Il compianto sul Cristo morto” di Lorenzo Lotto
dal primo luglio per tutto il 2023 esposto nella collocazione originaria
Cappella del Corpo di Cristo nella Basilica di Sant’ Alessandro in Colonna
In questi giorni, dopo un ulteriore intervento di restauro (detto “impossibile”), il Compianto ritorna momentaneamente nella Cappella dove fu destinato per sollecitare sguardi, porre interrogativi, testimoniare…
Una sequenza di volti e gesti divide a metà la composizione in contrappunto di sentimenti orchestrati nei colori messi in sordina dalla luce del crepuscolo: sopra, in penombra, lo spazio è definito dalla parete di roccia del sepolcro; sotto il gruppo delle figure dolenti chiude la scena dove, su un terreno argilloso, è deposto il corpo di Cristo.
Nel groviglio delle membra la composizione esprime con gesti intensi una forte corporeità. Maria, tramortita, abbandona un braccio sulla spalla del Figlio, mentre l’altra mano cade inerte tra le cosce; la donna alle spalle la sostiene posando il palmo aperto della mano sul seno trafitto da un pugnale. Maddalena, accorata, è supina sul corpo deposto, ne stinge il polpaccio e accarezza un ginocchio. Giovanni sorregge Gesù per l‘ascella indicando il costato.
Marta leva le braccia nel lamento funebre; la scarsa luce riverbera in diagonale dalle sue vesti al perizoma di Cristo, fino al lenzuolo della deposizione riposto nell’angolo a far luce sugli strumenti della Passione.
Il dipinto venne commissionato a Lorenzo Lotto dalla ricca e potente confraternita del “Corpo di Cristo” e probabilmente consegnato per la settimana santa del 1523. L’opera riscosse da subito grande considerazione e interesse. Nel 1548, stante la fragilità del dipinto realizzato con la tecnica della tempera su tela, risultano già necessari interventi di manutenzione.
Intorno alla metà del ‘700 viene testimoniato il cattivo stato di conservazione della tela che “…per essere a tempera ha scemato la sua vaghezza…”. Da documenti del tardo ‘800 emergono pesanti valutazioni sui radicali restauri subiti dal Compianto: “…tela tutta sciupata da un inabile tentativo di restauro…”; “…un restauratore ignorantissimo la trattò come fosse dipinta ad olio e lavandola la rovinò completamente…”.
Nel 1869, con l’integrale restauro della cappella, il dipinto viene definitivamente rimosso e “ricoverato” nella sacrestia della Basilica, sostituito da un mediocrissimo dipinto di pari soggetto della scuola del Bassano.
La scarsa considerazione ormai consolidata per il Compianto si conferma dal fatto che la tela non compare tra le opere rimosse e riparate durante la guerra ’15-’18. Nel 1940, con le minacce dei bombardamenti, la tela viene malamente arrotolata in una cassa e riparata nella torre medievale presso il Seminario. A fine guerra, al momento della restituzione, corre il rischio di essere “… nutrita con gomma e miele”.
Perfino nella memorabile mostra del 1998 dedicata a Lorenzo Lotto, il dipinto viene esposto nel passaggio verso la parte finale del percorso espositivo, mal illuminato, senza apparire in catalogo, privo di una scheda critica.
A segnare l ’epilogo di un’incomprensione durata due secoli, sarà la giornata di studi dedicata al Compiantopromossa dalla Fondazione Bernareggi nel 2001.
Le immagini realizzate con la tecnica dell’esecuzione a tempera su “tela a colla”, proprio per gli esiti opachi e smorti, appaiono a Lorenzo Lotto, e agli intellettuali più “moderni” del tempo, appropriate alla funzione meditativa di luoghi come la Cappella del Corpus Domini, dove le storie dipinte devono favorire la riflessione intorno ai temi sacri, essere strumenti per la meditazione, per la sequela alla Passione e la preghiera mentale.
Questo non sarà più consono ad una mutata sensibilità e ad una cultura che richiederà all’arte, anche sacra, stupore, decoro, prestigio in effimere immagini di lucente spettacolarità: si restaurò, lavò e lustrò per vedere ciò che invece doveva rimanere nella penombra del pensiero.
Il dipinto, anche se liso e smunto, ben rappresenta il “sentire” (nel significato di pensiero, valori, …cultura) latente nella storia di Bergamo: sobrietà, impegno, rigore, condivisione, fede semplice, pregare con le mani, testimonianze fatte di buoni esempi, arte che deve essere scuola e fiducia, come quella di Giuseppe che condivide il Compianto torcendosi le mani.
Tutto questo sarà quello che a suo tempo contagiò anche Lorenzo Lotto nel suo soggiorno bergamasco ispirandogli immagini di grande suggestione, momento originale nella storia dell’arte.