“Immacolata”

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“Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria”: questo è titolo ufficiale della festa di oggi.
L’impegnativo contenuto della festa, Maria, “senza peccato”, immacolata, può essere capito meditando lo splendido vangelo dell’Annunciazione (Luca 1, 26-38).

Tutto prende nome

Non esiste spazio senza speranza. Ogni Nazaret può essere visitata da Dio. E dove arriva Dio succedono straordinarie novità. 

Prima novità, quella che poi si affermerà luminosamente a Natale: trionfano le relazioni. Dio è un impareggiabile suscitatore di rapporti. Da notare che buona parte del passaggio è il dialogo dell’angelo con Maria che rimanda al “dialogo” di Dio con Maria, che significa il concepimento meraviglioso, la maternità divina, l’incarnazione. È, appunto, il trionfo delle relazioni. È un mondo “amoroso” dove il cielo si apre alla terra, la terra al cielo. Il tutto rivelato da un particolare affascinante: dominano i nomi. “…L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Anche il figlio che deve nascere “sarà chiamato” (“lo chiamerai Gesù”) e Maria viene chiamata con un secondo nome, che designa bene l’evento che sta per realizzarsi: “kecharitoméne”, “riempita di grazia”. L’evento, dunque, è soprattutto un dare nome. Il mondo delle relazioni ha bisogno di chiamare “per nome” e di essere chiamato per nome. 

L’annunciazione è l’immagine bella del mondo della fede: noi siamo come Maria, abitiamo un mondo pieno di Dio che è suscitatore di rapporti. Siamo figli di Dio, fratelli fra di noi… Come è bello quando riusciamo, appena un poco, a vivere questo mondo meravigliosamente divino. 

Tutte le speranze rinascono

Seconda novità. Dove arriva Dio, tutto riprende speranza. Tutto. È il senso dell’immacolata: Maria che è la destinataria dell’annuncio, si rivela essere la senza peccato fin dagli inizi. L’Immacolata è questa “felicità degli inizi”, senza ombre, senza limiti: la storia visitata da Dio si rivela essere tutta “salvata”.

Dunque, la festa di oggi è anche la nostra speranza: l’umanità può essere salvata. Non è lasciata alla deriva. 

Abbiamo bisogno di speranza, soprattutto oggi, quando è diventato così difficile sperare. Noi, siamo i testimoni di qualcosa di bello, nonostante tutto. Non è che con la nostra fede risolviamo i gravi problemi politici di questo momento, i problemi sociali, le guerre… Ma portiamo in queste ansie una vita segnata dalla speranza. 

E’ quello che, forse, vuole suggerire una splendida poesia di Rainer Maria Rilke. Nello sguardo dell’angelo e della Vergine che si incrociano trovano eco “milioni d’altri sguardi”. Il timore che nasce dall’incontro è il timore biblicamente inteso, che nasce dalla sorpresa della presenza inattesa di Dio nella vita delle sue creature. E si capisce che un timore siffatto possa lasciar spazio alla melodia che, alla fine, l’angelo canta. 

L’Annunciazione di Maria
(…)
Non perché entrò, ma perché vicino
l’angelo curvò verso di lei un viso
di giovinetto; perché lo sguardo di lui e il suo
che in su rispose s’incrociarono
come se tutto fosse vuoto intorno a loro, 
e ciò che milioni d’altri sguardi hanno cercato, raggiunto, sopportato
in loro fosse penetrato: solo lei e lui;
guardare e guardato, occhio e gioia dell’occhio
in nessun altro luogo se non qui – ; vedi,
questo dà timore. Ed entrambi provarono timore.

Allora l’angelo cantò la propria melodia.

Rainer Maria Rilke (1875-1926)

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