Chi ama la pace non alimenta la guerra

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Da laico nella città – Rubrica a cura di Daniele Rocchetti
Nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il decreto legge Ucraina, che autorizza la proroga al 31 dicembre 2025 dell’invio di armi a Kiev. Il provvedimento, già approvato dal Senato, è passato con 192 voti a favore e 41 contrari. Le opposizioni si sono divise con Pd, Iv e Azione che hanno votato a favore, M5s e Avs contro.

Una petizione firmata da migliaia di cittadini

Il provvedimento proroga fino al 31 dicembre 2025, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina. Armi all’Ucraina sono state inviate anche nel 2022, 2023 e 2024. Contro questa scelta, un nutrito gruppo di associazioni e organizzazioni sociali hanno steso una petizione firmata da migliaia di cittadini che premevano affinchè i deputati non approvassero – invano, dato l’esito finale – il decreto.

Il documento è stato reso possibile sfruttando l’articolo 50 della Costituzione che consente l’inoltro di petizioni alle Camere per esporre comuni necessità. Tra i firmatari mons.Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi e il comboniano padre Alex Zanotelli. 

Bilancio tragico della guerra

Il testo della petizione partiva da una constatazione amara: il bilancio di questi anni di guerra è tragico: centinaia di migliaia di vite spezzate, un paese devastato. Disastroso è stato l’obiettivo, con un invio crescente di armi, di conseguire la vittoria dell’Ucraina e una sconfitta militare della Federazione russa.

Il documento sostiene che questa strategia, promossa da un “partito della guerra a oltranza”, si rivela oggi per ciò che è: una prova di forza priva di sbocco, che lascia dietro di sé solo una crescente scia di lutti. Poi l’affondo:

L’azione del governo, condivisa pienamente anche dal principale partito di opposizione, prevede di continuare su questa strada che si è rivelata tanto sanguinosa quanto fallimentare. In tal modo l’Ucraina è diventata la vittima sacrificale dell’oltranzismo bellicista. Un oltranzismo insensato a cui si stanno sottraendo gli stessi soldati ucraini che disertano in massa e non si arruolano. Sono ottocentomila i renitenti e più di centomila i disertori, stando ai dati ufficiali di fonte ucraina. Questa linea priva di successo rischia di avvicinare il momento della “scelta ultima”: un possibile coinvolgimento diretto degli eserciti della NATO nella guerra contro la Russia, con il rischio concreto del passaggio a un catastrofico scontro nucleare.

Il rischio di un’Europa sonnambula e di una Chiesa assente

Questioni importanti che andrebbero condivise e ragionate più di quanto non avvenga. Specie dentro le comunità cristiane chiamate a rendere ragioni, dentro la complessità dell’azione politica, della scelta della pace, primo dono di Gesù Risorto (Gv 20). I sottoscrittori della petizione evocano il rischio che un’Europa sonnambula, e l’Italia con essa, possa portare, passo dopo passo, come accadde oltre un secolo fa per la prima guerra mondiale, verso lo sbocco della guerra totale. Eppure, stando a ricerche e sondaggi, nessun ragionevole cittadino italiano la vuole.

La maggioranza dell’opinione pubblica è contraria all’invio delle armi anche perché questo tributo di morte viene pagato con i fondi sottratti alla sanità pubblica, all’istruzione e al welfare. In fondo – sosteneva con ragione padre Ernesto Balducci – la pace è il realismo di un’utopia

Padre Ernesto  sosteneva che la pace – contrariamente a quanto spesso siamo portati a credere – nasca, anzitutto, da un profondo realismo, da una forte presa di coscienza del limite invalicabile nel quale l’umanità si è spinta con Hiroshima e Nagasaki. Dopo di allora, l’umanità sa di essere mortale e nessuno può salvarsi. Difendere “gli interessi dell’umanità piuttosto che quelli della tribù a cui ognuno di noi appartiene” è una scelta non di utopisti sognatori ma di persone che nel realismo della vita “forzano l’aurora a nascere”. 

Peccato che di realisti sognatori di questo genere se ne vedano in giro molto pochi.

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