A proposito di intelligenza artificiale

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Lo sviluppo dell’IA sta assumendo un ritmo impressionante ed è proprio questa accelerazione che richiede che i decisori politici e la società agiscano per fare in modo che questa tecnologia non sia solo un vantaggio per pochi ma che assuma una reale funzione pubblica e comunitaria.
Per questo è necessario impedire che il dominio dei monopolisti tecnologici si estenda maggiormente e che possano usare questa tecnologia per accrescere potenziare i modelli di potere e di monopolio economico con un grave danno per la democrazia e la realtà sociale.
Credo che un’azione importante di fronte a questi sviluppi digitali, la Chiesa debba più che mai invitare i fedeli a riconcentrarsi su ciò che è veramente essenziale: coltivare una relazione intima con Dio.

Intelligenza artificiale. Il punto di vista del mondo dei credenti

Il 10 febbraio 2025, nell’ambito dell’AI Summit Paris 2025, è stata organizzata a Parigi la conferenza “Quando l’intelligenza artificiale incontra le religioni: prospettive per la Chiesa cattolica”. 

La prima tavola rotonda è stata ospitata da Gilles Babinet, membro del Consiglio nazionale digitale, e Louis Lourme, rettore delle Facoltà Loyola di Parigi. Entrambi hanno affrontato le possibili applicazioni dell’intelligenza artificiale per arricchire la fede, mettendo in discussione il suo impatto sulla comprensione dell’umanità. La seconda tavola rotonda ha riunito Antoine Couret, fondatore di Allonia ed ex presidente di Hub France IA, e Laurence Devillers, professore di intelligenza artificiale alla Sorbona e presidente della Fondazione Blaise Pascal, che hanno riflettuto su come la Chiesa potrebbe progettare un’intelligenza artificiale adatta alle sue missioni spirituali, nel rispetto dei suoi principi etici.

La conferenza si è anche inserita nella riflessione più ampia suscitata dalla pubblicazione del documento Antiqua et Nova del 28 gennaio 2025. Questo testo mette in guardia dall’uso idolatrico della tecnologia e insiste sull’importanza dell’IA come complemento dell’intelligenza umana. Il documento sottolinea che l’intelligenza artificiale deve assistere gli esseri umani e non deve mai degradarne la dignità o la creatività, rifiutando in particolare l’uso dell’intelligenza artificiale per manipolare l’opinione pubblica, come nel caso delle fake news o dei deepfake.

Possibilità e limiti

Utilizzi pratici dell’intelligenza artificiale nella vita religiosa sollevando molti interrogativi sull’uso e l’integrazione nella vita ecclesiale di certe tecnologie: i sacerdoti robot o le applicazioni religiose, già presenti in determinati contesti. La Chiesa deve chiedersi come utilizzare le nuove tecnologie senza compromettere la sua missione spirituale.

Questioni etiche: la conferenza ha sottolineato la necessità di inquadrare l’intelligenza artificiale nei principi cristiani fondamentali, quali la dignità umana, la giustizia e la solidarietà. È fondamentale che l’intelligenza artificiale non venga utilizzata per manipolare o degradare gli esseri umani, ma per servirli in modo etico e responsabile.

Visione teologica dell’intelligenza artificiale: l’intelligenza artificiale non deve sostituirsi a Dio né distorcere il senso comune dell’umano: deve essere uno strumento al servizio del bene comune e non cercare mai di sostituirsi alla ricerca spirituale della Verità. La Chiesa deve garantire che le tecnologie utilizzate per diffondere il messaggio cristiano rispettino i suoi valori fondamentali.

La Chiesa in gioco

La conferenza ha offerto l’opportunità di avviare una riflessione approfondita su come l’intelligenza artificiale possa essere messa al servizio della Chiesa, nel rispetto dei principi etici e teologici che sono alla base della sua missione. In un mondo sempre più digitalizzato, la Chiesa si trova ad affrontare una nuova sfida: utilizzare gli strumenti digitali per arricchire la fede e accompagnare i fedeli nei loro interrogativi esistenziali, preservando al contempo i valori cristiani essenziali e la fedeltà al Vangelo.

È innegabilmente positivo che la Chiesa sia interessata ad alcuni sviluppi digitali e alle sfide poste dall’intelligenza artificiale. Queste tecnologie possono offrire strumenti preziosi per arricchire la vita spirituale e la cura pastorale. Tuttavia, è essenziale che la Chiesa non perda di vista la sua missione primaria: l’annuncio del Vangelo. Anche se l’innovazione tecnologica può aiutare  la Chiesa nella sua missione, non potrà mai sostituirsi alla preghiera, all’adorazione del Signore e l’impegno personale per i poveri.

È stato sorprendente vedere i vescovi di Francia trasformarsi in bravi studenti, mettersi in ascolto degli “studiosi” di questo mondo, spesso esperti di marketing, sociologia o scienze ambientali. 

Personalmente penso che sarebbe più logico vedere i Vescovi concentrarsi sull’essenziale e insegnare agli esperti la necessità di coltivare una fede profonda, una sempre maggiore attenzione ai poveri, agli emarginati, agli immigrati per combattere quella propensione antiumanitaria che sembra serpeggiare nella politica europea. C’è un tasso di inumanità che bisogna decostruire in fretta, per il bene di tutti.

Per evitare una nuova torre di Babele

Soprattutto è necessario un approccio spirituale per evitare che si cada nella trappola di vedere l’affermarsi della di una visione della “tecnologia per la tecnologia” Nella tradizione religiosa ciò che meglio riassume questo pericolo è quello della torre di Babele : gli uomini vengo associati e disposti per uno splendido  progetto: costruire una torre che arrivi al cielo, ne impilano i piani in una sorta di competizione mimetica , senza altro scopo che quello di costruire. Il resto della storia lo conosciamo: gli operai si disperdono e la torre resta incompiuta. Senza fini etici e sociali l’attuale corsa tecnologica può essere la nuova torre di Babele.  

 Di fronte a questo rischio, la Chiesa, i cristiani devono più che mai invitare gli uomini e le donne  a riconcentrarsi su ciò che è veramente essenziale: la fraternità, la dignità di ogni uomo, la cura del pianeta, la pace e la nonviolenza.

Come cristiani non demonizziamo le nuove tecnologie perché essendo un prodotto dell’intelligenza umana appartengono all’umanità e possono aiutarci a farci stare nel mondo. 

Eccp perché l’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, va relativizzata e non assunta come liberazione e salvezza, ma semplicemente considerata come un importate contributo al bene comune. 

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