“Toccatemi e guardate”

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Spunti di riflessione sul vangelo di domenica 14 aprile, 
Terza di Pasqua – “B”. Il vangelo è Luca 24, 35-48. 
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E’ diventato per noi un fantasma, il grande sconosciuto

Dire che Gesù risorto è un fantasma, in fondo, è facile ed è spontaneo: è quello che capita agli apostoli, nel vangelo di oggi: “credevano di vedere un fantasma”, racconta Luca.

Quando Dio ci si presenta come Dio, ci appare totalmente altro rispetto a noi. E questo ci sconvolge. Allora noi vediamo Dio come un fantasma proprio perché ci spaventa. Il termine appare nel vangelo di oggi e appare in un altro passaggio del vangelo, quando Gesù cammina sulle acque in tempesta del lago di Tiberiade: Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: “È un fantasma!”, e si misero a gridare” (Mc 6, 49).

Gesù che è risorto, Gesù che cammina sulle acque è qualcosa di terrificante. Perché terrificante? Perché è sbattere in faccia ai suoi amici una verità enorme, colossale: la morte è vinta, è il Signore e solo il Signore può camminare sulle acque. 

Allora la mia reazione è spontanea: quel fatto lì non c’entra con me. “E’ un fantasma”, appunto. Proietto il fatto che non capisco in una rassicurante lontananza. Il Risorto non è di questo mondo, non ci appartiene. A quel punto, se lui mi appare, l’unica reazione, per noi, è la paura. E l’unico modo per evitare la paura è evitare l’incontro. Dio spesso è, per noi oggi, il grande sconosciuto, il pauroso fantasma. E Gesù che è “presso di lui”, che ha ripreso la gloria che gli compete come Figlio, anche lui ci fa paura, anche lui è diventato un fantasma. 

È possibile passare dalla paura allo stupore

Invece il Risorto del vangelo di oggi prende lui l’iniziativa e ci dice che è profondamente dentro questo mondo: “Sono proprio io! Toccatemi e guardate”. È la stessa verità rassicurante che Gesù dice ai suoi quando cammina sulle acque: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” (Mc 6, 50). Ci sta davanti e si offre e noi possiamo incontrarlo. Allora, per noi, non è più la paura, ma lo stupore e la gioia. La tempesta non è più tempesta, perché lui attraversa il lago con noi. La morte è vinta e la morte vinta è quest’uomo che ci sta davanti, in carne e ossa, che può essere visto e toccato: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!”.

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