Ma Parigi vale ancora una messa?

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Vigilia di Natale nella capitale francese. Luci sfavillanti nei grandi negozi e nelle grandi avenues. Le chiese invece…

Pensavo alla famosa frase di Enrico IV di Borbone, che da ugonotto si fece cattolico per diventare re ed entrare nella sua cattolicissima capitale, mentre in questi giorni visitavo Parigi, bella come sempre e super illuminata.

Le luci ai supermercati Lafayette. Il buio delle chiese

L’albero delle Gallerie Lafayette era più splendido che mai e davanti ai negozi di Louis Vuitton c’era la fila per entrare come ci fossero i saldi, ma credo che un marziano, o forse un abitante che venisse da lontano e non conoscesse la storia della Francia, potrebbe chiedersi cosa o chi si festeggiasse con tanto fervore.

Le chiese sono tutte buie, spoglie e visitate solo per motivi turistici.

Non ci sono addobbi o segni della festa che viene, o forse è preferibile niente alla ghirlanda di fiori finti e scoloriti che abbiamo visto in una chiesetta del Marais.

Faranno il presepio? Nessun segno a cinque giorni dal Natale di lavori in corso da nessuna parte, se si eccettua la chiesa di santa Genoveffa dove, davanti ad un altare minore si potevano vedere un po’ di paglia, due animali tipo cinghiali assai mal messi e due figure inginocchiate di legno grezzo.  Forse un invito alla povertà e semplicità? Obbiettivo non raggiunto: facevano solo tristezza e abbandono.

So che la Francia è molto scristianizzata, fieramente laica nei suoi costumi, certamente credenti e praticanti vi saranno, pochi ma buoni, come si suol dire, mi auguro.

Ma la fede non è una questione soltanto interiore

Non mi sono neanche potuta consolare con la messa domenicale a Notre Dame, dove almeno l’atmosfera era sempre mantenuta: nonostante tutti i cartelli esplicativi di come vengono eseguiti i lavori, è ancora lì, ferita e squarciata, a ricordarci tristemente quanto ancora ci vorrà per ritornare ad essere una delle chiese più suggestive d’Europa.

Non credo che la fede sia solo una questione privata e interiore.

Un bel presepio, anche vecchio, ma posto con cura, qualche addobbo, anche semplice, con rami di pino profumati e qualche bacca, bimbi e ragazzi che possano veder pregare adulti e anziani…

L’uomo vive anche di segni, sguardi, compagnia.

Spero che tutti possano almeno ricordarsi chi e cosa si festeggia il 25 dicembre, quando si squarciano i cieli, come diceva don Cesare Bonicelli.

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