
A raccontare come sta è lui stesso: «Sono malato, ho una bronchite, abito qui e non posso uscire». Papa Francesco lo ha spiegato al rettore della grande moschea di Parigi, ricevuto in una sala di Casa Santa Marta.
Domenica, durante la messa in piazza San Pietro, ha interrotto la lettura dell’omelia «per difficoltà nel respiro». Anche nell’udienza generale di mercoledì scorso aveva rinunciato a pronunciare la catechesi, affidandola a un collaboratore.
Ormai usa abitualmente la sedia a rotelle per spostarsi. Anche se ha precisato: «Si governa con la testa, non con le gambe». In Vaticano gira una battuta: «il Papa sta bene finché non è morto».
E’ una fase “normale” per tutti i Papi: con il procedere della vecchiaia il Papa si infagilisce, anche in forme drammatiche. Tutti ricordiamo gli ultimi mesi di vita di papa Woytjla, per esempio. Ma anche quelli di Papa Giovanni, di Paolo VI… In questa situazione il Papa fa un po’ meno il Papa, governa di meno perché non ne ha le forze. E, soprattutto dopo papa Ratzinger, si incomincia a sussurrare di dimissioni.
L’esibizione della debolezza del Papa fa diventare ancora più evidente la debolezza della Chiesa. Anche la Chiesa, la Chiesa nel suo insieme, è debole. Qualche volta non lo si vede, qualche volta invece lo si vede molto bene. Le fragilità nascoste sono sempre più visibili. Una Chiesa d’altri tempi nascondeva le proprie magagne. Oggi le è molto difficile perché, anche quando la Chiesa cerca di nascondere, qualcuno alla fine le scopre e le rende pubbliche. Per cui, alla fine. l’opinione pubblica non solo viene a saperle, ma viene a sapere che la Chiesa ha tentato di nasconderle.
E’ il tema della pedofilia, di cui si parla molto. Ma è l’insieme delle difficoltà a essere all’altezza degli impegni gravosi dell’annuncio del vangelo. La Chiesa spesso delude.
Così il Papa in sedia a rotelle finisce per essere una forma paradossale di segno. E’ come se anche la Chiesa andasse in sedia a rotelle.