Sarà che ci sono troppe notizie ed è difficile discernere tra quelle che valgono e quelle da scartare, sarà che alcune notizie non “bucano” gli schemi di un’informazione che su alcuni temi – e tra questi la pace e il disarmo – è (volutamente?) disattenta, sarà tutto questo, ma fa impressione il silenzio della stampa italiana a proposito del recente Nobel per la pace assegnato alla Confederazione Giapponese delle Organizzazioni delle Vittime della Bomba Atomica e delle Bombe a Idrogeno, nota con il nome di Nihon Hidankyo.
A motivare tale riconoscimento è il suo instancabile impegno nella lotta per il disarmo nucleare e nella prevenzione di queste armi attraverso numerosi programmi educativi sul loro possibile impatto umanitario e la divulgazione delle testimonianze dei sopravvissuti, chiamati “Hibakusha”. La Confederazione è nata nel 1956 per volontà delle associazioni locali dei sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate dall’esercito americano sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki e di coloro che subirono le conseguenze dei test nucleari nel Pacifico. Oggi, oltre a svolgere il ruolo di loro maggior rappresentante nel paese, si spende principalmente a tutela dei diritti sociali ed economici degli Hibakusha di tutto il mondo e a protezione dell’intera umanità dalla possibilità che eventi di questo genere si ripetano. Il Nobel rappresenta un segnale importante in un tempo in cui si assiste a una crescente militarizzazione e le armi nucleari tornano ad essere una minaccia più che mai reale.
Non a caso Terumi Tanaka, 92 anni, sopravvissuto del bombardamento atomico di Nagasaki e tra i fondatori di Nihon Hidankyo, nel ricevere ufficialmente a Oslo il Premio Nobel per la pace 2024 ha detto: “Non si permetta più il possesso nemmeno di una singola arma nucleare”. Lui che il 9 agosto 1945 aveva 13 anni e vide con i suoi occhi la morte e la devastazione da quel tipo di ordigni, ha parlato a nome della delegazione di 30 persone giunte da Hiroshima e Nagasaki per ritirare il riconoscimento, tra i quali ben 17 testimoni diretti di quella immane tragedia.
Terumi Tanaka ha raccontato la sua esperienza di quel giorno: il grande bagliore, l’onda dell’esplosione, le case bruciate, la cattedrale di Urakami (“la più grande chiesa in mattoni rossi dell’Oriente”) rasa al suolo, lo strazio dei corpi delle famiglie delle due zie che vivevano a 400 metri dall’ipocentro. “Le morti di cui sono stato testimone in quel momento – ha detto – difficilmente potrebbero essere descritte come umane. C’erano centinaia di persone che soffrivano in agonia, incapaci di ricevere qualsiasi tipo di assistenza medica. Sentii profondamente che, anche in guerra, tali uccisioni e mutilazioni non dovrebbero mai essere consentite”.
Ma non è solo una storia di ottant’anni fa: Tanaka, nel suo discorso alla cerimonia del Nobel, ha parlato guardando alle cronache di oggi: “Oggi esistono ancora 12.000 testate nucleari sulla Terra, di cui 4.000 sono operative e pronte per essere lanciate immediatamente. Una superpotenza nucleare, la Russia, minaccia di usare armi atomiche nella sua guerra contro l’Ucraina, e anche un membro del governo israeliano, nel mezzo dei suoi incessanti attacchi a Gaza, in Palestina, ha parlato del possibile utilizzo di armi nucleari. Oltre che per le vittime civili, sono infinitamente triste e arrabbiato per il fatto che il ‘tabù nucleare’ rischi di essere infranto”.
Terumi Tanaka ha ricordato la gioia con cui gli Hibakusha dopo essere stati troppo a lungo relegati al silenzio, il 7 luglio 2017 hanno accolto l’approvazione all’Onu del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, adottato con il sostegno di 122 Paesi. “È il desiderio più profondo degli Hibakusha – ha spiegato – che, invece di dipendere dalla teoria della deterrenza nucleare, che presuppone il possesso e l’uso delle armi nucleari, non si permetta più il possesso nemmeno di una singola arma nucleare”. Perché “4.000 testate nucleari, pronte per essere lanciate immediatamente significa che danni centinaia o migliaia di volte maggiori rispetto a quelli che sono avvenuti a Hiroshima e Nagasaki potrebbero accadere subito. Ognuno di voi, in qualsiasi momento, potrebbe diventare sia una vittima sia un aggressore. Per questo, esorto ogni persona in tutto il mondo a discutere insieme su che cosa dobbiamo fare per eliminare le armi nucleari e a chiedere azioni dai governi per raggiungere questo obiettivo”.
Stando alla Legge di Bilancio da poco approvata, il Governo italiano non pare aver preso troppo sul serio l’appello di Terumi Tanaka. Nel 2025 la cifra messa a disposizione del ministero della difesa guidato da Guido Crosetto sarà di 31 miliardi e 295 milioni di euro e registrerà una crescita netta di oltre 2,1 miliardi di euro (+ 7,31%) rispetto alle previsioni sul 2024. Per la prima volta nella storia della Repubblica, sarà dunque superata la quota complessiva di 30 miliardi euro all’anno. Spulciando tra i numeri si scopre che una parte di questi soldi verranno dai tagli del Fondo per la transizione verde. Dunque più armi al posto della transizione ecologica. E sempre meno soldi alla spesa sociale.
I promotori della campagna Ferma il riarmo (www.fermailriarmo.it) sostengono che basterebbe un taglio del 20% delle spese militari per mettere in sicurezza 700 scuole e abbassare del 30% le liste d’attesa per le visite mediche, finanziare interventi per la lotta al cambiamento climatico, ridurre la povertà energetica e sostenere gli impegni presi in sede internazionale per aumentare i fondi per la cooperazione allo sviluppo.
Ma anche questa è una notizia che non “buca” l’informazione.
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Rocchetti