
Cari fratelli e sorelle,
ci sono soglie della vita che non si attraversano da soli. Ci sono età e giorni in cui crescere fa paura, in cui il futuro sembra troppo incerto e il passato troppo piccolo per poterci restare. E ci sentiamo stretti nei nostri panni. Eppure, qualcuno, da qualche parte, fin dall’inizio, ha creduto in noi prima ancora che ci credessimo noi stessi.
C’è un momento in cui ogni figlio vuole imparare a camminare da sé. C’è un momento in cui ogni figlio chiede, senza dirlo, che lo si autorizzi a vivere, che qualcuno creda in lui prima ancora che lui ci riesca. Che qualcuno dica: “Vai, adesso tocca a te. Io ci sarò.”
Nei versetti che precedono il Vangelo di oggi, Gesù chiama le sue pecore, ciascuna per nome, le conduce fuori, le precede, e loro lo seguono, perché conoscono la sua voce. È l’arte di far nascere. Il Buon Pastore li precede. Li accompagna. Li difende. Li incoraggia. Si fida di loro. Anche noi siamo chiamati a fidarci della loro libertà nascente, a non tradire quella promessa che abbiamo fatto generando ogni figlio alla vita e nutrendolo di speranza.
Il Buon Pastore fa nascere. Rimette al mondo
Il Buon Pastore fa questo. Fa nascere. Rimette al mondo. Come una madre che, pur tra le doglie, non trattiene, ma lascia nascere. Come un padre che non chiude in casa, ma spalanca la porta. Come Dio, che non possiede, ma consegna la vita. Che non trattiene, ma manda. Che non impone, ma chiama per nome. Ogni figlio prima o poi chiede di condurre un’esistenza “in proprio”, di poter diventare quello che è. In pienezza.
Un genitore, padre e madre degno di questo nome vogliono il bene del figlio, ma il bene del figlio nessuno di loro lo conosce, neppure il figlio. Il “suo” bene, non il nostro», (S. Petrosino).
I genitori in primis, – e insieme a loro ogni altra figura adulta – sono in qualche modo interpellati, in questa richiesta dei figli a rinnovare la propria fiducia nella vita, a fare affidamento nella loro crescita, a vincere la propria paura di perderli. A far fede sulla parola del buon Pastore: «Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano».
In questa domenica, in cui il Risorto si rivela come il buon Pastore, guardiamo ai volti dei nostri preadolescenti che ricevono il sigillo dello Spirito Santo. Sono giorni in cui diverse comunità celebrano le Cresime, rinnovano nello Spirito la propria fede nella crescita di questi ragazzi.
Il sacramento della fiducia
La Cresima è un sacramento di fiducia, il momento in cui la fede ricevuta da bambini viene affidata a questi ragazzi, ad una loro scelta personale nella speranza che da adulti ci sia una ripresa di futuro possibile. È il tempo in cui un figlio inizia a dire “io voglio”, dove prima altri dicevano “per te”. Ma per volerlo davvero, ha bisogno di vedere che vale la pena vivere. E vivere alla maniera di Gesù. Ha bisogno di incontri veri, di adulti credibili ed affidabili; di comunità che non si arrendono alla frammentazione e dispersione, non cedono alla violenza di forze ostili, non si spengono nella rassegnazione.
Accompagnare nella crescita è esserci al momento giusto, saper aspettare, saper ascoltare, saper dire parole vere: quelle che non si dimenticano, perché dette con autenticità, amore e libertà. Come sarà il domani dei nostri figli? Sarà come oggi noi adulti viviamo davanti a loro. Sarà il mondo che noi stiamo costruendo, e che domani diventerà loro spazio di decisione ed azione. Per questo il futuro è adesso, ed è nelle nostre mani più che nelle loro. C’è qualcuno che a loro dà una mano e così facendo incarna il buon pastore: «nessuno verrà strappato dalla sua mano».
Darci la voce l’un l’altro, promuovere un’alleanza tra famiglie e istituzioni
Nel modo di essere comunità, noi adulti possiamo ritessere relazioni vere, darci voce l’un l’altro, promuovere un’alleanza tra famiglie e istituzioni, fare rete nel territorio, concepirci come una comunità che genera nel mondo. Siamo chiamati a essere voci vere, mani affidabili, presenze che non controllano, ma accompagnano. Non si cresce nel vuoto. Si cresce dove qualcuno ha tenuto acceso il fuoco. Ogni figlio ha bisogno di sentire una voce che non urla. Una voce che riconosce, ascolta, custodisce, accompagna, durante il viaggio.
Lo Spirito Santo è il sigillo di questa fiducia: la vita può allora fiorire, camminare in avanti. Lo Spirito con il suo sigillo incendia, non infantilizza. Sprigiona, non trattiene. Non ci fa restare adolescenti a vita. Ci incoraggia a diventare adulti. Possiamo anche perderci nella nebbia e nella confusione del nostro tempo, ma quella voce che ci chiama per nome ci consentirà di ritrovarci. La vita chiama a rispondere. Rispondere si può nella misura in cui si cresce in consapevolezza:
Non sono i fatti a contare nella vita, conta solo ciò che grazie ai fatti si diventa, (Etty Hillesum).
Gesù, buon Pastore, non fugge quando viene il lupo, non mercanteggia con la nostra vita. Cammina davanti, parla con fiducia, scommette su ciascuno di noi. Anche noi, con lui, vogliamo credere nei nostri figli. Non per proteggerli dal mondo, ma per aiutarli a viverci dentro con fiducia, a percorrerlo con dignità, giustizia e verità.
Sia benedetta ogni crescita che profuma di fiducia
La speranza si riaccende così: nella fedeltà a una promessa, nella libertà che nasce dall’amore, nella comunità che non abbandona e testimonia, nello Spirito che sigilla ogni cammino con il fuoco della vita. Sia benedetta ogni crescita che profuma di fiducia. Sia benedetto ogni figlio che diventa libero. Sia benedetta ogni comunità che sa far spazio.
Con voi,
dal cuore acceso dello Spirito.
Sulla strada, custodiamo il fuoco.
Non nasciamo
per restare fermi.
Ogni figlio
chiede il permesso
di vivere.
Chi ama davvero
non trattiene.
Accompagna.
Si fida.
Lascia andare.
Crescere
è bruciarsi un po’,
senza spegnersi.
Il futuro
non si spiega.
Si nutre.
Si passa di mano
come brace viva
nella notte.
Non ci salva una regola,
ma una voce.
Bassa,
vera,
che resta
quando tutto tace.
Chi ha sperato per noi
ci ha insegnato
a non morire dentro.
Chi non protegge il fuoco
lo dimentica.
Chi lo custodisce,
salva il mondo.
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