li squilibriano, hanno bisogno di ulteriore impiego di potenza. Recentemente si pensa, ad esempio, di implementare un piano di difesa informatica nazionale, visto che la nostra rete è riconosciuta molto fragile.
Dunque se i sistemi sono costitutivamente fragili, per mantenerli in funzione è necessaria cura. Non è una possibilità, è una necessità.
Pensiamo al sistema autostradale: una mancanza di cura, ormai acclarata, ha lasciato crollare il ponte Morandi a Genova. Il danno non è solo la tragedia dei morti, delle case evacuate (che già basterebbe), ma si è propagato come onde concentriche alla viabilità generale, al porto della città, alle attività economiche, alla vita ordinaria di molti cittadini, ecc.ecc.
Quanta cura sarebbe necessaria per mantenere in sicurezza l’intero sistema?
Controlli, manutenzione, interventi straordinari… Quante risorse dovrebbero essere allocate nella cura? Quando si progettano i sistemi, oppure si lasciano crescere quasi per forza propria, quanta attenzione si pone alla inevitabile necessità della cura futura? Ancora una volta: abbiamo a che fare con la grande fragilità e la diffusa esigenza di cura.