
Il volto pallido è segnato dalle grandi occhiaie nere, il vestito è ampio, svolazzante, nero e bianco anch’esso, non porta la maschera. È Pierrot, il personaggio celebre della “commedia dell’arte”. Pierrot è semplice e timido, preferisce la notte al giorno, grida alla luna struggenti frasi d’amore. È sedentario.
Arlecchino, invece, veste una calzamaglia con losanghe di tutti i colori eccettuati proprio – questa è almeno la versione “classica” del suo vestito – il bianco e il nero che, sono gli unici colori di Pierrot. Arlecchino porta la maschera. È agile, intraprendente, amico del sole e del giorno. È volubile e nomade, almeno quanto Pierrot è sedentario.
Mi sembra che nella politica di oggi Pierrot è sparito. E’ rimasto solo Arlecchino. Trump e Zelensky litigano. Macron e Starmer corrono negli USA a sentire l’oracolo statunitense, i leaders europei prima si trovano a Parigi, poi si ritrovano a Londra, poi il Consiglio europeo si ritroverà a Bruxelles il 6 marzo prossimo. Tutti corrono, si rincorrono, si incontrano, si scontrano.
È il trionfo della sindrome di Arlecchino. Arlecchino impressiona proprio perché porta molti colori e, soprattutto, è nomade, si agita, è un folletto, imprevedibile e inafferrabile. E poi tutti lo devono vedere: è il personaggio del sole e del giorno. Anche se poi, pur essendo il personaggio della luce, Arlecchino porta la maschera. Ma si capisce: proprio perché è nomade, Arlecchino non deve fissarsi su un’identità troppo precisa. In un certo senso, la sua vera identità, è di non averne nessuna: solo una maschera.
Non si trova più nessuno che si fermi e che, proprio perché si è fermato, pensa, riflette, cerca di capire quello che sta capitando e cerca di capire, proprio perché ci si agiti tanto. E’ vero. Mattarella, di tanto in tanto, dice che bisogna osservare il diritto, anche quello internazionale. Ma chi dovrebbe osservarlo per primo, se ne fa uno sberleffo. Putin ha invaso l’Ucraina e Trump ora gli dà una mano. Putin non ama le leggi e Trump, pure.
Abbagliati come sono dalla fantasmagoria del vestito di Arlecchino, gli indaffaratissimi politici non hanno tempo per dedicare uno sprazzo di attenzione alla tristezza lunare del volto di Pierrot. E così Pierrot è diventato ancora più triste e il suo volto si è come mineralizzato. E, se nel folletto Arlecchino la maschera è diventata un personaggio, nel personaggio di Pierrot, il volto pallido è diventato una maschera. Durante la notte grida alla luna vaghe frasi d’amore. Ma non lo ascolta più nessuno.